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    L’estrazione del petrolio include l’insieme delle tecniche e dei processi attraverso cui il petrolio viene prelevato dal sottosuolo, dove si è accumulato nel corso del tempo geologico (svariati milioni di anni) in corrispondenza delle trappole petrolifere individuate durante la fase di esplorazione geofisica (principalmente tramite prospezione sismica). La formazione del petrolio è ancora un processo non del tutto conosciuto. Si ritiene che i composti organici inglobati nei sedimenti in opportune condizioni di pressione e temperatura possano dare luogo alle diverse tipologie di miscele idrocarburi (gas naturale, oli minerali, cere, bitumi); tale processo avviene nelle cosiddette “rocce madri”. Dopo la loro formazione le miscele idrocarburiche tendono a migrare, sostanzialmente sulla base della diversa densità rispetto agli altri fluidi contenuti nelle rocce, fino ad accumularsi in particolari ammassi di rocce porose e permeabili che costituiscono la roccia serbatoio (o reservoir). Tuttavia perché si formi un reservoir è necessario che l’intervallo di rocce permeabili sia coperto da rocce impermeabili (tipicamente argille o evaporiti), in maniera tale che le miscele idrocarburiche rimangano intrappolate. Una volta individuato un potenziale reservoir di idrocarburi, si procede alla perforazione di un pozzo esplorativo al centro della trappola, utilizzando appositi impianti di perforazione. Se i risultati della perforazione confermano la presenza di idrocarburi, altri pozzi saranno perforati vicino ai limiti esterni della trappola per stimarne l’estensione (pozzi di appraisal). Combinando i dati ricavati dalla perforazione dei pozzi di delimitazione del giacimento si potranno valutarne le potenzialità (quantità di barili presenti e quantità recuperabile) ed eventualmente l’economicità del processo di estrazione. I pozzi vengono quindi completati in superficie con una serie di valvole e infine vengono collegati a un oleodotto per il trasporto del greggio.