La Francia avrebbe svoltato a sinistra, tuttavia non si delinea uno schieramento prioritario. Questo crea incertezza, che insieme alla scarsa liquidità compongono i due elementi unici in grado di infastidire la finanza e i mercati. Il tema però è che allo stato dell’arte i transalpini devono trovare un equilibrio tra estrema destra, estrema sinistra e centristi per riuscire a governare
di Luca Lippi
In sintesi, il 18 luglio dovrà formarsi l’assemblea nazionale e subito dopo (il 26 luglio) dovranno gestire le olimpiadi, eventi apparentemente disconnessi, ma sono due sfide importanti da affrontare.
Fino a questo punto, all’investitore, quanto sopra interessa poco, quello che invece è molto atteso è l’approvazione del bilancio 2025 e il giudizio da parte delle istituzioni finanziarie nel mese di ottobre che culmina col giudizio di rating.
Cosa genera la confusione
Da un punto di vista oggettivo tutta questa confusione non disturba particolarmente, ma è comunque una scintilla per accendere due rischi potenziali. Uno sul fronte azionario che reagisce proprio allo stato confusionale creatosi nella governance francese; l’altro sull’obbligazionario perché se la sinistra dovesse spingere maggiormente la componente “spesa pubblica”, ovviamente alimenterebbe perplessità sulla sostenibilità del debito.
Mercati azionari
L’azionario francese ha già reagito manifestando il suo disappunto attraverso una flessione – flessione del tutto “isterica” perché nel medio lungo termine tutto tornerà alla normalità -, una sorta di “colpo a salve” per reclamare una sollecita stabilizzazione dello stato confusionario, poi tornerà a fare il suo dovere di “mercato”.
Tutto è imprevedibile e nel campo stretto della finanza, l’imprevedibilità è la caratteristica principale dei mercati. È molto utile rispolverare una massima di Benjamin Graham “Nel breve periodo il mercato è una macchina elettorale, ma nel lungo periodo è una bilancia” – poi rielaborata e sintetizzata in “nel breve i mercati votano, nel lungo pesano” -.
Un esempio per chiarire meglio: sia dopo la Brexit, sia dopo l’elezione di Trump negli USA, i mercati reagirono male nell’immediato, nei mesi successivi, i mercati ritrovarono molto velocemente il loro equilibrio. Questo “movimento” è particolarmente caro all’azionario francese che risulta essere un mercato molto elastico – dopo una pressione negativa quasi sempre rimbalza recuperando le posizioni iniziali. Il fenomeno appena descritto è possibile perché in Francia sono quotate diverse multinazionali per le quali la loro attività non dipende da quello che succede in Francia.
Mercati obbligazionari
Ovviamente siamo sempre in Francia! A caldo – elezioni appena chiuse – è piuttosto ovvio sospettare che possa esserci una pressione importante sul debito pubblico, conseguenza delle politiche sociali in programma nella campagna elettorale della sinistra che ha preceduto il voto. Però neanche il programma della destra mette al sicuro il futuro del debito pubblico francese! Al netto di un’anomalia ideologica è quasi certo che si cerchi un punto di caduta centrista – forse questo è da sempre stato lo scopo di Macron che ha rischiato non tanto per arrestare l’avanzata delle destre ma per far rigirare il faro su di sé, facilitato anche dall’impresentabilità dei due estremi -. Tuttavia l’incertezza e la confusione non sono elementi “principali” che preoccuperebbero gli amanti dell’obbligazionario francese.
Al 31 dicembre 2023 la Francia aveva una posizione netta degli investimenti con l’estero negativa per il 29,40% del Pil. Per rimpiazzare gli investitori stranieri che detengono il debito transalpino, i francesi non disporrebbero di sufficienti risorse per sostituirsi come finanziatori del loro debito. A questo si aggiunge una sostanziale sopravvalutazione – rating – del debito da parte delle istituzioni finanziarie. Allo stato dell’arte, perché, un investitore straniero dovrebbe decidere di mantenere in portafoglio obbligazioni francesi nonostante la confusione politica in atto?
Ovviamente una massiccia cessione di obbligazioni provocherebbe un’impennata del fatidico spread, ma soprattutto, in ottobre, potrebbe far decidere le istituzioni finanziarie di non sostenere più un Paese che mostra importanti segni di cedimento, e abbassare il rating. Un investitore straniero potrebbe rasserenarsi posizionando la propria liquidità su debiti a tripla A come quelli di Danimarca, Svezia e Finlandia e aspettare l’autunno.