Il mercato azionario degli Usa è sovra quotato rispetto ad altri mercati. Sulla base di questa evidenza superficiale – anche un po’ banale – molti investitori non professionali si trovano in difficoltà nelle scelte direinvestimento
di Luca Lippi
Purtroppo la “non professionalità”, spesso, è foriera di errori come in tutte le professioni. Realisticamente nessuno può affermare con assoluta certezza che il mercato azionario statunitense abbia dato il meglio di sé. La filosofia che sorregge ogni asset azionario in ogni parte del mondo è quella di crescere. Non esiste un’impresa quotata che mette a rischio la sua credibilità e non esiste un azionista determinato ad assumersi un rischio elevato senza aver calcolato il premio per il rischio sottoscritto.
Nel medio lungo periodo tutti i mercati, ma soprattutto gli asset azionari, sono destinati a crescere – con maggiori alti e bassi in quello azionario rispetto ad altri asset -. Quindi è importante la professionalità e la profonda conoscenza degli strumenti per dare un peso ai rischi che si vanno ad assumere. La conoscenza non elimina il rischio di vedere crollare i propri investimenti, i mercati sono molto sensibili ai “disordini politici”, alle guerre quando non si individuano i futuri vincitori. Sono sensibili anche alle calamità naturali quando queste ultime danneggiano i siti di produzione o devastano vaste aree di mercato. Sia nella capacità di consumo sia nella violenta dislocazione di risorse economiche.
Detto questo, un investitore professionale non dirà mai, con assoluta certezza, che il mercato azionario statunitense sia al limite massimo e chi scrive non lo crede affatto. Vediamo quante “evidenze” sfuggono a chi crede al capolinea dell’azionario USA.
L’America è una “Bottega cara”
Premesso che nessuno è in grado di prevedere il futuro, soprattutto in finanza, non ha senso dire che un mercato è a fine corsa. Le quotazioni borsistiche degli Stati Uniti sono sicuramente “care” ma c’è una ragione. Gli analisti hanno già stimato che gli Stati Uniti produrranno un PIL superiore a quello dell’Eurozona. Questo è sufficiente per far comprendere che l’America ha dei fondamentali migliori. Dal 1995 al 2019 (dati Commerzbank) il rapporto della capacità produttiva sul PIL degli Stati Uniti è stato 2,5 contro l’1,60 dell’Europa. Piaccia o non piaccia, l’economia americana tira più di quella europea e continuerà a farlo.
In ogni caso, all’investitore non interessa mai il sistema economico in quanto tale, ma interessa il riflesso che l’economia di un Paese ha sui mercati finanziari. Per esempio: la Cina è un’economia (da non molto) assai attiva, ma contenuta in un regime dittatoriale. Il regime ha determinato artatamente la velocità di crescita. Ma l’investitore professionale osserva soprattutto l’armonicità della evoluzione dei mercati. L’America ha una crescita armonica, consolidata e soprattutto libera.
Lo scollamento tra America e Europa
Sia l’America sia l’Europa non sono due dittature, eppure gli investitori professionali privilegiano gli Stati Uniti all’Europa, perché? Prima di tutto gli Usa hanno una base demografica diversa, ha una popolazione più giovane, favorita anche da un fenomeno immigratorio importante ma più selezionato.
Le società occidentali più sviluppate stanno invecchiando, contrariamente la crescita nelle aree meno sviluppate è molto sostenuta. L’immigrazione in America – che ha grandi numeri – fa scendere l’età media. La selezione di menti aperte alla crescita culturale e un substrato che agevola iniziative imprenditoriali, aiuta soprattutto l’economia statunitense.
Inoltre – altro aspetto molto osservato dagli investitori professionali – è l’aspetto tecnologico. Mentre l’Europa è ancora molto ancorata alla trasformazione e produzione manifatturiera, gli Stati Uniti hanno sviluppato negli anni la Silicon Valley. Per essere più chiari soffocando sul nascere banali contraddizioni, fonderie e torni sono clonabili in ogni parte del mondo, la tecnologia è il risultato della somma di diversi elementi non riproducibili.
L’identità americana con il Governo Centrale
La mobilità è l’altro elemento che differenzia gli Stati Uniti dall’Europa. I cittadini americani sono “cittadini americani”, hanno una forte identità con il governo centrale, si spostano senza difficoltà. Non hanno la barriera linguistica e neanche una barriera culturale territoriale. In Europa – specificatamente in Italia – c’è difficoltà a spostarsi dal Sud al Nord, figurarsi dall’Italia alla Germania o nei Paesi Bassi. Spostarsi da Torino a Milano è considerato un viaggio! Negli Stati Uniti non è così, gli americani si spostano con molta facilità, cambiano casa e lavoro a seconda delle esigenze, possono portarsi dietro l’assistenza sanitaria e le coperture pensionistiche senza modificare nulla. Una flessibilità che è benzina per la crescita di un’economia. In molte zone del Vecchio Continente tutto questo è impensabile.
Ultimo, ma non ultimo, ci dimentichiamo spesso che l’America non ha avuto la guerra mondiale, quindi ha dovuto sviluppare strategie di marketing evolute per adattarsi agli ambienti ostili. L’Europa ha difficoltà perché ha vissuto il boom del dopoguerra, c’era tanta domanda e poca offerta e chi più o meno lavorava bene riusciva a lavorare con continuità e incassare. Ora che i mercati sono saturi, viene fuori questa capacità di adattamento che non è nella storia dell’Europa mentre lo è da sempre negli Stati Uniti. L’Europa è ancora legata a un’economia industriale che oggi non esiste più.
Il venture capital
Il venture capital sono gli investimenti per finanziare l’avvio o la crescita di attività non quotate, in settori ad elevato potenziale di sviluppo, innovazione e attrattiva, anche se l’investimento è rischioso. In Europa, chi vuole promuovere una start up ha grossissime difficoltà a trovare finanziatori. Senza biasimo, la parola chiave che funge da freno al 90 per cento delle iniziative imprenditoriali è GARANZIA.
Il sistema bancario è principalmente avvezzo a tutelare sé stesso e quindi per ogni centesimo erogato pretende una garanzia di recupero. In estrema sintesi, le banche si assumono un rischio di credito ma mai un rischio di impresa – per questo motivo chi scrive ha sempre sostenuto che per fare banca in Italia e in Europa basta la licenza di scuola primaria -. Ormai da un decennio sta sviluppandosi il fenomeno del crowdfunding. Canale di finanziamento attraverso il quale progetti personali o professionali di singoli individui e piccole imprese possono essere finanziati direttamente da una moltitudine di soggetti. Per aggirare il polo dell’intermediazione finanziaria tradizionale, ma siamo ancora in alto mare e in Europa il ruolo delle banche è ancora molto importante.
Il vero motore tecnologico, quello che offre la spinta maggiore all’economia, è quello delle idee e delle nuove realtà che nascono. Il resto lo farà la selezione darwiniana, ma le start up che sopravvivono sono ad elevatissimo potenziale per l’economia.
I mercati finanziari
Oggi il mercato azionario americano è il più caro in assoluto. Solo prendendo a riferimento il NASDAQ, ha dei rapporti prezzo/utili di 30. Chi dice di vedere l’azionario americano in bolla, è bene ricordi che quando c’era la bolla speculativa della new economy nel 2000 non esistevano gli utili (erano aziende neonate) e il rapporto era fatturato/prezzo. La bolla si formò per un’isteria collettiva e senza i dati corretti non era più un investimento ma una scommessa! Oggi gli utili ci sono anche se il rapporto è molto alto. Stesso discorso vale per S&P500, il rapporto attuale è intorno a 25. Il motivo di base è che l’economia americana va bene, punto e basta. Questo non significa che dobbiamo investire solo sull’azionario americano, bisogna sempre usare la testa, per questo ci sono i consulenti.
Conclusione
Come è evidente, c’è una ragione per cui il mercato azionario americano cresce e c’è una ragione che giustifica anche i prezzi per azioni più alti rispetto alla media. È un po’ la differenza che corre tra comprare una Toyota e una Mercedes, la prima ha un mercato secondario assai più mortificato della seconda, a parità di classe è normale che la Mercedes costi il 30 per cento in più. Quando negli anni 90 molti gestori evitavano di acquistare azioni americane perché molto costose, in realtà commisero un errore gravissimo perché poi l’azionario statunitense prese una corsa formidabile. Considerando quanto sopra, anche ad oggi, c’è un perché se l’America costa di più e perché se l’economia americana ha una velocità superiore.