La BCE perde 1,3 miliardi di euro, la FED ha perso nel 2023 114 miliardi di dollari, la banca centrale giapponese (Boj) ha perso 71 miliardi di dollari, la banca nazionale svizzera ha perso tre miliardi di Franchi. Perché tutte queste perdite? Ma soprattutto, com’è possibile che le banche centrali siano in perdita?
di Luca Lippi
Il bilancio di una banca centrale è molto complesso, sono veramente pochissimi gli esperti che riescono a interpretarlo senza mettere in conto un margine di errore accettabile. Al contrario, lo stato patrimoniale è molto più semplice, da un lato ci sono le attività e dal lato opposto troviamo le passività. Le attività sono gli investimenti – il patrimonio nella disponibilità della banca centrale – che nell’esempio della BCE sono rappresentati dai titoli di stato dei vari Paesi dell’area euro. Sulle passività, ci sono i depositi delle banche commerciali europee.
Per inciso, anche i depositi dei correntisti nelle banche sono passività per gli istituti di credito che li ricevono, quindi le banche commerciali, per la banca centrale, sono correntisti a tutti gli effetti.
Come può essere in perdita una banca centrale?
Banalmente, nel caso attuale, l’aumento vertiginoso dei tassi di interesse per contrastare l’inflazione è la causa delle perdite di tutte le banche centrali.
In sostanza, le passività hanno subito l’aumento degli interessi sulle stesse. Al valore delle attività, invece, è successo quello che hanno patito tutti gli investitori che nel 2022 avevano obbligazioni in portafoglio. Aumentando i tassi di interesse, le obbligazioni a lunga scadenza hanno subito ridimensionamenti importanti delle quotazioni (le banche regionali Usa per esempio sono andate in crisi per questo motivo) abbassando il valore complessivo delle attività.
Altro motivo – influisce sulle attività dello stato patrimoniale – è la manipolazione dei tassi di cambio sulle valute. In pratica le banche centrali, operando sul FOREX (il mercato delle valute) cercano di manipolare il tasso di cambio della propria valuta per proteggere il mercato delle esportazioni.
Controllo del tasso di cambio
Si può comprendere evocando quello che è successo alla banca centrale svizzera nel 2015. Il crollo della Borsa di Zurigo del gennaio 2015 fu la conseguenza dell’interruzione della fissazione del cambio del Franco svizzero. Per essere ancora più chiari: dal 2011 la Svizzera aveva fissato il cambio a 1,20 CHF per 1 Euro. L’obiettivo era quello di contenere l’apprezzamento del Franco al fine di rendere più competitiva l’economia svizzera soprattutto sulle esportazioni.
Tuttavia, per bloccare il cambio la banca nazionale svizzera doveva stampare Franchi per comprare Euro. Quando la BCE ha annunciato il QE – immissione di denaro allo scopo di svalutare la moneta e stimolare l’economia – la banca nazionale svizzera si è dovuta arrendere per insostenibilità – di fatto la BCE stampava più valuta di quanto la Svizzera fosse in grado di comprarne – quindi ha interrotto bruscamente il blocco del cambio. Quanto sopra è l’esempio di come una banca centrale può generare perdite nel proprio bilancio.
Una Banca Centrale può fallire?
Le perdite di una banca centrale non hanno alcun nesso con eventuali problemi di solvibilità. Al contrario delle banche commerciali, possono creare moneta, creare moneta significa che possono risolvere – in caso di insostenibilità dell’accumulo di perdite – creando nuova valuta per colmare o ridurre il disavanzo – ovviamente deprezzando sui mercati la valuta corrente -. Le banche centrali che dovessero trovarsi in fortissima difficoltà (ma sempre escludendo l’insolvenza) ricorrerebbero comunque all’intervento governativo.
Ogni banca centrale ha il proprio capitale ripartito. Ad esempio, la Banca d’Italia – art.3 statuto della BCE – ha il proprio capitale ripartito in partecipazioni di altre banche, istituti di previdenza, fondazioni etc. La ripartizione del capitale di ogni banca centrale dipende sempre dal quadro normativo dello stato o degli stati (la comunità europea) in cui opera la singola banca centrale.
Chi paga le perdite?
Il funzionamento di una banca centrale – osserveremo quello della BCE – che ha all’interno il capitale delle banche centrali nazionali, non è semplicissimo da decifrare. Quello che si è letto nei giorni scorsi sulla perdita della BCE in realtà è un fenomeno emerso lo scorso anno e le cause le abbiamo chiarite sopra.
Le perdite di una banca centrale se le paga la banca centrale stessa perché ha delle riserve e perché, in ultima analisi, comunque può stampare moneta. In ogni caso, è comprensibile che un risparmiatore – non investitore professionale – possa farsi impressionare da quello che i media scrivono –. A parte le testate specializzate, neanche certi giornalisti sono investitori professionali -, tuttavia usare la testa è sempre un esercizio indispensabile. Se è vero, come è vero, che il 2023 è stato un anno orribile a causa dell’inflazione, quindi terreno fertile per far tremare le attività in conto capitale delle banche centrali e far pagare interessi esagerati sulle passività delle stesse, è altrettanto vero che negli anni precedenti la situazione era inversa. Avrà accumulato riserve una banca centrale con i tassi a zero?
Quindi, riassumendo, la banca centrale europea non teme le perdite in generale, in ogni caso ha delle riserve per ripianare. Se non avesse riserve sufficienti e non volesse ricorre e a battere moneta, ha facoltà di imporre l’intervento delle singole banche centrali nazionali partecipanti, queste ultime farebbero la stessa cosa con banche commerciali e istituzioni rappresentanti il proprio capitale. Il messaggio finale è il seguente: prima che un risparmiatore possa tremare per la perdita di una banca centrale, dovrebbero crollare tutte le colonne che sostengono il sistema.