di Katrin Bove
Cari lettori,
l’ultima legge di bilancio ha stabilito che il Fondo sanitario nel 2024 sarà di 134,1 miliardi. Aumenteranno a 135,39 miliardi nel 2025 e a 136 miliardi nel 2026. La maggior parte di questi finanziamenti saranno destinati al rinnovo contrattuale del personale sanitario. La Fondazione GIMBE ritiene che i fondi siano così esigui da non riuscire a compensare l’inflazione e che il rinnovo contrattuale sia una misura necessaria, ma non sufficiente, per risolvere la grave carenza di personale sanitario, in particolare di infermieri e di varie specialità mediche.
È una considerazione che condividiamo, perché non è immaginabile procedere con un sistema sanitario pubblico così sotto-finanziato. Basti pensare che in dollari l’Italia spende pro capite 2.500 dollari, la Francia 3.500, la Germania 6.000. Con una spesa così esigua, non è possibile ottenere un sistema sanitario competitivo.
Abbiamo bisogno di un servizio sanitario pubblico che coniughi medicina clinica e ricerca scientifica
Come ha sostenuto di recente Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri IRCCS, il problema non è solo finanziario, ma soprattutto culturale. “Il problema maggiore in Italia”, ha detto, “è la difficoltà a far capire quanto sia importante il Servizio Sanitario Nazionale per il benessere di un Paese. Una sanità pubblica funzionante moltiplica le risorse, perché ogni medico assunto poi trascina dietro assunzioni in tanti altri campi. Ed è una chiave per ridurre la povertà. Se andiamo verso la povertà, la gente si ammala e si innesca un circolo vizioso dal quale si rischia di non uscire più. Non c’è altra soluzione se non il servizio sanitario pubblico. Una sanità pubblica funzionante aiuta anche la ricerca scientifica e contiene la fuga dei medici all’estero. Abbiamo bisogno di un servizio sanitario pubblico che coniughi medicina clinica e ricerca scientifica e che sia all’altezza della tecnologia di oggi, cosa che è possibile col PNRR”. Remuzzi ha ragione, ma purtroppo si deve constatare che le aspettative sui fondi del PNRR destinati alla sanità – soprattutto le risorse per il SUD, che in questo settore vive un baratro incolmabile – sono rimaste fino ad ora deluse.
Il 62% della popolazione ha appoggiato la decisione di indire lo sciopero nazionale del personale sanitario
Questo è esattamente quello che pensa la maggioranza degli italiani, in base ai risultati di un sondaggio SWG, commissionato da NURSIND, il sindacato degli infermieri. Da quasi metà degli italiani viene anche riconosciuto che medici ed infermieri non godono di un adeguato riconoscimento. Per quanto riguarda le assunzioni del personale infermieristico proveniente dall’estero con una formazione diversa rispetto a quella italiana, tra i cittadini prevale il disaccordo. Oltre quattro cittadini su cinque ritiene giusta la decisione degli infermieri di emigrare all’estero in cerca di retribuzioni più vantaggiose. Il 62% della popolazione ha appoggiato la decisione di indire lo sciopero nazionale e la maggioranza ritiene giustificato scioperare con lo scopo di sensibilizzare la popolazione sulle condizioni precarie dei lavoratori del settore e per stanziare risorse economiche al fine di rendere le retribuzioni adeguate alle mansioni svolte.
Un quadro chiaro, insomma, che richiederebbe assunzioni di responsabilità e decisioni immediate.