Una gioventù in piena crisi di nervi
di Pietro Romano
Si chiama eco-ansia, paura cronica del disastro ambientale, la pandemia psicologica (a rischio psichiatrico) che sta investendo i giovani di tutto il mondo. Sono i giovani, infatti, i più sensibili al catastrofismo sparso a piene mani dagli attivisti per il clima, a partire da Greta Thunberg e dalla sua corte. E sono loro i più esposti alla depressione e agli attacchi di panico, all’insonnia e ai pensieri ossessivi che sfociano addirittura nelle manie e perfino nelle tendenze, più volte realizzate ahinoi, al suicidio. Nel nostro Paese l’eco-ansia casca come un cacio (venefico) sui maccheroni di una fragilità giovanile ormai morbosa. Già prima della diffusione del Covid gli studenti italiani erano tra i più depressi e angosciati dell’Unione europea. Nel 2019 – secondo l’Istat – oltre 800mila studenti (su poco più di otto milioni in totale tra i 12 e i 25 anni) affermavano di vivere una situazione di disagio. Il Covid ha gettato benzina sul fuoco. Da una ricerca condotta a livello internazionale dalla mega-società di consulenza e analisi Deloitte ancora una volta è emerso un quadro altamente preoccupante della condizione mentale dei giovani italiani, Millennial (nati tra il 1983 e il 1994) o GenZ (nati tra il 1995 e il 2003) che siano. L’analisi – aggiornata allo scorso luglio – ha rilevato che si sono sentiti e/o si sentono stressati il 46 per cento dei Millennial italiani (contro il 41 per cento della media globale) e il 49 per cento dei GenZ, contro il 46 per cento della media globale. Come si registra dalla ricerca di Deloitte, a proposito dei giovani (e probabilmente dei giovani dei Paesi più ricchi in particolare) si potrebbe dire che “se Atene piange, Sparta non ride” e che sia pure in una situazione peggiore i giovani italiani mostrano una condizione di disagio più accentuata ma non sono del tutto isolati. Le distinzioni di lana caprina, però, servono a ben poco, in casi del genere, di fronte a fenomeni così gravi e dalle dimensioni tanto ampie. Ci troviamo di fronte a una gioventù già in piena crisi di nervi. Con un quadro siffatto dovere di un qualsiasi genitore/educatore e docente e quant’altro sarebbe quello di iniettare nei ragazzi e soprattutto nei bambini dosi massicce di fiducia nel futuro e, perché no?, di leggiadria. Per evitare che finiscano come i loro parenti di qualche anno (o decennio) più grandi. La gran parte degli educatori di cui sopra, invece, fa tutto il contrario. E fa a gara per iniettare dosi ancor più massicce di disperazione e sensi di colpa, spesso incomprensibili, negli juniores. In Europa le emissioni sono ai minimi? In Italia le foreste coprono ormai un terzo del territorio? Il caldo medievale? L’azione delle macchie solari? Tutto inutile. L’obiettivo è quello di trasformare giovanissimi, ragazzi, bambini in seguaci della nuova dea. Depressi per disastri veri e fantasma. Autentici fissati che non lasciano sperare per nulla in un futuro roseo. Se non nei produttori di psicofarmaci.