Il salario minimo di lavoro è una misura allo studio per 800 mila persone su 23milioni 349mila (dato Istat marzo 2023). Tanti sono i lavoratori – apparentemente e spiegheremo perché – non inclusi all’interno di contrattazioni collettive. La politica sta dimenandosi da mesi alla soluzione di un problema che per dimensione e per legislazione attualmente già in vigore, non è un problema
di Luca Lippi
Allontaniamoci dall’aspetto politico e rimaniamo sulla parte tecnica dell’argomento. Cominciamo col dire che NOVE è solo un numero magico – o chissà di quale altra natura – semplicemente “copiato” dalla normativa in vigore in Germania. Non ha alcuna genesi di carattere economico o sociale. Eppure i fatidici 9 euro sono sbandierati come una panacea; anche da “tecnici” che dovrebbero usare un minimo di parametri oggettivi prima di pronunciare dei numeri.
I “miracoli” generati da questo numerino (9) sono:
- chi oggi percepisce meno di 9 euro l’ora avrebbe un ristoro economico;
- tra l’aumento del reddito e la diminuzione dei sussidi da parte dello Stato, quest’ultimo ricaverebbe un delta positivo di circa un miliardo e mezzo;
- terzo miracolo (ma non si comprende come): alcune pensioni potrebbero aumentare fino al dieci per cento del loro valore attuale;
- quarto e ultimo miracolo, il coefficiente di GINI (misura la diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza) si ridurrebbe di un punto e mezzo.
A questo punto la domanda che dovrebbe sorgere spontanea sarebbe: sarebbe più sensato capire quali parametri tenere in considerazione prima di valutare l’efficacia di un salario minimo?
Cosa direbbe il liberista
Un salario minimo superiore al salario che il mercato pagherebbe a un certo numero di lavoratori, non può evitare impatti sull’occupazione. Quanto sarebbero rilevanti gli impatti sull’occupazione? A questa domanda si potrebbe rispondere solamente dopo avere esaminato con attenzione tutte le frizioni che operano nei vari cicli lavorativi delle aziende; riuscendo a stabilire matematicamente dove mettere l’asticella (dire NOVE a caso non ha alcuna logica!).
Al netto di ogni considerazione di tipo ideologico, la cosiddetta soglia minima chi dovrebbe stabilirla? I sindacati con i rappresentanti delle imprese oppure dei tecnici? Ovvio che discutere seriamente di salario minimo implicherebbe un impegno su base empirica (senza alcuna connotazione ideologica). Quindi, inutile coinvolgere i sindacati e anche gli imprenditori.
Mettere una soglia molto bassa non risolverebbe alcun problema: a questo mirerebbero gli imprenditori. Stabilire un salario minimo troppo alto (a questo mirerebbe il sindacato) procurerebbe danni irreparabili. Quindi una commissione di esperti messa al lavoro per individuare una soglia adeguata sarebbe la soluzione meno “pericolosa”.
Cosa propone l’opposizione di Governo
Sorprendentemente propone l’adozione di una commissione di esperti; poi però pretende di “indirizzare” l’esito. Perché impedisce agli esperti di individuare un livello di salario minimo inferiore a 9 euro l’ora (75% del salario minimo mediano, terzo più alto dei Paesi OCSE).
Da ricordare che di salario minimo se ne è già parlato negli anni scorsi: il PD aveva proposto la soglia di 9 euro lordi; mentre il M5S proponeva 9 euro netti l’ora.
La direttiva europea sul salario minimo
Ha sottolineato l’esigenza di introdurre sistemi di salvaguardia dei lavoratori, laddove il livello di contrattazione nazionale non coprisse almeno il 60% dei lavoratori attivi.
In Italia c’è una percentuale di lavoratori sotto la tutela dei contratti collettivi nazionali che supera ampiamente l’80% del totale. Ma, secondo alcuni criteri, questa percentuale sale fino al 100%. Infatti nel momento in cui qualunque lavoratore decidesse di impugnare la propria situazione salariale davanti a un Giudice del lavoro, quest’ultimo regolerà la controversia appellandosi al contratto collettivo nazionale più confacente al settore e alla mansione del ricorrente.
Gli effetti del salario minimo
In Italia, stante le condizioni contrattuali e le tutele di cui sopra, il salario minimo non sarebbe necessario. Tuttavia, esaminando la proposta unitaria delle opposizioni sul tavolo del Governo, mancano degli studi seri e qualificati degli effetti inevitabili sulla domanda di lavoro. Inoltre, secondo quanto dichiarato da Calenda, laddove l’impresa non potesse sostenere l’adeguamento del salario minimo, dovrebbe intervenire lo Stato con dei sussidi.
C’è un altro problema di non poco conto: nel panorama dei CCNL quello della vigilanza e di alcune categorie agricole è sotto la soglia dei 9 euro l’ora. Secondo la proposta di legge, anche questi, in automatico, dovranno adeguarsi. Al netto di quanto si legge nella proposta, c’è una parte più o meno tecnica di cui si può discutere; ma poi subentra una parte demagogica che rischia di procurare più danni di quanto siano i benefici complessivi ipotizzabili.
Nessuno rifiuta a priori la necessità di una normativa sul salario minimo, però non si possono tirare numeri a caso, oltretutto non si può non tenere conto di affrontare la questione in un territorio, quello italiano, dove le differenze sono concrete e note.
Nove euro di salario minimo al Nord non hanno lo stesso valore al SUD (è quanto sottolineato dal giurista Pietro Ichino).Con aree molto arretrate e altre particolarmente avanzate. Un territorio che lotta con la parcellizzazione delle imprese (97,5% microimprese) l’introduzione di una norma del genere non può che procurare più danni dei benefici.
Il problema reale: un salario appiattito dalle contrattazioni
Dovremmo poi considerare il rischio concreto al SUD di trasformare ulteriormente il lavoro da formale in informale giacché l’incidenza del salario minimo potrebbe avere un effetto dirompente sul costo del lavoro. E costringere molte imprese a delocalizzare a vantaggio di un’imprenditoria poco legale che impone i “propri ritmi” aggirando le regole.
Il problema reale non è il salario minimo, ma il salario basso; o più correttamente “appiattito” dalle contrattazioni. Per chi lavora anche dieci ore al giorno con lavori assai più impegnativi di chi avrebbe un salario minimo garantito per competenze assai poco rilevanti.