Negli ultimi anni è diventato sempre più comune sentir parlare di dieta chetogenica. Un termine che viene associato generalmente a trattamenti correlati a sovrappeso e obesità; ma conta molteplici applicazioni cliniche: da patologie come il diabete di tipo 2, l’acne e l’emicrania, al miglioramento della fertilità e al raggiungimento del benessere durante tutto il periodo della menopausa
di Flavia Scicchitano
A parlarne è la dottoressa Deborah Tognozzi, biologa nutrizionista. Specialista in applicazioni biotecnologiche ed esperta in nutrizione clinica e dello sport; docente presso l’Università San Raffaele di Roma nel corso di laurea ‘Scienze della Nutrizione umana’ e presso l’Università Unicusano di Roma al master Psicologia dello Sport – modulo Sport e Nutrizione.
Dottoressa Tognozzi, cosa si intende per dieta chetogenica e quali sono i principi alla base?
La dieta chetogenica è conosciuta principalmente per il suo utilizzo a fini dimagranti, ma diversi studi nel corso degli anni ne hanno dimostrato la validità per il trattamento di molteplici patologie. In tempi più recenti anche come supporto alla terapia per Covid-19.
La dieta chetogenica è un regime alimentare che riduce in modo drastico i carboidrati (5%); aumentando di contro le proteine (10%-15%) ma soprattutto i grassi (80%-90%).
In corso di una deprivazione di carboidrati l’organismo non può seguire le vie metaboliche che utilizza solitamente per assimilare i grassi. Il principio alla base è proprio questo: limitare la disponibilità di carboidrati per costringere l’organismo a utilizzare i grassi come fonte di energia principale. In questo modo si riesce a indurre e mantenere uno stato cronico di chetosi: condizione metabolica in cui vengono utilizzati corpi chetonici come fonte energetica.
Si tratta in ogni caso di una dieta terapeutica: pertanto non valgono le regole su cui si basa la dieta equilibrata del modello alimentare mediterraneo. Inoltre bisogna dire subito che lo stato metabolico di blanda chetosi indotto da questo regime alimentare non comporta alcun pericolo. Bensì effetti terapeutici per condizioni patologiche, stati di ansia, difficoltà di concentrazione, acne ed eczemi, reflusso acido, candidosi vaginali e sinusiti.
Quali sono state le sue prime applicazioni?
Grazie alle ricerche di alcuni medici degli anni ‘20, il digiuno e le diete chetogeniche iperlipidiche conobbero grande fortuna come strategie per la gestione degli stati convulsivi. Peterman riscontrò un miglioramento cognitivo e comportamentale nei bambini affetti da epilessia contestuale alla dieta. Livingston nel 1972 riportò i risultati di uno studio condotto su più di 1000 bambini epilettici. In 10 anni il 52% di loro aveva ottenuto un totale controllo delle convulsioni. I possibili meccanismi d’azione della KD nel trattamento dell’epilessia refrattaria restano ad oggi in larga parte sconosciuti, nonostante negli anni siano state proposte numerose teorie.
L’applicazione della dieta chetogenica nella cura dell’obesità è iniziata solo a partire dagli anni ’70; successivamente il campo di applicazione si è allargato anche al caso di patologie neurodegenerative, certi tipi di tumori e danni cerebrali postraumatici, alcune patologie ginecologiche.
Si deve però affermare che non ha più molto senso parlare genericamente di dieta chetogenica se non si specifica il livello di chetosi che si intende ottenere da quest’ultima. Esistono infatti vari modelli di dieta chetogenica, basati su diversi contenuti di macronutrienti che esprimono un diverso rapporto chetogenico.
Quali sono i benefici in caso di sovrappeso e obesità?
La dieta chetogenica a basso apporto calorico VLCKD (Very Low Calories Ketogenic Diet) si rivela utile per i pazienti con indicazione a rapido dimagrimento per severe comorbidità come: ipertensione arteriosa; diabete mellito di tipo 2; dislipidemia; sindrome delle apnee notturne di tipo ostruttivo; sindrome metabolica; osteopatie o artropatie severe o per pazienti che devono sottoporsi a intervento per protesi di anca/ femore o a intervento di chirurgia bariatrica. In sintesi, la dieta chetogenica per l’obesità grave o complicata potrebbe essere utile per ottenere una rapida perdita di peso; una riduzione della sensazione di fame legata alla moderata chetosi; il mantenimento del trofismo e della massa muscolare; un benessere psico-fisico, una migliore aderenza alla dieta che il paziente vive come una terapia personalizzata.
Per quali altre patologie è consigliabile ricorrere alla dieta chetogenica?
Altre condizioni patologiche che hanno risposto positivamente ad un regime alimentare di tipo chetogenico sono: la sindrome dell’ovaio policistico; diabete mellito di tipo 2; gli stati di rischio cardiovascolare; acne; epilessia; emicrania; cefalee a grappolo; malattia di Alzheimer; malattia di Parkinson; atassia di Friedreich; sclerosi laterale amiotrofica; malattie genetiche della funzione mitocondriale; trattamento di alcuni tra i tumori più invasivi come il tumore del cervello; carcinomi gastrici e prostatici; epato-steatosi non alcool correlata; dolore e processi infiammatori; trauma cranico; infertilità.
Si è visto che il legame tra molte patologie e la dieta cheto VLCKD è rappresentato dall’insulinoresistenza e dall’iperinsulinemia. Nei pazienti con sindrome metabolica, infatti, si è notato che la dieta chetogenica determina un miglior controllo glicemico e una migliore funzione beta-cellulare oltre all’aumento della insulino-sensibilità.
Quali sono gli alimenti indicati?
La dieta chetogenica classica, essendo una dieta “sbilanciata”, necessita di una stretta aderenza e di un particolare monitoraggio da parte dei sanitari, per non far incorrere i pazienti in deficit di nutrienti o effetti collaterali. I piani dietetici sono personalizzati e includono creme, bacon, uova, avocado, tonno, crostacei, verdura, maionese, burro ghee, burro di cacao crudo, carne di maiale, carni grass fed, cocco, olio extravergine di oliva, salmone, uova, ricotta e altri alimenti ricchi in grassi e poveri di carboidrati. Gli alimenti che devono essere eliminati sono in particolare aceto balsamico, carote cotte, cereali vari, frutta essiccata, legumi compresa la soia, miele, patate, seitan, zucca e zuccheri sia raffinati che integrali.
I pazienti sono istruiti a non consumare frutta, cereali, pane, pasta e qualsiasi altra fonte di zuccheri. Risulta, inoltre, necessaria una supplementazione di vitamine e minerali. La dieta chetogenica può essere composta da soli alimenti naturali o da pasti sostitutivi che sono solitamente barrette, prodotti da forno, zuppe o bevande.
Quanto dura la dieta e come deve proseguire l’alimentazione?
La durata di una dieta chetogenica per sovrappeso o obesità prevista dalle linee guida NICE fa riferimento a una modalità continuativa o intermittente per un massimo di 12 settimane.
Nella pratica clinica sono trattamenti di 4-6 settimane, che prevedono il progressivo passaggio a una dieta a basso contenuto calorico, con il graduale reintegro dei carboidrati e, infine, a una dieta ipocalorica bilanciata di mantenimento. Le corrette indicazioni relative alla quantità, qualità e tempistica del reintegro di carboidrati (non più di 90 gr/dì nella fase di transizione e non più di 130 gr/dì nel periodo di mantenimento) sembrano essere fondamentali per il mantenimento a lungo termine della perdita di peso. In genere, per stabilizzare il risultato ponderale è necessaria una fase di transizione la cui durata dovrà essere stabilita dal nutrizionista o dal medico.
Controindicazioni ed effetti collaterali?
La dieta chetogenica è un regime dietetico non sempre facile da impostare, in particolare in popolazioni abituate ad apporti significativi di zuccheri complessi può indurre drop-out in una percentuale variabile di pazienti. Come tutte le diete che prevedono uno sbilanciamento importante a favore di alcuni nutrienti a discapito di altri, anche la dieta chetogenica estrema ha i suoi rischi.
Le principali controindicazioni sono lo stato di gravidanza e allattamento, disturbi psichici e comportamentali, abuso di alcol e altre sostanze, diabete mellito tipo 1, insufficienza epatica severa (epatite cronica attiva, cirrosi epatica), insufficienza renale, IMA o ictus nei 3 mesi precedenti, insufficienza cardiaca, angina instabile, aritmie, porfiria, disordini elettrolitici. Tra gli effetti indesiderati più comuni, invece, ritroviamo la cefalea, che tende a scomparire spontaneamente entro le 72 ore una volta raggiunto lo stato di chetosi, l’alitosi, attribuibile all’acetone eliminato per via respiratoria, xerostomia, stipsi o diarrea, nausea, crampi muscolari, ridotta tolleranza al freddo, vertigini posturali, aumentata incidenza di disordini biliari e colelitiasi.
Nei bambini, sempre quando trattati a lungo termine per epilessia, si può raramente osservare disidratazione, disordini elettrolitici ed ematologici, allungamento dell’intervallo QT, infezioni, epatite.
Negli ultimi anni si parla anche di dieta fitochetogenica. Su quali principi si basa e quali sono i vantaggi rispetto alla keto classica?
La dieta fitochetogenica è una dieta chetogenica che annulla le difficoltà di quella tradizionale e aggiunge i benefici della dieta mediterranea, pur mantenendone l’efficacia e rispettandone il meccanismo bruciagrassi. Questo modello alimentare si basa su 4 principi: ortaggi in quantità libera; grassi “buoni” come l’olio evo; un consumo bilanciato di proteine; una piccola quota di carboidrati (superiore a quella della keto tradizionale).
La dieta fitochetogeica ha le caratteristiche di far diminuire il senso di fame, mantenere la tonicità muscolare, favorire il consumo di adipe e far perdere peso velocemente senza eliminare completamente i carboidrati. Nonostante la quota di carboidrati, comunque molto contenuta, con questa dieta il corpo entra in uno stato di chetosi (da cui il nome) con conseguente consumo di grassi piuttosto che di zuccheri per apportare energia. I vantaggi della dieta fitochetogenica possono riassumersi nel fatto che è una dieta facile da seguire, permette di perdere diversi chili in poco tempo e in modo selettivo sulla massa grassa e, sommando i benefici della dieta keto classica e della dieta mediterranea, migliora i parametri ematici e il profilo glicemico, diminuendo anche i processi infiammatori.
A chi rivolgersi per impostare una dieta chetogenica corretta?
La dieta chetogenica non è pericolosa come di solito si definisce ma non è neanche miracolosa per la perdita di peso. Al momento non esiste infatti alcuna evidenza definitiva che suggerisca che una terapia chetogenica possa aiutare un paziente a mantenere il controllo del peso meglio di altri approcci sperimentati in modo più esteso, ma sicuramente può essere un approccio nutrizionale da prendere in considerazione dopo aver valutato attentamente lo stato di salute del paziente, la patologia presente e soprattutto pianificando controlli preventivi e adeguati monitoraggi durante tutto il percorso alimentare. L’evidenza scientifica e la realtà quotidiana insegnano che l’impostazione di una corretta dieta chetogenica e la sua pratica costante, necessitano della professionalità di personale sanitario dotato di adeguata esperienza e competenza.