di Katrin Bove
Per tentare di arginare il problema della carenza sanitaria, la Calabria si è affidata a 497 medici cubani – contrattualizzati in tutta fretta nel mese di Agosto – la Sicilia a quelli argentini, la Puglia cerca quelli albanesi. In alternativa, recluterà i pensionati.
Un problema già grave prima della pandemia e che ora è divenuto drammatico – basti pensare alle centinaia di migliaia di visite specialistiche e screening annullati negli ultimi tre anni, che dovrebbero essere evasi d’urgenza, per salvare vite – viene affidato alla pura estemporaneità. Non viene proposta una programmazione di medio e lungo termine, omogenea sul territorio nazionale. Non si attinge alla possibilità, prevista dalla normativa, di utilizzare gli specializzandi del terzo anno, che costituirebbero una risorsa fondamentale.
Non si considera che i medici italiani, a differenza di quelli stranieri, sono soggetti alle valutazioni e alle prescrizioni previste dagli Ordini. Non si dibatte seriamente su un problema che di tanto in tanto emerge nei dibattiti televisivi: l’abolizione del numero chiuso per l’accesso alle facoltà di Medicina. Non si favorisce il ritorno di tanti medici italiani che svolgono la loro attività all’estero, attratti da più dignitose condizioni contrattuali ed economiche e di progressione nella loro carriera.
“Quello che sta accadendo nella sanità italiana segna un probabile punto di non ritorno. L’affannosa ricerca di medici stranieri, da Nord a Sud, per colmare le carenze di personale negli ospedali certifica inequivocabilmente il fallimento delle politiche pensate ed attuate negli ultimi anni. I tagli scellerati ed indiscriminati che si sono succeduti hanno prodotto questo risultato. E, usando la saggezza popolare, una volta che i buoni sono fuggiti si cerca di chiudere la porta di una stalla vuota” ha dichiarato di recente il Segretario Nazionale della Ugl Salute Gianluca Giuliano.
“Il problema di fondo – ha proseguito – non è la nazionalità dei professionisti, ma la tenuta di un sistema che si sta sbriciolando a causa di una costante mancata programmazione”.
È proprio questo il punto, pensiamo. Nella stessa campagna elettorale e nei programmi dei partiti, del tema sanità – come su molti altri temi che riguardano la vita e i bisogni dei cittadini – si è parlato poco o nulla. Resta la speranza che Parlamento e Governo riescano a ridare vita al sistema salute del nostro Paese, un tempo invidiato da molti.