Home ORE12 Economia “COSÌ L’ITALIA PUÒ VINCERE IN DIFESA”

“COSÌ L’ITALIA PUÒ VINCERE IN DIFESA”

Guido Crosetto

di Pietro Romano

Guido Crosetto, nato 58 anni fa a Cuneo, già parlamentare e sottosegretario alla Difesa nel governo Berlusconi IV, è presidente dell’Aiad dal 2014. L’Aiad è l’associazione che rappresenta le aziende italiane dell’aerospazio, della difesa e della sicurezza. Raccoglie la quasi totalità delle imprese nazionali, altamente tecnologiche, che esercitano attività di ricerca, progettazione, produzione e fornitura di servizi in questo comparto.

Presidente Crosetto, l’importanza strategica dell’industria della difesa sembra entrata nella consapevolezza della classe dirigente e dell’opinione pubblica europea. Tutti o quasi i Paesi del Vecchio Continente, anche l’Italia, hanno annunciato un incremento cospicuo delle spese destinate al settore. Dal suo osservatorio privilegiato ritiene, o no, che l’Italia abbia le carte in regola per competere ad armi pari in questo comparto produttivo, il cui mercato si preannuncia in robusta crescita?

L’Italia dispone di una industria della difesa molto competitiva. In grado di raccogliere le nuove sfide che pone la necessità di sicurezza e di avere un ruolo importante sui mercati internazionali.

Quali sono i punti di forza dell’industria italiana della difesa?

Sicuramente, da un lato due gruppi di eccellenza mondiale, quali Leonardo e Fincantieri, e tante medie e piccole aziende che garantiscono flessibilità e adattabilità alle richieste dei committenti. E dall’altro il know how e la qualità della ricerca e di prodotti riconosciuti anche al di fuori dei confini nazionali, sicuramente a un livello molto elevato rispetto alla concorrenza mondiale. Nel complesso, insomma, un punto di forza indiscutibile è il nostro elevato livello di sovranità tecnologica.

L’aereo da combattimento F-35 prodotto da Lockheed Martin

E quali sono i punti di debolezza, a suo parere?

Su tutti il basso livello degli investimenti. Facciamo il paragone con gli indiscutibili numero uno nelle spese per la difesa, gli Stati Uniti d’America. La quota di prodotto interno lordo che gli Usa investono nella difesa è due volte e mezza quella dell’Italia. Se poi facciamo i paragoni in termini assoluti non c’è confronto che tenga. Prendiamo l’’F-35, l’aereo da combattimento prodotto da Lockheed Martin e comprato anche dall’Italia. Per lanciarlo è stato necessario investire svariati miliardi di dollari, molti decenni di spesa complessiva italiana nel settore. 

Purtroppo gli investimenti italiani non solo non si possono paragonare a quelli degli Usa ma nemmeno a quelli dei Paesi pari taglia europei. Speriamo che l’auspicata inversione di tendenza si registri, finalmente. Comunque, presidente, questo non sarà l’unico punto di debolezza della nostra industria della difesa…

No, gli scarsi finanziamenti non sono l’unico punto di debolezza. Come italiani scontiamo anche la nostra esterofilia. Certo, talvolta è necessario mantenere buoni rapporti con Paesi amici ma non si deve esagerare. E poi abbiamo il problema delle banche.

Il problema delle banche? Ce lo può chiarire?

E’ un aspetto dell’arroganza che caratterizza il sistema bancario italiano. Un sistema che decide di vietare il credito a un’attività del tutto lecita. Che non accetta i pagamenti dall’estero autorizzati da più ministeri. E’ una finzione tutta italiana questa delle banche che si autodefiniscono etiche, discriminano tra soggetti e in realtà non rispettano la Costituzione, arrecando danni enormi al settore e al Paese.

La sede di Fincantieri a Trieste

Quali mosse si sentirebbe di suggerire all’esecutivo per rafforzare la nostra industria?

Prima di tutto di non trattare più con le pinze, come hanno fatto i nostri diversi governi di vario colore, un settore che non può essere marginalizzato ma al contrario deve marciare insieme allo Stato perché vitale per l’interesse nazionale. Il governo dovrebbe operare a monte delle scelte industriali indicando le priorità del Paese. E stringere alleanze strategiche internazionali alle quali garantire un supporto forte. Perché questo è un settore trainante. Garantisce la sovranità ma crea anche posti di lavoro pregiati, qualificati, ben pagati. E ha ricadute a 360 gradi.

Del genere?

Gli investimenti nella difesa sono proficui per l’intero sistema Paese. Sempre più spesso le innovazioni tecnologiche rilevanti anche per il mondo civile sono di derivazione militare. Prenda il caso degli elicotteri civili, da trasporto, da soccorso. La loro efficienza a favore di tutti noi dipende sempre di più dagli investimenti realizzati per eccellere a livello militare.