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SISTEMA SANITARIO E CRITICITA’

Il documento, primo nella storia della medicina italiana, stilato dal Forum permanente sul sistema sanitario nazionale, mette in luce limiti e carenze, invocando  interventi urgenti e strutturali

Di Falvia Scicchitano

Il necessario potenziamento degli ospedali, che soffrono per carenza di posti letto e medici specialisti. Il rafforzamento della medicina territoriale, non in contrapposizione con la medicina ospedaliera anzi attraverso forme di collaborazione strutturata tra i medici di medicina generale e gli specialisti ospedalieri ed anche attraverso un ripensamento del rapporto contrattuale con i medici di medicina generale. E ancora, implementazione e attivazione della telemedicina, e nuovi ingenti fondi per la sanità. E’ un documento del Forum permanente sul sistema sanitario nazionale nel post-Covid, firmato da venti società scientifiche, a mettere in luce le criticità del sistema sanitario italiano emerse con lo scoppiare della pandemia e a proporre soluzioni spiegando nel dettagli gli interventi.

Francesco Cognetti, coordinatore del Forum permanente per la sanità nel post Covid, quali sono i principali limiti mostrati dal Servizio sanitario nazionale a seguito dell’emergenza sanitaria da Covid-19?

“L’emergenza Covid ha mostrato tutti i limiti del nostro sistema sanitario, evidenziando la carenza di posti letto di terapia intensiva e di degenza ordinaria e del numero complessivo di specialisti applicati agli ospedali italiani, nonché dei finanziamenti complessivi al sistema sanitario nazionale, parametri tutti inferiori rispetto ai valori medi europei. La sanità italiana negli ultimi decenni è stata falcidiata da tagli trasversali irrazionali ed irresponsabili. Si tratta di fattori che sono stati determinanti nel favorire il tracollo delle attività ospedaliere di diagnosi e assistenza e la debole reazione del sistema alla pandemia. Di fatto il nostro Paese ha registrato finora più di 130mila morti per Covid, pari al 2,82% rispetto ai contagi e allo 0,22% della popolazione, dati che ci collocano purtroppo al secondo posto tra i Paesi Europei ai primissimi posti in campo mondiale. E’ inoltre aumentata la mortalità per malattie tempo-dipendenti (prevalentemente cardiovascolari) e a breve comincerà a registrarsi l’inizio dell’aumento della mortalità per tumori.

Governo e Parlamento si stanno muovendo su più fronti, ormai da diversi mesi, per colmare le lacune mostrate dal sistema sanitario. Ritiene che si stia andando nella giusta direzione?

Il Governo sta provando a fornire una risposta attraverso il recente decreto legge 25 maggio 2021, n. 73 “Misure urgenti connesse all’emergenza da Covid-19, per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali”, che prevede il recupero da parte delle Regioni delle prestazioni non erogate durante il 2020 e l’utilizzo delle risorse stanziate ma in gran parte ancora non impegnate (il 67%). Ma è troppo poco e questa misura da sola non basta. Con la diffusione dei vaccini e l’auspicabile ritorno alla normalità, pur nell’attuale incognita dovuta allo sviluppo delle varianti del virus, si pone l’assoluta necessità di ridisegnare il sistema sanitario nazionale utilizzando i fondi cospicui, anche se insufficienti, che arriveranno con il Recovery Fund: solo l’8% dell’intero fondo è dedicato alla sanità. Il fondo sanitario è aumentato di soli 6 miliardi grazie al Recovery Plan, dunque serve la garanzia di maggiori finanziamenti e programmazione a medio e lungo termine.

Quali sono le priorità su cui intervenire?

E’ necessario un profondo cambiamento nel sistema ospedaliero e la sua integrazione con la medicina territoriale. IlPnrr nelle sue missioni principali prevede il rafforzamento dell’assistenza territoriale e il potenziamento delle strutture sanitarie e delle tecnologie, senza introdurre una radicale riforma del DM 70 come invece sarebbe necessario. Si raccomanda quindi al Governo di abbandonare tutte le politiche di deospedalizzazione degli ultimi 40 anni e di riconsiderare l’ospedale con i problemi strutturali, organizzativi e funzionali: sviluppo della clinica e delle discipline mediche; complessità della cura; organizzazioni delle patologie tempo dipendenti; inadeguatezza di vecchi parametri organizzativi (bacino d’utenza e posti letto, volumi, tempi di assistenza). Serve poi un deciso intervento di riforma del sistema del management generale e della governance complessiva, superando il modello attuale monocratico per una modalità partecipata e decentrata.

Il documento stilato dal Forum permanente individua alcune proposte generali. Ce le può raccontare?

Si tratta del primo documento nella storia della medicina italiana firmato da 20 società scientifiche e tra di esse tutte le più importanti, che prendono posizione su un tema così importante, formulando proposte concrete di carattere generale: innanzitutto si persegue un sistema efficiente, efficace e tempestivo nell’attuazione da parte delle Regioni delle misure volte al recupero delle prestazioni, con la realizzazione da parte del ministero della Salute di linee guida anche per garantire il doppio registro (Covid e non Covid) qualora dovesse ripartire il contagio. Poi la modernizzazione strutturale e tecnologica degli ospedali Italiani e un investimento sulle professioni mediche: gli specialisti ospedalieri devono aumentare in linea con gli standard europei. Da valutare inoltre l’introduzione negli ospedali di nuove figure professionali quali i case manager, i data manager e gli infermieri di ricerca, attualmente non previste nel Ssnnonchè l’istituzione sistematica negli ospedali delle infrastrutture dell’informazione e comunicazione (ICT). Come già detto, occorre ripensare l’attuale gestione monocratica delle aziende ospedaliere adottando una gestione partecipata, diffusa e decentrata, con un contributo diretto della dirigenza medica nella governance. Infine, si è assolutamente contrari alla concezione di “ospedale di comunità” e alla loro gestione delegata agli infermieri; una concezione obsoleta, eccessivamente semplificante ma soprattutto inadeguata a far fronte alle complessità della domanda di salute della medicina moderna. L’ ospedale non può più essere considerato al “minimo” delle sue possibilità.

Nel dettaglio quali sono gli interventi che il Forum propone?

Innanzitutto la revisione del numero chiuso all’accesso delle Facoltà di medicina, provvedimento dalle conseguenze catastrofiche, con un conseguente adeguamento delle strutture universitarie e del numero dei docenti dedicati. Il fabbisogno di nuovi medici specialisti, anestesisti, intensivisti, internisti, cardiologi, oncologi, ematologi, reumatologi e di tutte le malattie croniche più rilevanti dovrà essere valutato secondo criteri maggiormente aderenti alla reale situazione sanitaria del Paese. Nelle fasi iniziali il fabbisogno potrà essere con urgenza soddisfatto anche attraverso il reclutamento con contratti a tempo indeterminato derivanti dall’utilizzo delle graduatorie ancora aperte dei concorsi pubblici già espletati e, ove si renda necessario, anche attraverso procedure selettive di massima celerità. Dovrà essere previsto poi il blocco temporaneo delle mobilità interregionali. Vediamo con favore l’introduzione di un numero più consistente rispetto di borse di studio per nuovi specializzandi, mentre siamo perplessi sulle assunzioni di specializzandi prima del termine del terzo anno di formazione. Serve un investimento anche sul numero degli infermieri, molto sotto soglia, ma è prioritario creare opportunità diverse e più interessanti per i medici neolaureati e per gli specialisti, per arrestare l’esodo in atto e attrarre giovani laureati da Paesi esteri.

L’elenco è ancora lungo..
Sì, ove il quadro epidemiologico dovesse peggiorare a causa della diffusione delle varianti si dovrà provvedere a una netta separazione fra ospedali, ambiti di cura e assistenza per pazienti Covid e non Covid. Inoltre bisogna predisporre strutture ospedaliere modulari e duttili in grado di affrontare l’emergenza pandemica senza però penalizzare il resto dei pazienti acuti e cronici. Tutte le strutture di oncologia medica, cardiologia, ematologia, medicina Interna e di area medica per l’assistenza alle malattie croniche devono rimanere operative anche a livello ambulatoriale per svolgere tempestivamente ed efficacemente attività di prevenzione, diagnosi e cura. La chirurgia oncologica deve avere priorità assoluta per recuperare gli interventi oncologici non ancora eseguiti e ripristinare la regolarità della chirurgia di elezione almeno nelle patologie a più elevato rischio di mortalità. Gli screening oncologici devono ripartire immediatamente e a pieno regime in tutte le Regioni. Inoltre è da rifondare la medicina territoriale attraverso l’istituzione di grandi strutture ad hoc ambulatoriali e residenziali, per svolgere screening, follow up e riabilitazione, assistenza domiciliare e cure palliative, in una collaborazione strutturata tra medici di medicina generale e specialisti. Si punta infine all’attivazione e diffusione su tutto il territorio nazionale di programmi avanzati e strutturati di telemedicina con previsione dei costi di sviluppo e gestione, sia in ambito ospedaliero che di medicina del territorio.

Quanto ai fondi?

E’ opportuno avviare procedure di acquisizione di nuovi ulteriori ingenti fondi per la sanità, immediatamente fruibili, che compensino il gap con gli altri Paesi europei e rendano il Paese in grado di affrontare l’emergenza. Importante sarà appianare le differenze nel regime assistenziale tra Nord e Sud. IlPnrr è importante ma il finanziamento stabile e adeguato a lungo termine per le spese correnti è la sfida per il futuro.