
I dazi di Trump sono ufficialmente operativi. È lo “zero hour”, già anticipato nei giorni scorsi. Naturalmente i mercati sono sotto l’effetto di una volatilità molto pronunciata. Quando la volatilità è molto alta è inutile cercare una spiegazione ai movimenti di mercato
di Luca Lippi
Con una volatilità sopra al 20 per cento è complicato dare letture credibili. Per chiarire meglio: di solito una volatilità annua del 3/4 per cento è considerata bassa, mentre se supera il 15/20 per cento possiamo legittimamente cominciare ad avere qualche turbamento.
In realtà siamo già in backwardation. Situazione dove il prezzo in contanti è superiore ai prezzi futuri, la richiesta è così forte che gli acquirenti sono disponibili a pagare di più per averla subito. Sostanzialmente la volatilità a tre mesi del VIX – è un indice sulla volatilità in tempo reale – è più alta della volatilità attuale.
I mercati stanno scontando incertezze e paure per i mesi a venire – fatto che può mutare in qualunque momento al mutare delle condizioni –. Si registrano movimenti irrazionali che replicano perfettamente il contesto che li determina.
Cosa è successo nelle ultime ore
A partire dalle ore 24 di martedì 4 marzo i dazi di Trump sono diventati operativi. Quello che sembrava un bluff – lo sottolinea anche la reazione dei mercati delle ultime 24 ore – si è, invece, concretizzato. Il 25 per cento per quasi tutte le importazioni da Canada e Messico, aumento tra il dieci e il venti per cento su tutti i prodotti cinesi. Impatto stimato sugli scambi commerciali per oltre 1,5 trilioni di Dollari, stiamo parlando del più grande aumento dei dazi americani dagli anni trenta!
Un chiaro segnale che la Casa Bianca sta puntando con determinazione su politiche protezionistiche per stimolare la produzione interna. Ignorando completamente i rischi di aumento dell’inflazione, aumento dei prezzi alla produzione e rischi di rappresaglie commerciali.
La risposta di Canada, Cina e Messico
Canada, Cina e Messico, mentre Trump firmava l’esecutività del provvedimento, non sono stati a guardare: il Canda risponde con dazi progressivi per 107 miliardi di Dollari di beni americani. La Cina ha imposto tariffe fino al 15 per cento colpendo soprattutto il settore agricolo americano. Il Messico sta ancora valutando la risposta ma annuncerà contromisure nelle prossime ore.
I contro dei dazi di Trump portano l’aliquota media sulle importazioni americane al livello più alto dal 1943, costi stimati aggiuntivi a famiglia (americana) per circa 2000 dollari. Questo è il grande rischio per Trump! Durante la campagna elettorale il Tycoon ha promesso di sconfiggere definitivamente l’inflazione, cosa impossibile allo stato attuale. Nonostante tutto, si profilano ulteriori dazi in arrivo: in aprile troveranno applicazione i cosiddetti “dazi reciproci” a tutti i partner commerciali che applicheranno barriere ai prodotti commerciali americani, 25 per cento su auto, semiconduttori e settore farmaceutico. Possibili tariffe non ancora stimate su legname, rame, acciaio e alluminio, a partire dal 12 marzo. Ricordiamo i dazi sull’UE già in fase di studio.
Chi è che si salva dai dazi?
I paesi meno colpiti sono tutti quelli che hanno un bilancio commerciale neutro o positivo con gli Stati Uniti. segnatamente parliamo del Giappone, il Regno unito, l’Australia e Nuova Zelanda. Allo stato dell’arte non possiamo fare altro che stare a guardare, quindi molta cautela nell’operatività.
I dati sui mercati
I dati sui mercati sono amplificati dal Pull-Forward effect. L’effetto “pull-forward” (o “effetto trascinamento“) si verifica quando la domanda di un bene o servizio viene anticipata, cioè spostata dal futuro al presente. In altre parole, i consumatori o le aziende decidono di acquistare qualcosa ora invece che aspettare, spesso a causa di incentivi temporanei o aspettative di cambiamenti futuri. Negli ultimi mesi, gli indicatori economici hanno mostrato una crescita robusta, con vendite al dettaglio e investimenti aziendali ai massimi storici. Tuttavia, questi numeri potrebbero essere influenzati da acquisti anticipati per evitare i dazi imminenti.
Segnali chiari di anticipazione degli acquisti sono: ordini di beni capitali core – sono gli asset più importanti per un’azienda, in quanto sono fondamentali per la sua operatività, crescita e competitività – a livelli record, ma molte aziende stanno facendo scorte prima delle tariffe. Vendite al dettaglio che restano solide: i consumatori sono consapevoli dell’arrivo di prezzi più alti e comprano ora per evitare aumenti. Importazioni USA con il deficit commerciale di gennaio esploso a 153,3 miliardi di dollari, con un aumento delle importazioni di 34 miliardi. Segnale che aziende e consumatori stanno facendo incetta di beni prima dei dazi.
Le conseguenze e i rischi dell’anticipare gli acquisti
Quando le aziende e i consumatori anticipano gli acquisti, il rischio è che nei mesi successivi la domanda crolli. Le aziende che oggi registrano vendite elevate potrebbero trovarsi di fronte a un rallentamento improvviso.
Le conseguenze economiche attese, generalmente, sono il calo della crescita economica nei prossimi mesi, quando il consumo anticipato lascerà un vuoto nei dati futuri. Un probabile raffreddamento dell’inflazione dopo il boom dei prezzi causato dagli acquisti preventivi e la volatilità nei mercati.
Il vero test avverrà nei prossimi mesi
Gli investitori “di professione” sanno che questo fenomeno sta avvenendo, ma se i dati futuri deluderanno le aspettative, la reazione potrebbe essere brusca. Per ora, le aziende stanno beneficiando di vendite elevate e la domanda sembra sostenuta. Ma il vero test arriverà nei prossimi mesi, quando scopriremo se l’attuale crescita è sostenibile o se si tratta solo di un fuoco di paglia.