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NELLA GUERRA DEI DAZI TRA USA E UE

Ci siamo, è cominciata la guerra commerciale tra gli Usa e la UE. Il 26 febbraio si è svolta alla Casa Bianca la prima riunione di gabinetto e Trump ha annunciato che i prodotti europei saranno presto soggetti a dazi del 25 per cento

di Luca Lippi

Trump sostiene che l’Unione Europea è nata per creare problemi agli Usa. L’Unione europea replica alla provocazione attraverso il polacco Donald Tusk. Che, spiega al ciuffo più impertinente d’America, la UE è stata creata per garantire la pace, per mantenere rispetto tra le nazioni dell’Unione. Per creare un libero ed equo commercio all’interno dell’Unione e rafforzare l’amicizia transatlantica. Sempre il primo ministro polacco ricorda che l’UE è stata una manna per gli USA. La sua creazione ha originato il più grande mercato libero del mondo, una vera e propria spugna per raccogliere investimenti e creare utili per chi decide di fare affari nel Vecchio Continente. La libera circolazione di merci, capitali e persone ha offerto agli Usa un’autostrada per veicolare crescita economica, crescita che deve essere reciproca.

Perchè Trump è così aggressivo?

In realtà è il gioco delle parti. L’obiettivo del tycoon è demolire l’avversario, rifacendosi al noto detto “dividi e comanda” – il detto non è dei Romani ma di luigi XII di Francia -. Si può discutere sul raggiungimento degli obiettivi dell’Unione Europea, ma è piuttosto ovvio che l’Europa Unita nasce per rendere più forti i singoli stati.

Al netto di quanto sopra, l’aggressione di Trump dovrebbe ricevere una risposta “uguale” e contraria da parte della UE che imporrà dazi alle merci provenienti dagli Usa. Anche se i rapporti di forza non sono proprio uguali, comunque l’Europa per gli Usa, è un’autostrada obbligata. Per non sclerotizzare la produzione interna e rischiare la maggiore infezione di un sistema economico che è l’aumento del tasso di disoccupazione.

Ora si apre il tavolo delle trattative

Dal quattro di marzo i dazi diventano realtà, e dalle parole si deve passare ai fatti. Cominceranno le mediazioni e le trattative per arrestare una deriva che procurerebbe danni sia agli Usa sia alla UE. Ci saranno trattative direttamente con la UE? Entreranno in gioco le diplomazie dei singoli stati dell’Unione?

Il Trattato sull’unione Europea all’Art 207 specifica che la politica commerciale comune è basata su principi uniformi. In particolare per quanto concerne le “modificazioni tariffarie” – leggi Dazi -, la conclusione di accordi tariffari e commerciali relativi agli scambi di merci e servizi. La politica commerciale comune è condotta nel quadro dei principi e obiettivi dell’azione esterna dell’Unione. In questo articolo si evidenzia che gli stati non hanno ceduto solo la sovranità monetaria ma anche quella commerciale. Proprio per avere maggiore forza negoziale in contesti come quello attuale dove uno stato sovrano – gli USA – vuole imporre limiti alle manovre commerciali di altri stati sovrani concorrenti. A negoziare con gli Stati Uniti non possono andare i singoli Stati, ma l’intera UE.

I rapporti di forza al tavolo delle trattative

Qual è il valore delle economie in gioco? Gli Usa hanno un PIL – dati dicembre 2023 – di 27 mila miliardi di Dollari. La Cina segue con quasi 18 mila miliardi, anche l’Europa con 18 mila miliardi di Dollari – l’area Euro 15 mila miliardi-. Banalmente, la prima economia è quella degli USA, la seconda è la Cina – 40 per cento in meno di forza commerciale rispetto agli Usa – e la terza l’area Euro. Che nella sua interezza pesa quasi la metà degli Stati Uniti.

Nel 2000 tutta questa differenza non esisteva!

Il dato fa emergere anche la problematica che l’area Euro in 23 anni non è cresciuta in alcun modo. E questo è un problema piuttosto importante. Investimenti improduttivi – anche per quanto riguarda l’Italia – manifestano una capacità molto limitata della UE a pianificare politiche commerciali di crescita e sviluppo. Ma non è questo il contesto per affrontare i problemi delle politiche economiche della UE.

Obiettivo minare gli equilibri interni della UE

Se prendiamo i singoli Paesi dell’Unione, la prima economia europea è la Germania con 4.5 mila miliardi. A seguire la Francia con 3 mila miliardi e l’Italia con 2,5 mila miliardi. Se l’Italia andasse a negoziare da sola con gli Stati Uniti, dovendo confrontare export ed import di una nazione che fa 2,5 mila miliardi di PIL contro 27 mila miliardi che sono il PIL degli Stati Uniti, sarebbe un suicidio. Un rapporto di uno a dieci, sostanzialmente una forza negoziale inesistente!

Tutti uniti, arriviamo a coprire un 60 per cento dell’economia americana, non che sia sufficiente, ma sicuramente con un potere negoziale. Questo Trump lo sa bene, ed è per questo che vuole minare gli equilibri interni della UE al suo interno.

In estrema sintesi, un’Europa indebolita permetterebbe agli Stati Uniti di modificare le regole del commercio ancora più a suo piacimento. Di fatto Trump vuole sfruttare le divisioni interne tra i singoli stati dell’Unione. Così da portare avanti l’obiettivo di pianificare accordi bilaterali con i singoli stati usando la leva negoziale che diventa enorme. Il momento attuale per l’Europa è determinante, siamo giunti al nodo. Se la UE non si compatta davanti alla minaccia Usa, oltre fare il gioco degli Usa sarebbe un segnale incontrovertibile di “incompiutezza” del progetto UE. Se salta l’art 207 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, salta tutta l’UE. dazi ue

Siamo sicuri che non ci saranno accordi bilaterali?

Teoricamente la UE si muoverà compatta, non può farne a meno. Ma siamo così sicuri che alla teoria non si contrapponga la pratica degli accordi bilaterali? Un passo indietro; nel 2018 -primo mandato di Trump – già si erano create le condizioni per accordi bilaterali tra USA e Germania senza passare per Unione Europea. dazi ue

Nel 2018, gli Stati Uniti e la Germania firmarono diversi accordi bilaterali: accordo sulla cooperazione scientifica e tecnologica – accordo preliminare per rafforzare la cooperazione tra i due paesi nella ricerca e nello sviluppo scientifico e tecnologico. Ha promosso lo scambio di informazioni, personale e idee, nonché progetti di ricerca congiunti -; dichiarazione congiunta sull’aumento della cooperazione economica – l’impegno di entrambe le nazioni a rafforzare le loro relazioni economiche. Ha affrontato questioni come il commercio, gli investimenti e la cooperazione normativa -; memorandum d’intesa sulla cooperazione professionale e di istruzione – mirava a migliorare gli scambi e la cooperazione in materia di istruzione e formazione professionale.

Si è concentrato sulla promozione della mobilità degli studenti, della cooperazione nella formazione professionale e del reciproco riconoscimento delle qualifiche -; cooperazione in materia di sicurezza energetica – gli Stati Uniti e la Germania hanno convenuto di lavorare a stretto contatto per diversificare le fonti energetiche e rafforzare la sicurezza energetica, in particolare in Europa. Ciò ha incluso discussioni sui progetti infrastrutturali energetici e sulla riduzione della dipendenza da singoli fornitori -.

In sostanza, l’articolo 207 è diventato l’ultimo baluardo di valore europeo, ma la memoria troppo corta dei commentatori di grido, non contempla la realtà – come sempre – che quest’ultimo baluardo è stato infranto già nel 2018. dazi ue

Un nemico si può affrontare solo con coesione

Come al solto, va bene tutto e il suo contrario. Oggi si costruisce la narrazione per creare il nemico, un nemico unico si può bullizzare se si decide di affrontarlo coesi. L’Europa costruisce la figura del nemico da combattere criticandolo sulla sua strategia imperialistica di sfruttamento delle terre rare in casa del debitore, ma di raro – allo stato dei fatti – c’è solo la leadership e la competenza dei rappresentanti al Parlamento Europeo.

Per chi si occupa di economia e di finanza, questo è un momento piuttosto inquietante. L’attacco diretto all’Unione Europea non è una “prepotenza” è il segnale che la preda è troppo debole e dipendente. Il pericolo – come sottolinea acutamente e pragmaticamente Orsini di Confindustria – è un attacco frontale alle imprese e al lavoro degli europei, la conseguenza è un tentativo estremo di deindustrializzazione del nostro continente.

Dunque? È l’ora della verità per la UE! Perdere ancora del tempo è la manifestazione plastica di una “disabitudine” ad affrontare problemi che vanno oltre il calibro delle vongole. Il 4 marzo non è solo – per i cattolici – la vigilia delle “Ceneri”, ma è anche la sveglia da un torpore che dura da decenni. dazi ue

Gli Usa possono perdere qualcosa, l’Europa no!

Gli americani schierano delle truppe forti di un PIL in crescita – +2.3 per cento il quarto trimestre – in linea con le attese e quattro volte la crescita europea – 0,7/0,8 per cento -. Gli Usa crescono più del previsto, contestualmente cresce a livelli importanti anche il suo debito pubblico, quindi devono fare tagli importanti per evitare il concreto rischio della bancarotta. Economia molto forte, crescono più dei loro concorrenti commerciali, ma è arrivato anche per loro il momento della “spending review” – dieci anni dopo l’Unione Europea – ma con una lieve differenza, hanno un’economia molto forte e un margine di manovra molto ampio per tagliare le spese. I contro-dazi europei, sicuramente, provocherebbero agli USA un aumento di costi di beni e servizi importati dall’Europa, un aumento dell’inflazione, una riduzione dei consumi e – potenzialmente – un rallentamento dell’economia. Il problema è un altro, gli Usa possono perdere qualcosa grazie agli ampi margini di manovra, l’Europa no!

Quello che succederà non è prevedibile, quindi dobbiamo aspettare. Gli effetti delle decisioni che verranno prese si potranno misurare solo col tempo. L’unica certezza allo stato dell’arte è che ai mercati finanziari non piace l’”instabilità” e questo contesto economico porta un elevato livello di instabilità sui mercati, basta controllare l’indice della paura che è a 19 – estrema paura -. La volatilità del periodo e l’indicatore fanno capire che i mercati sono molto preoccupati circa le conseguenze per gli indici statunitensi, ma è una volatilità che potrebbe risolversi nel giro di pochissimi giorni. La realtà è che la politica americana ha un obiettivo chiaro mentre quella europea, allo stato dell’arte, no! dazi ue