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La Vicepresidente di Confimi Industria Sanità Marta Mussini: “centralizzare e razionalizzare gli acquisti per garantire qualità, sostenibilità e innovazione“
di Flavia Scicchitano
Marta Mussini è vicepresidente di Confimi Industria Sanità, la verticale di Confimi Industria che rappresenta oltre 1200 aziende nel settore sanitario: dal biomedicale alla produzione, distribuzione e commercio di macchinari, dispositivi e presidi medicali; dai laboratori all’assistenza sanitaria e sociale. Aziende private, dalla elevata componente tecnologica e di ricerca, di primaria importanza per la collettività, punto di riferimento per la salute pubblica. Negli anni, Confimi Industria Sanità è stata interlocutore attivo del Governo, sia partecipando ai principali tavoli di lavoro sia facendosi portavoce dei problemi di settore con tutti gli organi istituzionali.
Dalla richiesta di annullamento del meccanismo dei payback, che rischia di diventare una scure sulle aziende del settore di un comparto già in crisi, arrivando all’adeguamento e riordino dei Lea dell’assistenza protesica: Confimi Sanità ha elaborato anche una proposta per superare le problematiche del settore partendo da una “riforma”.
Di cosa si tratta?
Oltre il 70% della spesa complessiva in dispositivi medici in Italia è indirizzata al segmento pubblico. In numeri questo significa che le 4400 imprese di settore, principalmente pmi, muovono all’interno della sanità pubblica un valore di circa 8 miliardi, adattandosi e rispettando il meccanismo delle gare pubbliche. La maggior parte dei dispositivi utilizzati dai centri medici pubblici, e quindi dai pazienti, sono prodotti da piccole e medie aziende italiane. Le cifre sono notevoli rispetto all’assetto e all’equilibrio del Sistema Paese, eppure, ad oggi, il tema dell’accesso alle gare pubbliche presenta non poche criticità, principalmente attinenti a profili di complicazione normativa, paralisi burocratica e farraginosità delle procedure.
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Com’è strutturato oggi l’accesso delle Pmi agli appalti?
Nonostante, le disposizioni correttive del Codice degli appalti 2024 che includono la tutela, tramite la suddivisione in lotti, delle micro, piccole e medie imprese, purtroppo le pmi ancora faticano a partecipare alle gare a causa delle dimensioni degli appalti, dei requisiti troppo complessi o della necessità di garantire performance molto elevate. A questo si aggiunge un cervellotico sistema di approvvigionamento, ossia il numero delle piattaforme delle stazioni appaltanti che bandiscono gare in ambito sanitario.
Ogni Regione ha una sua piattaforma a cui poi si aggiunge Consip e tutte le altre singolarmente accreditate (aziende ospedaliere, Asl, ecc..). Questo quadro eterogeneo, e difficilmente controllabile, rende il sistema delle gare pubbliche in ambito sanitario una corsa da parte degli operatori economici costretti a mantenere aggiornati i dati di qualifica come fornitore accreditato su tutte queste piattaforme, con l’aggravante che le gare bandite alternano diversi standard documentali.
Senza scendere troppo nello specifico: l’aver costituito presso Anac il Fascicolo virtuale dell’operatore economico ha già una sua valenza ma, come portato all’attenzione di tutte le istituzioni interessate, è fondamentale riunire sotto un unico portale gli accessi per gli accreditamenti di qualifica come fornitori e di gara. Con lo stesso supporto software potrebbe essere implementato il processo del controllo scorte su tutte le unità dislocate sul territorio e permettere quello scambio di merce che al momento non è né considerato né tanto meno programmato.
Il sistema delle gare pubbliche potrebbe essere totalmente ripensato?
Sicuramente migliorato. Come associazione abbiamo espresso il nostro contributo per aggiornare le gare pubbliche e la gestione approvvigionamenti dei dispositivi medici. Perché se le Pmi dei dm rischiano la chiusura, a rimetterci non sono “soltanto” i lavoratori delle aziende e quindi l’economia del Paese ma anche, e soprattutto, i cittadini/pazienti.
Il sistema di approvvigionamento nella sanità italiana può avvenire attraverso un approccio integrato che unisca la digitalizzazione, la semplificazione delle procedure, il supporto alle Pmi, un monitoraggio rigoroso e un miglioramento della qualità; un’attenzione particolare al coinvolgimento delle risorse umane dove il faro di riferimento era è e rimane il paziente da curare.
Quali sono le azioni strategiche che potrebbero essere intraprese?
Intanto si potrebbe partire da una riforma della programmazione e pianificazione degli appalti. Ad oggi parte delle risorse (dispositivi medici, che vanno dai prodotti per la sterilizzazione a quelli per la diagnosi, la prevenzione e la cura) rimangono inutilizzate. Una pianificazione più accurata e centralizzata degli appalti sanitari – utile a verificare quali e quanti dispositivi sono davvero necessari – potrebbe contribuire a evitare la frammentazione degli acquisti e degli appalti, che spesso porta a sprechi di risorse, o ad approvvigionamenti non sempre utili all’applicazione medica.
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La programmazione strategica pluriennale degli appalti così come è prevista oggi, deve essere orientata verso obiettivi di sostenibilità, qualità e innovazione. Ma se la norma prevede una programmazione triennale, visti i rapidi tempi di cambiamento e innovazione, il sistema non funziona.
In tre anni, un dispositivo ha forte probabilità di diventare obsoleto sia rispetto alla sua specificità sia alle nuove tecnologie alternative nel frattempo realizzate e messe in commercio. Lo stesso prodotto, inizialmente strategico, potrebbe avere un’altra gamma di procedure concorrenti che potrebbero farlo uscire dagli standard di acquisto: si pensi solo al laser che sta sostituendo in molte pratiche mediche il bisturi.
Per questo, la proposta di Confimi industria, si riassume in due parole: centralizzare e razionalizzare.
Due parole chiave, per indicare quale processo?
Creare centrali di acquisto per categorie merceologiche comuni, come ad esempio forniture mediche, dispositivi sanitari o software per la gestione sanitaria. Questo permetterebbe agli ospedali di ottenere economie di scala e ridurre i costi. E non solo. Sarebbe un modo per prevedere fabbisogni reali. Dei pazienti e della sanità pubblica. L’adozione di sistemi avanzati di analisi dei dati e di previsioni sui fabbisogni a livello regionale e nazionale può evitare sia carenze che eccessi di acquisto. Rimarchiamo la necessità di un sistema di comunicazione inter-regionale/nazionale.
Ovvero?
È evidente che bisogna risolvere un problema alla base della gestione dei fondi dell’organizzazione sanitaria, che porta a sprechi di denaro e al mancato servizio per i pazienti, se i magazzini di aziende ospedaliere sono pieni di prodotti inutilizzati, scaduti, acquistati senza una reale richiesta. Confimi Sanità, nell’ottica dell’ottimizzazione della spesa che eviti processi di smaltimento di merci acquistate e non utilizzate o peggio ancora scadute, ha proposto un sistema di interscambio logistico interregionale-nazionale che permetta a tutti i soggetti pubblici di condividere le scorte di magazzino non in uso e altresì approvvigionarsi laddove si renda disponibile materiale da acquistare: meno sprechi, meno acquisti. Un sistema che permetta di “sorvegliare” le scorte e renderle disponibili con obbligo da parte della stazione appaltante di verifica prima di bandire della gara.
La tecnologia ha un ruolo in questo schema?
Adottare tecnologie come i contratti intelligenti basati su blockchain per garantire una maggiore trasparenza e ridurre i rischi di corruzione e spreco: questi strumenti potrebbero essere utilizzati per monitorare la fornitura e l’esecuzione dei contratti, tracciando ogni fase e ogni pagamento ed essere un ottimo sistema di controllo dello sforamento dei tetti di spesa e quindi controllo ai fini del payback.
In più, concentrarsi sulla qualità e sull’innovazione può contribuire a evitare sprechi legati all’acquisto di beni o servizi che non soddisfano i requisiti. Inoltre, promuovere soluzioni innovative, in particolare nelle tecnologie sanitarie, può portare a una gestione più efficiente delle risorse. Confimi Industria Sanità si è fatta promotrice di una metodologia di implementazione affidamenti, anche alla luce del sistema health technology assessment, già applicata in diversi paesi europei: anziché passare per un sistema di gare e accordi quadri che comunque prevedono vincoli di acquisto, predisporre a livello nazionale un sistema di procedimento a prezzo negoziato.