Investire in salute mentale: un’opportunità economica per il Paese. Il rapporto realizzato da Angelini Pharma in partnership con The European House – Ambrosetti
La salute mentale non è solo una questione di benessere individuale, ma un pilastro fondamentale per la crescita socio-economica dell’Italia. Secondo il rapporto “La salute mentale come motore della crescita socio-economica dell’Italia“, realizzato da Angelini Pharma in partnership con The European House – Ambrosetti nell’ambito dell’iniziativa Headway®, i disturbi mentali rappresentano un costo di circa 20 miliardi di euro all’anno per il nostro Paese, pari al 3,3% del PIL. Le perdite economiche complessive, tenendo conto di produttività ridotta, assenteismo e disoccupazione, superano i 63 miliardi di euro.
L’impatto economico della salute mentale
Attualmente, in Italia si investe il 3,4% della spesa sanitaria nazionale in salute mentale, un dato inferiore rispetto alla media europea del 5,7%. Aumentare tale investimento fino al 5% consentirebbe di generare benefici economici per 10,4 miliardi di euro, grazie alla riduzione dell’assenteismo, all’aumento della produttività e al miglioramento dell’inclusione lavorativa. Per ogni euro investito in benessere mentale, il ritorno economico stimato è di 4,7 euro, un moltiplicatore che evidenzia l’importanza di strategie mirate e strutturate per migliorare il sistema di assistenza.
Uno scenario ideale prevede di destinare il 10% della spesa sanitaria nazionale alla salute mentale. Questo permetterebbe di generare benefici diretti e indiretti per 43,3 miliardi di euro, suddivisi tra risparmi per i sistemi sanitari e sociali (29,6 miliardi) e benefici economici indiretti per il mercato del lavoro (13,7 miliardi).
Salute mentale e occupazione: una relazione bidirezionale
I disturbi mentali colpiscono una persona su sei in Italia, con una prevalenza maggiore nella popolazione in età lavorativa (64,8% dei casi tra i 20 e i 64 anni). Tuttavia, solo il 57,9% di questi riceve un trattamento adeguato, causando ripercussioni significative sul mercato del lavoro. Il tasso di occupazione per le persone con problemi di salute mentale è solo del 42,7%, un valore che scende ulteriormente al 40,2% per chi soffre di disturbi complessi. La mancanza di un impiego stabile non solo compromette il benessere individuale, ma alimenta un ciclo vizioso che incide negativamente sull’economia generale.
Un altro dato preoccupante riguarda le persone con disturbi di salute mentale, che trascorrono mediamente 30 settimane all’anno in congedo per malattia e hanno una maggiore dipendenza da sussidi di disoccupazione, evidenziando un ulteriore impatto economico negativo.
Disuguaglianze regionali e accesso alle cure
Un dato allarmante emerso dal rapporto riguarda la forte disparità regionale nell’accesso ai servizi di salute mentale. Il tasso di prevalenza trattata varia dai 266,1 casi ogni 10.000 abitanti nella Provincia Autonoma di Bolzano agli 84,8 della Sardegna. Questa differenza evidenzia un problema strutturale che necessita di interventi mirati per garantire una copertura equa su tutto il territorio nazionale.
Un altro aspetto critico riguarda la disponibilità di personale specializzato. Mentre in Svezia e Belgio il numero di assistenti sociali nel settore della salute mentale è rispettivamente di 18,4 e 17,4 per 100.000 abitanti, in Italia tale valore scende drasticamente a 2,6. La situazione è ancora più grave per i terapisti occupazionali, quasi assenti nel nostro Paese rispetto ad altre realtà europee.
Il ruolo delle aziende nella promozione del benessere psicologico
Il luogo di lavoro rappresenta un contesto chiave per la prevenzione e il trattamento dei disturbi mentali. Secondo l’OMS, circa il 15% degli adulti in età lavorativa soffre di disturbi legati alla salute mentale, con una perdita economica globale di circa un trilione di dollari l’anno a causa di assenteismo e calo della produttività. Implementare strategie di prevenzione e promozione della salute mentale nei luoghi di lavoro, come programmi di supporto psicologico, flessibilità lavorativa e formazione per la gestione dello stress, può migliorare il benessere dei dipendenti e aumentare la produttività aziendale.
Secondo le raccomandazioni dell’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro), è essenziale adottare un approccio basato su tre pilastri: prevenzione, protezione e supporto. Questo significa ridurre i rischi psicosociali attraverso ambienti di lavoro più sani, implementare programmi di sensibilizzazione e formazione e offrire sostegno mirato per il reinserimento lavorativo di chi soffre di disturbi mentali.
Conclusione: investire oggi per un futuro più sostenibile
Per affrontare la sfida della salute mentale in Italia, è necessario adottare un approccio integrato che coinvolga le istituzioni, il mondo del lavoro e la società civile. Aumentare gli investimenti nella salute mentale non solo migliorerà la qualità della vita dei cittadini, ma avrà un impatto positivo anche sul tessuto economico del Paese. Le evidenze presentate dal rapporto Headway® sottolineano l’urgenza di un’azione concreta per colmare il gap esistente e costruire un sistema sanitario più equo ed efficiente.
Oltre a incrementare gli investimenti, è fondamentale rivedere gli indicatori di monitoraggio della salute mentale nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e attivare un dibattito multidisciplinare per aggiornare le politiche di settore. Solo un approccio trasversale e inclusivo potrà garantire risultati concreti e duraturi per la salute mentale della popolazione e la crescita economica dell’Italia.