di Pietro Romano
Intesa Sanpaolo archivia un nuovo bilancio record nel 2024. Il migliore di sempre. Batte ogni previsione e si incammina a passo deciso in un anno che dovrebbe far segnare un altro risultato da incorniciare. Una crescita che rende inutili operazioni per linee esterne alla banca guidata da Carlo Messina, evitando così le complicazioni legate ad acquisizioni e fusioni, perlomeno sul mercato italiano. Una crescita che incorona ancora una volta Intesa Sanpaolo come “la” banca italiana per eccellenza, cardine di un sistema che ora ha pochi rivali in Europa per solidità e vivacità nonostante le ingiustificate accuse di essere “convoluted”, contorto, arrivate questa mattina dal “Financial Times”. Una valutazione sulla quale, magari, ritorneremo nei prossimi giorni. Anche perché non suffragata dai doviziosi dettagli che un’accusa del genere avrebbe richiesto.
Sistema solido, Paese solido
Come Messina ha sottolineato in conferenza “il sistema bancario italiano è ampiamente capitalizzato, presenta un alto livello di liquidità, sostiene famiglie e imprese ed è fortemente impegnato nella doppia transizione, digitale e verde”. Parte significativa di una economia, quella italiana, “resiliente grazie a solidi fondamentali” e grazie a “una elevata ricchezza lorda delle famiglie pari a circa 12.300 miliardi, di cui 5.700 investititi in attività finanziarie, unita a un basso livello di indebitamento e a un basso debt-service ratio”. Un’economia alla quale dà una mano consistente Intesa Sanpaolo.
Il contributo della banca
La banca, ha evidenziato Messina, fornisce un supporto non indifferente all’economia reale tricolore: nel 2024 ha erogato 70 miliardi di nuovo credito a medio-lungo termine di cui 43 in Italia, 38 dei quali a famiglie, micro, piccole e medie imprese. Circa 3100 imprese italiane sono state riportate “in bonis” da posizioni di credito deteriorato nel 2024 e circa 144mila imprese dal 2014, salvando così complessivamente in un decennio 720mila posti di lavoro. Insomma, le belle notizie che arrivano da Intesa Sanpaolo non solo limitate ai suoi azionisti ma coinvolgono l’intero sistema Paese, considerato appunto il ruolo rivestito in Italia dalla banca.
Il record dato per dato
Nel dettaglio, Intesa Sanpaolo ha terminato il 2024 con un utile netto contabile di 8,67 miliardi di euro, in aumento del 12,2% rispetto ai 7,72 miliardi contabilizzati l’anno precedente. Il risultato della gestione operativa è salito del 12,5%, passando da 13,81 miliardi a 15,54 miliardi di euro. Il cost/income ratio nel 2024 è stato pari al 42,7%. I proventi operativi netti sono stati di 27,11 miliardi di euro, in aumento del 7,5% rispetto ai 25,23 miliardi del 2023, in seguito a maggiori interessi netti (+6,9% a 15,72 miliardi) e maggiori commissioni nette (+9,4% a 9,39 miliardi). A fine 2024 il Common Equity Tier 1 ratio a regime è risultato pari al 13,9%, rispetto al 13,7% di inizio anno. Sempre a fine 2024 i finanziamenti verso la clientela erano pari a 422 miliardi di euro. Alla stessa data il complesso dei crediti deteriorati (in sofferenza, inadempienze probabili e scaduti/sconfinanti) era sceso a 4,92 miliardi di euro, in diminuzione dell’1,2% rispetto ai 4,98 miliardi del 31 dicembre 2023. Inoltre, il consiglio di amministrazione di Intesa Sanpaolo ha deliberato un saldo sul dividendo 2025 (relativo all’esercizio 2024) di 0,171 euro per azione per un ammontare complessivo in contanti di 3,04 miliardi di euro.
Le previsioni 2025
Intesa Sanpaolo ha fornito alcune indicazioni finanziarie relative anche al 2025.
Per l’intero esercizio, il management prevede ricavi in crescita, trainati dall’incremento delle commissioni nette e del risultato dell’attività assicurativa, oltre che dalla crescita degli utili da trading. I costi operativi sono stimati in riduzione, nonostante gli investimenti in tecnologia. L’utile netto è previsto superiore ai 9 miliardi di euro nel 2025. Il Common Equity Tier 1 ratio nel 2025 è stimato a oltre il 14% ante Basilea 4, a circa il 13,7% post impatto di Basilea 4 nel 2025 pari a circa 40 centesimi di punto e a circa il 14,5% post impatto complessivo di Basilea 4 pari a circa 60 centesimi di punto. Sono state confermate le indicazioni sulla futura politica di remunerazione degli azionisti. In particolare, l’istituto ha ribadito un payout ratio cash pari al 70% dell’utile netto consolidato in ciascun anno del Piano di Impresa, con un aumento del dividendo per azione relativo all’esercizio 2025 rispetto all’importo relativo al bilancio dello scorso anno. Inoltre, il management non ha escluso un’ulteriore distribuzione per il 2025 da quantificare quando verranno approvati i risultati annuali. Il management ha indicato anche un buyback pari a 2 miliardi di euro da avviare a giugno 2025, già autorizzato dalla Bce.