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OSS: VERSO UN FUTURO PROFESSIONALE PIÙ RICONOSCIUTO

operatore socio sanitario

OSS: Aimon avanza richieste cruciali per un registro nazionale, una formazione adeguata e un contratto collettivo unico, all’indomani delle nuove decisioni della Conferenza Stato-Regioni

di Flavia Scicchitano

L’ istituzione di un Registro nazionale degli operatori socio sanitari (Oss) con iscrizione obbligatoria e gratuita, la modifica del titolo di accesso alla professione, una revisione del profilo professionale. E ancora l’adeguamento del titolo di studio alle moderne esigenze del mercato e una formazione verticale che possa permettere, mentre si lavora, di giungere a nuove qualifiche professionali. Sono solo alcune delle rivendicazioni avanzate da A.I.M.O.N, Associazione Italiana Movimento Operatori Socio Sanitari, anche alla luce del via libera da parte della Conferenza Stato-Regioni alla revisione del profilo dell’operatore socio sanitario e all’istituzione della nuova figura dell’assistente infermiere.

Dottor Alessandro Corlazzoli, membro del direttivo A.I.M.O.N, come e quando nasce la figura dell’Oss?

La figura dell’operatore socio sanitario è stata istituita con l’accordo Stato-Regioni del 22 febbraio 2001, a seguito della necessità di omologare a livello nazionale vecchi titoli professionali e creare una nuova figura che potesse collaborare, cooperare e operare in ambito multidisciplinare con le altre figure del sistema sanitario nazionale. E’ chiaro a tutti come oggi il nostro profilo sia obsoleto e non riconosca e valorizzi il ruolo di questa professione. Ci teniamo a ricordare che gli Oss, sia in termini numerici sia per diffusione e presenza all’interno delle strutture, rappresentano la base del sistema sanitario. Nonostante ciò si tratta di una categoria spesso ignorata e dimenticata.

Quali sono le principali criticità da superare per ridefinire il ruolo dell’operatore socio sanitario?

Le problematiche sono ancora molte e serve un piano d’intervento a breve, medio e lungo termine. Il Governo deve poter programmare interventi e investimenti economici per permettere alla categoria di operare con maggiore professionalità e con una formazione al passo con i tempi. Stilando una breve scaletta delle priorità, certamente al primo posto troviamo l’esigenza di una concreta e corretta rappresentanza. È impensabile, oltre che antidemocratico e anticostituzionale, che oggi gli operatori socio sanitari subiscano passivamente le decisioni di altre figure professionali. Proprio in questi giorni assistiamo al diffondersi di campagne denigratorie contro categorie riconosciute dal Ministero della Salute. Un atteggiamento che dovrebbe essere fortemente contrastato non solo dal Ministero e dagli Ordini professionali ma anche dai rappresentanti di categoria, e che risulta dannoso per i professionisti, i quali non solo devono avere pari opportunità di rappresentanza ma hanno anche il dovere di tutelare i propri iscritti.

La questione della formazione

C’è poi la questione della formazione non omogenea a livello nazionale. In alcuni casi gli enti formativi non si trovano neanche censiti dalle Regioni di appartenenza, con il rischio di frequentare un corso privo di un reale valore legale. Il problema, seppur con sfaccettature differenti, è comune ad altre figure. Abbiamo titoli presenti all’interno del sistema sanitario che vengono spesso proposti come strumenti di riqualificazione professionale in caso di perdita dell’impiego. Tuttavia, a causa di una situazione poco chiara, questi titoli si trasformano in un ginepraio legislativo invece di rappresentare un’opportunità concreta. Infine, manca un contratto collettivo unico.

Basti pensare come all’interno dello stesso luogo di lavoro possiamo trovare Oss con differenti formule contrattuali, che spesso si configurano in demansionamenti. In alcuni ambienti lavorativi gli Oss vengono assunti e contrattualizzati come personale Asa (Ausiliari socio- assistenziali). L’assunzione con qualifica inferiore si traduce poi in una retribuzione inferiore e in un danno economico ai fini pensionistici. Gli stipendi spesso non arrivano nemmeno a 1000 euro, a fronte di un lavoro che impegna giorno e notte, oltre che durante le festività. Sarebbe quindi opportuno iniziare con la standardizzazione di alcuni parametri per incentivare la categoria.

Cosa cambia con le ultime decisioni della Conferenza Stato-Regioni per la figura dell’Oss?

Siamo consapevoli del contesto in cui il Governo e la Conferenza Stato-Regioni si trovano ad operare e che la situazione non sia facile da risolvere perché le criticità sono ampissime. Riconosciamo che finalmente qualcuno ha messo mano a un accordo ormai datato e superato ma, a nostro giudizio, la revisione è insufficiente e si potrebbe fare molto di più. Per questo abbiamo presentato al Ministero della Salute e al Presidente del Consiglio un progetto innovativo per la revisione della figura dell’operatore socio sanitario. Un modello che, se approvato, potrebbe essere replicato per tutte le altre professioni sanitarie.

Quali allora le principali richieste avanzate al Governo e in cosa consiste il vostro progetto?

Riteniamo sia necessaria, innanzitutto, una rappresentanza di categoria composta da Oss e non da altre categorie professionali. Chiediamo inoltre l’istituzione di un Registro nazionale degli Oss con iscrizione obbligatoria e, ci teniamo a sottolinearlo, completamente gratuita. Vogliamo evitare casi già noti di spreco di denaro richiesto agli iscritti; per questo, nel nostro progetto, abbiamo studiato e proposto una rappresentanza autosostenibile con l’obiettivo di renderla gratuita. Infine, rivendichiamo la possibilità di proseguire gli studi, per coloro che lo vogliano, attraverso un programma didattico mirato che preveda l’opportunità di progredire e di specializzarsi ulteriormente in ambito sanitario. Un modello verticale che coniughi l’esigenza o il desiderio di formarsi professionalmente e la necessità o la volontà di non lasciare il lavoro e di continuare, nel mentre, a prestare servizio.

La Conferenza Stato-Regioni ha anche istituito la nuova figura dell’assistente infermiere, qualifica che può essere conseguita dall’operatore socio sanitario a seguito di un ulteriore percorso formativo. Cosa ne pensate, siete soddisfatti da quest’ultima previsione normativa?

Le nuove disposizioni stabiliscono che per ottenere la qualifica di assistente infermiere sia necessaria la qualifica di operatore socio sanitario o un titolo equipollente ai sensi della normativa vigente, il possesso di un diploma di scuola secondaria di secondo grado quinquennale o di un titolo equivalente conseguito all’estero, e un’esperienza professionale di almeno 24 mesi come operatore socio sanitario. Il corso di formazione dovrà avere una durata complessiva non inferiore a 500 ore, da svolgersi in un periodo di tempo non inferiore a 6 mesi e non superiore a 12 mesi. Per coloro che siano privi del diploma quinquennale è richiesta l’esperienza lavorativa di 5 anni svolti negli ultimi 8 ed un ulteriore modulo formativo di 100 ore.

Nel 2003 era stata istituita la figura dell’operatore socio sanitario con formazione complementare, una specializzazione dell’Oss, che permetteva tout court di eseguire alcune attività prima demandate all’infermiere professionale. L’assistente infermiere è una figura già presente da almeno 20 anni all’ interno del Ssn, chiamata Oss con 3s oppure con Formazione complementare, ma mai riconosciuta contrattualmente. Oggi si è solo cambiato il nome e aumentato le ore di formazione. Riteniamo, per una serie di motivi – primo fra tutti la proposta di inserire gli operatori socio sanitari all’interno dell’Ordine degli infermieri – che sia necessario modificare questa denominazione per evitare ambiguità, poiché il titolo rappresenta una specializzazione degli operatori socio sanitari.

Considerazioni finali?

Come Associazione di categoria siamo estremamente entusiasti del lavoro che stiamo svolgendo. Nonostante la situazione frammentaria e confusa, finalmente siamo riusciti a vedere inserita anche la figura dell’assistente infermieristico negli atti di indirizzo dei rinnovi contrattuali. Questo dovrebbe far comprendere ai non addetti ai lavori che la scelta era già nota a tutti i rappresentanti delle categorie interessate. Il secondo aspetto da sottolineare è che, come operatori socio sanitari, nonostante le notevoli difficoltà di rappresentanza (è complesso presentare proposte agli organi competenti senza un interlocutore ufficiale), siamo riusciti a ottenere per la figura dell’assistente infermieristico un riconoscimento economico e di inquadramento all’interno del contratto nazionale. Ci teniamo a evidenziare che attualmente ciò non è possibile per altri professionisti, anche se regolarmente inquadrati, contestualizzati e riconosciuti dal Ministero della Salute.