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Spallanzani, nasce il Polo dei laboratori Rita Levi Montalcini per il futuro della ricerca

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Cristina Matranga racconta il progetto di rinnovamento dell’INMI Spallanzani, con l’apertura del primo laboratorio di Biosicurezza di Livello 4 in Italia, un traguardo strategico per la ricerca sulle malattie infettive

di Flavia Scicchitano

Un Polo dei laboratori-Rita Levi Montalcini, integrato dal nuovo laboratorio di Biosicurezza di Livello 4, unico in Italia e tra i pochi del mondo. E’ il progetto di rinnovamento che coinvolgerà nei prossimi mesi l’Istituto nazionale per le malattie infettive Lazzaro Spallanzani di Roma, dove ricerca, assistenza e formazione troveranno un denominatore comune. Il progetto sarà finanziato grazie alle liberalità realizzate in periodo Covid e, in parte, con risorse stanziate dal ministero della Salute. 

Cristina Matranga, commissario straordinario dell’INMI Spallanzani, in che cosa consiste il progetto di rinnovamento dei laboratori dell’Istituto e quali sono le ragioni alla base?

L’idea di un progetto ampio di completa rivisitazione dei laboratori del nostro Istituto deriva da due ordini di considerazioni: le strutture da modernizzare e alcuni fondi di liberalità ottenuti in epoca Covid, grazie all’ottimo lavoro compiuto durante la pandemia. Da qui la scelta di realizzare un nuovo Polo di laboratori intitolato alla memoria di Rita Levi Montalcini, scienziata formidabile e prima presidente del Comitato etico dello Spallanzani, che riunirà in un unico edificio il Dipartimento dei Laboratori, attualmente frammentato su due padiglioni, e permetterà di implementare e migliorare la dotazione strutturale e tecnologica.

In questa ottica, è prevista la progettazione e realizzazione di un nuovo edificio atto ad ospitare i due attuali laboratori di microbiologia e virologia, attraverso la collaborazione dell’Ordine degli architetti e dell’Ordine degli ingegneri della provincia di Roma. Ad oggi, infatti, i due laboratori sono ubicati in due edifici del 1936, molto belli ma concepiti con una logica diversa, le stanze ad esempio sono molto piccole. Il nuovo edificio da realizzare ex novo disporrà, invece, di spazi molto grandi in grado di ospitare macchinari moderni e di facilitare l’incontro tra ricercatori e biologi. Un ponte lo collegherà al padiglione dell’Alto isolamento dove sorgerà il BSL-4. I tempi di realizzazione sono lunghi, parliamo di un paio d’anni, abbiamo avuto comunque l’approvazione del ministero e siamo partiti con la gara. I vecchi laboratori continueranno ad esserci con finalità formativa e con il BSL-3, con un grado di sicurezza inferiore. 

Il cuore del progetto sarà il nuovo laboratorio di Biosicurezza di Livello 4, unico in Italia e tra i pochi al mondo. Di cosa si tratta?

Il laboratorio di Biosicurezza di Livello 4, che andrà a integrare il nascente Polo dei laboratori, introdurrà un’importante novità per la garanzia della biosicurezza italiana e per lo sviluppo della ricerca. Rappresenta un traguardo significativo nella gestione delle malattie infettive più pericolose e nella tutela della salute pubblica, trattandosi di un laboratorio assolutamente unico nel suo genere in Italia, nonché uno dei pochi attualmente operativi nel mondo. Il livello di biosicurezza 4 è il più elevato previsto per i laboratori di virologia e microbiologia e questa nuova struttura ci permetterà di lavorare, in condizioni di massima sicurezza, sulla diagnostica e sulla ricerca per patogeni altamente pericolosi che possono causare gravi malattie nell’uomo, ad esempio il virus Ebola, migliorando in modo significativo la capacità di rispondere in modo rapido ed efficace alle emergenze sanitarie globali.

Cristina Matranga

I nostri ricercatori, già altamente specializzati, lavoreranno in un ambiente completamente isolato, protetti da una tuta stagna pressurizzata che riceve aria dall’esterno. L’attività di formazione per gli operatori viene condotta direttamente in Istituto. I tempi per l’attivazione saranno relativamente brevi. Il Comitato tecnico-scientifico del ministero della Salute, il 30 gennaio scorso, ha dato il via libera definitivo al contributo straordinario di 1,9 milioni di euro per l’acquisizione delle apparecchiature e delle strumentazioni necessarie per avviarne le attività. Si tratta dell’ultimo atto propedeutico all’attivazione del laboratorio, che sorge all’interno del padiglione Alto isolamento ed è già pronto e funzionante dalpunto di vista strutturale e impiantistico. Sarà operativo tra qualche mese, prevediamo entro giugno- luglio 2025. 

Qual è l’importanza di questo nuovo progetto e il suo ruolo nell’ambito della ricerca? 

Dotarsi di nuove strutture, moderne e sicure, è fondamentale, soprattutto per un Istituto come lo Spallanzani, da sempre punto di riferimento nazionale e internazionale nella ricerca e cura delle malattie infettive. Si tratta di un progetto tra i più ambiziosi e sfidanti, che sicuramente caratterizzeranno i prossimi anni dell’Istituto, e che porta ad elevare gli standard di eccellenza, rafforzare ulteriormente la posizione all’avanguardia e la strategicità in Italia e nel mondo. Più in generale possiamo dire che questo è un momento d’oro per lo Spallanzani, individuato di recente anche come Centro di formazione permanente in sanità per la Regione Lazio. Questo arricchisce il nostro tradizionale binomio assistenza-ricerca, facendo dell’istituto un unicum in cui ricerca, assistenza e formazione si integrano e arricchiscono l’un l’altro. La ricerca che non diventa formazione resta autoreferenziale e la formazione non alimentata dalla ricerca rischia di rimanere sterile e ripetitiva. Di conseguenza, ricerca e formazione rendono l’assistenza qualitativamente elevata. Gli Irccs fanno ricerca e assistenza, ma a offrire il terzo filone della formazione siamo solo noi, unici nel panorama nazionale. 

Quanto ha influito il Covid sulla scelta di procedere con questo rinnovamento?

Il Covid per l’INMI Spallanzani ha costituito un momento di grande pressione ma anche di grande visibilità. Durante la pandemia il nostro Istituto ha fatto tantissimo, siamo stati i primi a isolare il virus, e questo è stato il risultato di un’attività di ricerca condotta nei decenni precedenti. E’ in questo contesto che si inserisce il progetto di rinnovazione dei laboratori. L’investimento complessivo, tra edificio e nuove attrezzature, supera i 15 milioni di euro, risorse attinte dalle donazioni ricevute dall’Istituto in epoca Covid, che abbiamo deciso di restituire alla collettività investendo in ricerca. Il ministero della Salute ha contribuito con uno stanziamento di 8 milioni. Con l’emergenza sanitaria il nome del nostro Istituto è diventato noto e ora la grande sfida è mantenere questo brand reputazionale elevato, continuando a garantire la qualità di ricerca e assistenza e della nuova attività di formazione.