
Le criticità dell’emendamento presentato dalla Senatrice Maria Cristina Cantù (proposta di modifica n. 13.0.400) al Ddl 1241 mira a separare le spese socio-assistenziali di rilievo sanitario dalle spese sanitarie
L’emendamento presentato dalla Senatrice Maria Cristina Cantù (Proposta di modifica n. 13.0.400) al Ddl 1241, intitolato “Misure di garanzia per l’erogazione delle prestazioni sanitarie e altre disposizioni in materia sanitaria“, è stato approvato in Commissione Affari Sociali del Senato lo scorso 6 marzo. Il provvedimento mira a separare le spese socio-assistenziali di rilievo sanitario dalle spese sanitarie, escludendole dal budget della Sanità pubblica. In altre parole, si intendono scorporare tutte quelle prestazioni legate all’assistenza della persona – come igiene personale, vestizione, nutrizione e mobilizzazione – che, sebbene non siano prettamente sanitarie, risultano indispensabili per chi vive con una patologia o una disabilità grave o gravissima.
Una misura che solleva forti perplessità
Numerosi esperti e associazioni hanno espresso forte contrarietà all’emendamento, avanzando seri dubbi sulla sua legittimità. Il principale timore riguarda il rischio di un abbassamento del livello di tutela sanitaria e un ampliamento delle disuguaglianze nell’accesso ai servizi sociosanitari. Le ripercussioni sulla qualità della vita delle persone più fragili potrebbero essere devastanti.
L’emendamento, infatti, introduce una restrizione degli oneri sanitari, stabilendo che il Fondo Sanitario Nazionale copra esclusivamente le attività strettamente sanitarie. Ciò va in netto contrasto con il principio della presa in carico globale della persona, che prevede un’integrazione tra assistenza sanitaria e socio-assistenziale. Questo significa che i pazienti non riceverebbero una valutazione completa della loro condizione e che il peso economico dell’assistenza ricadrebbe interamente sulle famiglie.
I punti critici dell’emendamento
L’emendamento solleva preoccupazioni su diversi fronti:
- Violazione dei principi costituzionali: La misura appare anticostituzionale e in contrasto con i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA), oltre a ignorare la “Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità“. Inoltre, potrebbe rendere problematica l’attuazione del Decreto Legislativo n. 62/2024 in materia di disabilità.
- Riduzione del diritto alla salute: La Costituzione italiana tutela il diritto alla salute come fondamentale e universale. In particolare:
- Art. 2: “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo […].”
- Art. 3: “È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale […].”
- Art. 32: “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.”
- Rischio di riduzione dei LEA: La ridefinizione restrittiva dell’onere sanitario comporterebbe un arretramento delle prestazioni attualmente garantite dai LEA. Ciò potrebbe spostare gli oneri economici sugli enti locali e sulle famiglie, compromettendo il principio di universalità del Servizio Sanitario Nazionale.
- Contrasto con la Convenzione ONU: L’emendamento non aderisce alle linee guida della “Convenzione ONU sui diritti delle persone con disabilità”, che sancisce la necessità di garantire il pieno ed uguale godimento di tutti i diritti umani per le persone con disabilità.
- Compromissione del Progetto di Vita Indipendente: La frammentazione degli oneri potrebbe avere ripercussioni negative anche sul budget destinato al Progetto di Vita Indipendente, rendendolo ancora più incerto di quanto già non sia.
Implicazioni sulla certezza del diritto
Un ulteriore aspetto critico riguarda la retroattività della norma, che potrebbe violare principi fondamentali come uguaglianza, certezza del diritto e tutela giurisdizionale. Questo rischierebbe di creare disparità tra chi ha già ottenuto sentenze favorevoli e chi ha ancora procedimenti in corso.
La salute e la tutela sociosanitaria delle persone non autosufficienti non possono essere messe in discussione con interventi normativi parziali e poco chiari. Il rischio è quello di scaricare sulle famiglie ulteriori oneri economici, mettendo in crisi il principio della presa in carico globale.