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Tempesta in borsa sul gigante dell’idrogeno verde

Industrie De Nora, storica società che opera nell’elettrochimica e nell’idrogeno verde che ha tra gli azionisti la famiglia De Nora e Snam (21,5%) è stata oggetto di una debacle borsistica senza precedenti

di Luca Lippi

Se molti analisti giustificano il crollo con le deludenti performance emerse dal CdM, in realtà la causa è altrove.

 

Il grosso problema per De Nora è il fatto che lo scorso anno c’era anche l’utile generato dalla quotazione di Thyssenkrupp Nucera di cui De Nora aveva una partecipazione.

L’utile netto risulta a -68 per cento e allora potrebbe, in parte, rendere comprensibile il tonfo in Borsa. Tuttavia a parità di situazione al netto diThyssenkrupp Nucera, De Nora ha fatto 88,8 da 101,5.

Alla fine l’aspetto negativo più grosso è che pur avendo aumentato leggermente i ricavi ha ridotto sia l’EBITDA che l’utile netto. In ogni caso la situazione finanziaria rimane positiva da 68,2 a 67,1.

Il panico che regna sui mercati

Il piano 2025 – 2027 prevede una crescita modesta, però nel mercato di qualche mese fa oggi avrebbe perso il 5 per cento, ad esagerare il 10 per cento, oltre queste percentuali non c’è alcuna logica.

Tuttavia, il panico che regna attualmente sui mercati, provoca reazioni come quella vista ieri dove, se il montone prende una direzione, il gregge lo segue, e infatti i volumi sono totalmente inspiegabili per il titolo in oggetto. 

Pare che la quotazione punti i minimi di febbraio, e questa sarebbe sicuramente un buona area di ingresso, ma nessuno può affermare che si torni a quei livelli.

I progetti della “nova” transizione energetica

L’amministratore delegato Paolo Dellachà ha spiegato che «Per gli anni successivi di piano  la resilienza dei nostri risultati economico finanziari sarà garantita dalle solide prospettive del nostro core business, Electrode e Water Technologies, che continuerà a crescere a singola cifra.

Con riferimento al business Energy Transition il rallentamento del mercato non permette di avere visibilità sui reali tempi di concretizzazione della pur ricca pipeline, che dipendono in gran parte dall’evoluzione della normativa a supporto del settore».

In sostanza, i progetti di sviluppo dell’idrogeno verde sono concreti, ma meno concreti sono i progetti della “nova”transizione energetica passata politicamente in secondo piano rispetto a qualche mese fa.