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TUMORI GINECOLOGICI: LE CURE HIGH-TECH DEL GEMELLI

ESGO 2025: Il Gemelli e le sue Cure ‘Umanamente High-Tech’ per i Tumori Ginecologici

Si è concluso a Roma il Congresso Europeo di Ginecologia Oncologica (ESGO 2025), evento di rilievo internazionale che ha visto la partecipazione di oltre 3.800 specialisti provenienti da 115 Paesi. Tra i protagonisti, il Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS e la Facoltà di Medicina e Chirurgia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore hanno presentato importanti innovazioni nel trattamento dei tumori ginecologici, con un approccio che integra tecnologia avanzata e attenzione alla qualità di vita delle pazienti.

Intelligenza Artificiale in sala operatoria

Uno dei temi centrali del congresso è stato l’uso dell’Intelligenza Artificiale (IA) in chirurgia ginecologica. La professoressa Anna Fagotti, presidente di ESGO e direttore della UOC Carcinoma Ovarico al Gemelli, ha sottolineato come l’IA possa migliorare la pianificazione degli interventi, garantendo trattamenti sempre più personalizzati.

L’IA consente di individuare con maggiore precisione la diffusione peritoneale del tumore ovarico – spiega la professoressa Fagotti – e di stabilire se una paziente sia operabile o meno. Questo garantisce equità nelle cure, permettendo di riferire le pazienti più complesse a centri specializzati“.

Un’altra innovazione riguarda il rilevamento degli errori chirurgici in tempo reale. “Attraverso l’IA, il chirurgo riceve alert immediati in caso di passaggi errati durante la laparoscopia, riducendo il rischio di complicanze“, aggiunge la presidente ESGO.

L’IA è utilizzata anche per ricostruzioni tridimensionali pre-operatorie, in collaborazione con il reparto di Radiologia del Gemelli e il Sheba Medical Center di Tel Aviv. Questo consente una migliore pianificazione dell’intervento e una comunicazione più chiara con la paziente, che può visualizzare in modo concreto il tumore e le procedure chirurgiche previste.

Tumori ginecologici ereditari: nuove linee guida

Un altro tema di rilievo al congresso è stata la presentazione della nuova Consensus sulla gestione delle donne con predisposizione genetica ai tumori ginecologici, curata dalla professoressa Claudia Marchetti e dal professor Murat Gultekin.

Questo documento affronta non solo gli aspetti clinici, ma anche la qualità di vita delle pazienti – spiega la professoressa Marchetti –. Abbiamo analizzato il ruolo della terapia ormonale sostitutiva nelle giovani in menopausa precoce post-chirurgica, stabilendo che, in assenza di tumore mammario pregresso, può essere somministrata in sicurezza”.

Un focus importante è stato dedicato alla fertilità nelle donne con mutazioni BRCA e predisposizione ereditaria ai tumori ginecologici. La Consensus ha confermato che la procreazione assistita è sicura sia nelle portatrici sane che nelle donne con pregresso tumore al seno, senza aumentare il rischio di recidiva. Inoltre, le pazienti con mutazione BRCA e precedente tumore mammario possono portare avanti una gravidanza in sicurezza.

Nuovo score di rischio per la pelvectomia

L’intervento di pelvectomia (pelvic exenteration), riservato a recidive avanzate di tumori ginecologici, presenta un rischio post-operatorio significativo. Il Gemelli ha sviluppato un nuovo punteggio predittivo (score) per valutare il rischio di complicanze, consentendo ai medici di pianificare al meglio il decorso post-operatorio.

Grazie a questo score – spiega la professoressa Fagotti – possiamo anticipare le possibili complicanze e intervenire tempestivamente, migliorando gli esiti per le pazienti“. Questo studio è stato presentato dal dottor Nicolò Bizzarri della Ginecologia Oncologica del Gemelli.

Tumore Ovarico: verso una diagnosi personalizzata con il Test HRD

Al congresso ESGO si è discusso anche delle richieste dell’Ovarian Cancer Commitment (OCC), che punta a rendere omogeneo e rimborsabile il test HRD (Homologous Recombination Deficiency) in tutta Italia. Questo test, essenziale per identificare mutazioni nei geni BRCA1 e BRCA2, consente di personalizzare la terapia con farmaci mirati (PARP inibitori e anti-angiogenici).

Oggi solo pochi centri specializzati dispongono delle tecnologie necessarie per eseguire il test HRD – sottolinea la professoressa Fagotti –. Occorre creare reti laboratoristiche regionali per garantire a tutte le pazienti un accesso equo a questa diagnosi di precisione“.

Annachiara Albanese