
Saipem e la norvegese Subsea7 pronte a unire le proprie forze in un unico gruppo da 20 miliardi di ricavi aggregati e 43 miliardi di ordini
di Luca Lippi
L’italianissima Saipem incorpora Subsea7, mantenendo la sede sociale nel nostro Paese. Si profila la nascita di un big europeo delle trivellazioni e dei servizi dell’energia.
SAIPEM
Saipem è un po’ come un “general contractor” per l’energia. Quando una compagnia petrolifera o del gas ha bisogno di costruire una piattaforma in mare, un gasdotto, o un impianto di trattamento, spesso si rivolge a Saipem per gestire l’intero progetto, dalla progettazione alla costruzione e all’installazione. Negli ultimi anni, Saipem si sta concentrando sempre di più anche sulle energie rinnovabili e sulle tecnologie per ridurre l’impatto ambientale del settore energetico. Opera in oltre 70 paesi in tutto il mondo e annovera tra i suoi clienti storici compagnie petrolifere e del gas come Eni, Total Energies, ExxonMobil, ecc. e governi.
SUBSEA7
Subsea 7 è una società multinazionale, con sede principale a Londra, Regno Unito, ma quotata alla Borsa di Oslo. Specializzata nella costruzione e nell’installazione di infrastrutture sottomarine per l’industria energetica. Il suo lavoro è essenziale per consentire l’estrazione di petrolio e gas in mare aperto e per collegare i parchi eolici offshore alla terraferma. La società sta crescendo nel settore delle energie rinnovabili, offrendo soluzioni per l’installazione e la manutenzione di parchi eolici offshore. Subsea 7 utilizza navi specializzate, ROV e team di ingegneri e tecnici altamente qualificati per svolgere queste attività in ambienti marini complessi e impegnativi.
IL BUSINESS DEL NUOVO GIGANTE
Sostanzialmente è l’unione naturale di diverse sinergie operative che si completano. Saipem, già forte nelle soluzioni onshore e offshore, vedrebbe rafforzata la sua posizione nel segmento sottomarino grazie all’expertise di Subsea7. Quindi non è una fusione esclusivamente fondata sulle “dimensioni” – le due società sono già leader nei loro settori specifici -. Il nuovo polo di eccellenza che sta per nascere sarà una svolta tecnologica di elevatissimo spessore fino ad oggi mai vista. La forza lavoro del nuovo gruppo (Saipem7) sarà di quarantacinque mila unità, novemila saranno ingegneri o project manager. Specialisti di alto valore pronti a garantire elevatissima professionalità per committenti sempre più esigenti interessati a sviluppare le perforazioni, soprattutto quelle in mare aperto.
ANALISI
Le due società valgono in Borsa 4,6 miliardi circa ciascuna. Il suo margine operativo lordo dovrebbe essere di due miliardi, necessario e sufficiente ad assicurare creazione di valore sul lungo termine. Il Margine Operativo Lordo (MOL), conosciuto anche come EBITDA (Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation, and Amortization), è un indicatore di performance economica che misura la redditività di un’azienda derivante dalla sua gestione operativa, senza considerare gli effetti della gestione finanziaria, della tassazione e delle politiche di ammortamento.
Nel comunicato stampa diffuso da Saipem si legge che l’operazione è già stata approvata dai rispettivi consigli di amministrazione. Con la firma di un memorandum di accordo che ora andrà al vaglio delle assemblee degli azionisti. Si tratta di una fusione tra pari con un rapporto di concambio fisso 50-50. In particolare gli azionisti di Subsea7 riceveranno 6,688 azioni di Saipem per ogni titolo Subsea7 in loro possesso oltre a un maxi-dividendo.
LA REGIA DI TUTTA L’OPERAZIONE E’ ITALIANA
A fusione avvenuta i grandi soci Eni, Cdp Equity e Siem Industries firmeranno inoltre un patto parasociale che blinderà il 29 per cento del capitale. La regia di tutta l’operazione è italiana. Un patto parasociale tra soci non è un accordo tra due aziende, ma un contratto privato tra alcuni soci di una stessa società per regolare i loro rapporti interni e la governance aziendale.
Quanto alla Borsa, ci sarà una doppia quotazione in Piazza Affari e alla Borsa di Oslo. Il capitale sarà in mani italiane per il 17 per cento della società (10,6 per cento farà capo a Eni e il 6,4 per cento a Cdp) contro l’11,8 per cento della norvegese Siem Industries. L’amministratore delegato in pectore è l’attuale numero uno di Saipem Alessandro Puliti, mentre Oslo sceglierà il presidente. A operazione formalizzata bisognerà vedere quale percentuale risulterà ancora in controllo dello Stato Italiano, attraverso ENI che ora ha il 21,18 per cento di Saipem, e Cdp, che ne ha poco meno del 10 per cento. Quale sarà il risultato dal punto di vista del controllo aziendale è da stabilire – ancora non si è formalizzata la fusione -, visto che il 24 per cento di Susea 7 è di Siem S.A., società con sede alle Cayman.
LA SODDISFAZIONE DEL GOVERNO
L’operazione è sicuramente vantaggiosa per gli azionisti di Saipem. La creazione di un leader globale con maggiori risorse finanziarie, tecnologiche e operative, unita a un posizionamento strategico orientato alla transizione energetica e a una maggiore diversificazione geografica, prospetta un futuro di crescita e valore per l’azienda. Riguardo l’Italia, c’è la soddisfazione del governo: questo accordo di fusione, secondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti che con il Mef è grande socio della stessa Cdp, “rappresenta un perfetto esempio di come il pubblico può valorizzare operazioni industriali imponenti. Con questa fusione, infatti, si costruisce un colosso mondiale del settore dell’ingegneria energetica ma con sede in Italia, a Milano”.