Home ORE12 Economia Risiko bancario, Bankitalia mette a posto i difensori dello status quo

Risiko bancario, Bankitalia mette a posto i difensori dello status quo

Ogni valutazione sarà compiuta a tempo debito. Naturalmente. E non poteva essere altrimenti. Ma il consolidamento del sistema creditizio italiano ridurrebbe prima di tutto il divario dimensionale tra banche italiane ed europee. Parola di Fabio Panetta, governatore della Banca d’Italia, intervenuto a Torino all’assemblea dell’Assiom Forex, la capostipite delle associazioni finanziarie italiane.

di Pietro Romano   

Il consolidamento permetterebbe, diciamo noi, di rafforzarne l’indipendenza e di conseguenza la sicurezza di quella ricchezza nazionale fondamentale che è il risparmio. Non solo.

Considerato che il boom degli utili bancari è destinato a esaurirsi – sono di nuove osservazioni del governatore – con il ribasso dei tassi sarà giocoforza per le banche combattere il restringimento dei margini con economie di scale e/o (meglio ancora) sinergie produttive.

Un tempo i “giornaloni” con le parole del numero uno dell’istituto centrale avrebbero aperto, come si dice in gergo, e ampi cenni di assenso degli opinionisti le avrebbero accompagnate. Questa volta invece, a nostro parere, sono state accolte con distanza se non freddezza. Anzi, ci si è cominciato a domandare se le aggregazioni faranno bene a famiglie e imprese. Domande sacrosante che però non ricordiamo fossero state formulate in passato.

La motivazione potrebbe stare nella paura che il risiko bancario appena partito metterebbe in movimento la “foresta pietrificata” del sistema bancario e i parrucconi che difendono lo status quo. Chissà se perché ci credono o perché siano intenzionati a tutelare posizioni personali è un altro paio di maniche.

Il coraggio di Panetta è però la dimostrazione che, sia pure con lentezza, il governo effettivo dell’Italia si sta adeguando alla voglia di cambiamento emersa con prepotenza nel Paese reale. Un modo per evitare appunto lo iato tra Paese reale e Paese legale che sta devastando diversi partner comunitari, a partire dai primi della classe (per mancanza di prove) Germania e Francia.

Forse neanche l’attuale esecutivo si è reso conto compiutamente che, sia pure con le dovute cautele, gli italiani stanno chiedendo alla politica un effettivo cambio di passo prima di tutto in economia reclamando che non devono più esistere santuari e templi di nessun genere.

Magari dimenticando anche difese territoriali di cartello e viceversa in nome della comune ragione di Stato, sarebbe ora che il governo, in barba a eventuali polemiche interne ed estere sollevate senza addurre motivazioni concrete (è il caso di un articolo del “Financial Times” in sostanza contrario all’ops di MPS su BPM), muovesse piuttosto le sue pedine con rapidità e facilitasse le aggregazioni anche in vista di battaglie contro i potentati stranieri che hanno messo gli occhi (e le mani) sulle nostre ricchezze. Quanto a rispondere a chi sentirebbe lesa la democrazia per un interventismo governativo penso che non sia il caso di rispondere né ora né mai considerato gli scheletri nell’armadio custoditi da queste “anime pie” a intermittenza.