Home ORE12 Economia L’ITALIA RIPRENDE LE TELECOMUNICAZIONI

L’ITALIA RIPRENDE LE TELECOMUNICAZIONI

poste italiane

Un altro tipo di settore sembra portare novità importanti, il settore telefonico. Allo stato dell’arte sappiamo che la preda è Tim. Attualmente in mano a Vivendi – gruppo francese – con una quota del 23,75 per cento, Cassa Depositi e Prestiti – il braccio finanziario dello stato Italiano – con una quota del 9,81 per cento, gruppo Telecom Italia al 0,63 per cento – è la fondazione -, “investitori istituzionali” al 40,64 per cento e in ultimo “altri azionisti” per il 20,84 per cento

di Luca Lippi

Telecom era già sotto osservazione da parte di CVC che è un enorme gruppo londinese – un fondo – con partecipazioni in tanti settori, specializzato nel private equity – che aveva tentato di acquistare Telecom Italia, per spezzettarla e rivenderla. Lo Stato italiano che detiene la golden share sventò l’attacco a tutela dell’italianità ma anche della continuità di un servizio strategico per il Paese. La CVC sembra, in qualche modo, non avere rinunciato, si ripresenta affiancata dall’operatore francese Iliad. Praticamente Iliad potrebbe cercare – non c’è nulla di sicuro – insieme a CVC di andare a creare una fusione con Telecom Italia, oppure una possibile OPA da parte sua e CVC nei confronti di Telecom – ma questa seconda è un’ipotesi poco possibile -.

A questo punto entra in gioco il terzo protagonista, Poste Italiane. Quest’ultimo potrebbe avere interesse all’utilizzo della rete Telecom. Esiste l’operatore Poste Mobile che attualmente si basa su Vodafone. Poste Italiane potrebbe cercare di sostituirlo con Telecom Italia e avere progetti ancora più ambiziosi.

AZIONISTI DI POSTE ITALIANE

CDP è presente in Poste italiane al 65 per cento, come lo è anche in Telecom. Un investitore istituzionale di peso, poi c’è ancora il MEF con il 29,26 per cento, quindi detiene sicuramente una maggioranza importante, e poi altre tipologie di investitori. L’assetto come sopra, genera una situazione di controllo e pilotaggio o di CDP o del MEF.

Nel grafico si nota che da quando iniziano le indiscrezioni, Telecom Italia nel 2025 inizia la fase di forza. Tra l’altro proprio a febbraio c’è un’accelerazione con un 18 per cento. Telecom non ha una storia borsistica felice, ricordiamo che il titolo da decenni è in ribasso, potrebbe continuare a non essere un’isola felice per l’investitore, tuttavia ai prezzi bassi degli ultimi anni, la risalita lo ha reso particolarmente interessante, ma con volatilità altissima. Se l’euforia dall’inizio di febbraio dovesse sgonfiarsi, il prezzo potrebbe ritracciare fino a 0,26. Al contrario potrebbe accentuarsi l’interesse degli investitori spingendo la quotazione sopra 0,28 e solo a questo punto rivalutare la situazione.

Gli altri protagonisti come sono messi?

Poste italiane è evidentemente tra i migliori titoli. Siamo attualmente sui massimi storici, ha un dividendo del 6 per cento, è un titolo su cui lo Stato è molto presente, ragione in più per catalizzare l’attenzione. Se dovesse avverarsi l’ipotesi di fusione o impegno da parte di forze italiane all’interno di TIM magari potrebbe anche esserci una fase un po’ più calante – chi compra aumenta sempre il debito -. Ma ancora più importante, è Vivendi. E’ un’azienda che in Borsa va malissimo, e che recentemente è stata suddivisa in quattro aziende diverse – una scissione – perché Vivendi ha avuto delle partecipazioni importanti.

Vivendi potrebbe decidere o di entrare in campo nella scalata a Telecom per rilevare una quota più importante all’interno di TIM oppure decidere di uscire da TIM e approfittare di questa richiesta da parte di CVC, Poste o Iliad. Per vendere la sua partecipazione. Un incasso enorme dalla vendita di una partecipata potrebbe risollevare le sorti borsistiche dell’azienda.

La strategia di CDP e Poste Italiane

E’ alle cronache uno scambio tra CDP e Poste, l’operazione si fa interessante anche per Nexi. Poste fa un’operazione di swap azionario con CDP, l’accordo prevede che Poste ceda la quote del 3,8 per cento di Nexi a CDP in cambio di 9,8 per cento di Telecom Italia e poi c’è un conguaglio in denaro. Questa mossa consente la partecipazione di CDP su nexi a 18,24 per cento, consolidando la posizione di CDP come principale azionista di NEXI. Questo apre la fusione di NEXI con Worldline SA – una fintech francese fondata nel 1972 ed è il quarto leader mondiale nei pagamenti -. Quest’ultima però non è che sia andata così bene, tuttavia sono due società che fondendosi troverebbero sinergie per potere uscire da un momento poco felice, l’obiettivo è quello di creare valore.

La maggiore integrazione di Poste con Telecom Italia è un riposizionamento, ristabilendo dei ruoli – a ognuno il suo mestiere -. Poste è una società con cui investire nell’economia italiana e solo questa operazione di ripartizione (Nexi con Worldline e Poste con Telecom) è sufficiente per crerare valore. Inoltre aumenta la posizione di forza da contrapporre a CVC qualora Vivendi cedesse al Fondo la partecipazione in TIM.

Così come si presenta la strategia di CDP e Poste Italiane, sembrerebbe vincente soprattutto per mantenere capitali in Italia, oltretutto creando sinergie necessarie e sufficienti per determinare ulteriore forza a Poste Italiane – e quindi all’Italia – sul mercato delle telecomunicazioni.