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di Riccardo Pedrizzi
A distanza di quasi diciotto anni dallo scoppio della crisi dei subprime continuano a farsi sentire gli effetti negativi delle truffe perpetrate da parte di alcuni grandi istituti di credito. E’ il caso del tasso Euribor manipolato su centinaia di migliaia di mutui e finanziamenti. Con ordinanza del 24 gennaio 2025, la Corte d’appello di Cagliari ha rinviato infatti la questione alla Corte di giustizia dell’Unione europea perché chiarisca se la prova della manipolazione dell’Euribor a opera di un pool di banche, accertata già dalla Commissione e dalla stessa Corte di Lussemburgo, possa ritenersi raggiunta anche per i giudici nazionali e se la restrizione della concorrenza attuata dal cartello di istituti di credito internazionali costituisca un’intesa vietata soltanto nel mercato dei contratti derivati oppure in qualsiasi mercato in cui il parametro che si assume alterato venga utilizzato.
Recentemente molti avvocati hanno intentato cause basate sulla questione della manipolazione del tasso europeo utilizzato per calcolare gli interessi dei finanziamenti a tasso variabile, ritenendo che la Corte di cassazione abbia stabilito che la nullità del contratto esiste quando la controparte era a conoscenza della manipolazione. Già nel 2013 per Barclays, Deutsche Bank, Hsbc, Credit Agricole, Jp Morgan, Societè Generale, Rbs la commissione Ue aveva accertato e multato l’accordo fraudolento, per tutte le altre banche bisognerà provare un’effettiva manipolazione dei tassi.
La commissione Ue con le decisioni del 2013 e del 2016 ha reputato cioè le violazioni tanto gravi che non possono non avere un effetto. La sentenza 12.007/2024 ha fissato un altro principio ossia che l’accordo tra le parti concerne non solo il tasso Euribor ma anche il suo meccanismo di quotazione. Il che ha aggravato ancor di più il danno subito dai clienti di questi istituti. Ancora prima, sempre sulla vicenda dell’Euribor manipolato, la Terza sezione civile della Cassazione (decisione 12007/2024), aveva deciso, senza rinviare alle Sezioni unite come richiesto dal Procuratore generale a fine marzo, che se la banca non è coinvolta o comunque “consapevole” della manipolazione la clausola contrattuale di determinazione degli interessi non è automaticamente nulla perché non sussiste un collegamento con l’intesa a monte, a patto che chi agisce in giudizio non dimostri che la banca sapesse della manipolazione e abbia inteso approfittarne predisponendo il contratto con il cliente.
La vicenda, come si vede, si presenta sempre più ingarbugliata giacché molti tribunali di merito hanno agito in modo differente sul fatto: c’è chi segue la Cassazione e dispone il ricalcolo degli interessi al tasso legale (Trieste, Cagliari, Brindisi e Catanzaro), chi invece (Torino, Milano, L’Aquila e Livorno) non si adegua alla ordinanza 34.889 emessa dalla terza sezione della Cassazione, il 13 dicembre 2023. In pratica la giurisprudenza di merito si è dissociata dalla decisione di una sezione della Suprema Corte del 13 dicembre 2023 (numero 34.889). La decisione aveva aperto l’opportunità per i consumatori, titolari di un mutuo in essere in quel periodo, di ottenere un eventuale ricalcolo dei tassi per la finestra considerata (29 settembre 2005 e 30 maggio 2008). Trieste, Sassari e altri tribunali del Mezzogiorno hanno mostrato un veloce allineamento alla Cassazione.
Come si ricorderà, la vicenda risale nientemeno che al 2007, quando la Commissione europea aprì una indagine contro tre banche internazionali – Crédit Agricole, Hsbc e JP Morgan – sospettate di avere partecipato alla manipolazione dell’Euribor. Alla fine del 2013, poi un gruppo di banche era stato multato da Bruxelles per un totale di 1,7 miliardi di euro per manipolazione dell’Euribor: Barclays, Deutsche Bank, Rbs e Société Générale, Citigroup e RP Martin. Eppure segnali di violazione di regole e di manipolazioni già erano emersi anni prima, se si ricorda che fu Tim Geithner a inviare, quando era alla guida della Federal Reserve di New York, nel giugno del 2008, una e-mail all’indirizzo di Threadneedle street, la banca centrale britannica, denunciando la sospetta truffa. Ma a dare il via era stata la Banca dei regolamenti internazionali (Bri) con un report del marzo 2008 che esprimeva perplessità sulla validità del tasso interbancario.
Quindi, almeno dal 2007, l’Euribor è stato sistematicamente manipolato, e di ciò sarebbero stati a conoscenza, come è dimostrato, anche esponenti di vertice sia della Banca d’Inghilterra che della Fed statunitense. Del resto anni prima, così come già accaduto per le segnalazioni alle autorità di Londra, un documento pubblicato dall’americana Cftc (Commodity Futures Trading Commission) aveva raccontato che d essere manipolato era anche, o soprattutto, il tasso Euribor, un mercato enorme che interessa una montagna di mutui, pari a oltre 200mila miliardi di derivati. «Alcuni operatori orchestravano le strategie di varie banche, con l’obiettivo di influenzare il risultato finale dell’Euribor». Chi operava in derivati e aveva necessità a seconda dei giorni che l’Euribor fosse alto o basso, si coordinava con i colleghi di altre banche per fare in modo che i vari contributi inviati a Ebf e a Thomson Reuters fossero nella direzione desiderata. (cfr Riccardo Pedrizzi, capitolo quarto de “Il Salvadanaio. Manuale di sopravvivenza economica”, Guida Editore, Napoli 2019, pagine 407, euro 18). La vicenda rappresenta l’ennesima dimostrazione di come istituti di credito e società finanziarie abbiano agito impunemente per anni. Per questo nel 2012 il commissario europeo alla giustizia Viviane Reding aveva definito i banchieri dei “banksters”, gioco di parola tra bankers e gangsters.
Nel lungo elenco di banche e istituti finanziari coinvolti nella manipolazione del tasso Euribor non ci sono banche di casa nostra, anche perché, per fortuna o per buona prassi o per maggior prudenza, non avevano operato, nella maggior parte, in titoli tossici.