Le assicurazioni sono sempre più costose, le prestazioni sempre meno qualitative in tutti i rami. A intervalli regolari, si succedono eventi che dovrebbero risvegliare la sensibilità degli individui anche su una potenziale criticità di queste società – finanziarie a tutti gli effetti – capaci di innescare vere e proprie crisi
di Luca Lippi
L’esempio di un focolaio ancora ardente è il fallimento del gruppo assicurativo lussemburghese Fwu. Coinvolgerebbe almeno centomila italiani per un importo complessivo di circa 300 milioni di euro. Il piano di rientro concordato dalla Fwu con l’autorità di controllo lussemburghese è scaduto il 12 dicembre scorso e le polizze sottoscritte rischiano concretamente di trasformarsi in carta straccia.
È un vero e proprio terremoto che mina la serenità di molti – troppi – che hanno scelto il ramo uno (polizze vita) e ramo tre (Polizze finanziarie) scambiando tali servizi come “investimenti”, perché così sono stati venduti. assicurazioni crisi
La compagnia assicurativa FWU
FWU (Financial Wealth Unlimited) è una compagnia assicurativa con sede in Liechtenstein, è stata al centro di uno scandalo finanziario internazionale nel 2023. La vicenda ha generato la perdita di ingenti somme di denaro investite dai clienti attraverso prodotti assicurativi, la più parte collegati a investimenti complessi, con accuse di scarsa trasparenza e gestione rischiosa.
Seppure il nome non sollecita la memoria di chi non si occupa professionalmente di finanza, è utile sottolineare che Fwu gestiva attivi per diversi miliardi di euro, provenienti principalmente da polizze assicurative. Le cifre esatte non sono state mai rese pubbliche in modo trasparente. Perché – pur operando principalmente in Europa – aveva anche una presenza in altri continenti attraverso società collegate. I principali paesi operativi includevano Germania, Austria, Italia, Francia, Spagna, Portogallo, e alcuni paesi dell’Est Europa. Il riferimento alla Fwu è solo uno spunto per una riflessione assai più profonda.
Dal settore assicurativo può originare una crisi finanziaria?
Rispondere affermativamente alla domanda non sarebbe scorretto. Le assicurazioni sono un elemento – insieme ad altri – che alimentano lo sviluppo di crisi.
Le crisi finanziarie solitamente derivano – statisticamente – dal settore immobiliare. Ultimamente i media sottolineano con una certa – sospetta? – insistenza l’accostamento ai “cambiamenti climatici” in contrapposizione col settore assicurativo. Sembra un’invocazione per giustificare l’aumento delle tariffe assicurative. Fanno da eco alle lamentele degli assicuratori che lanciano l’allarme per gli enormi costi derivanti dalle continue incursioni di bombe d’acqua e uragani. Invero il comparto assicurativo è già pesantemente gravato dal settore sanitario, ma desta maggiore attenzione la rilevanza delle difficoltà nel settore immobiliare. Se le compagnie assicurative cedono sotto la pressione del settore immobiliare, inevitabilmente alzeranno i premi e ridurranno le prestazioni. Il riflesso di questa azione, oltre che direttamente sul comparto immobiliare, avrà ripercussioni anche sul settore bancario per il minor numero di mutui “erogabili”.
I sensibili rialzi dei premi assicurativi e le prestazioni sempre minori – ambito immobiliare e sanitario – si trasformano in problemi sociali e minano sensibilmente la fiducia.
La strategia usata dalle compagnie
Non si discute di problemi recenti: già quindici anni fa si era aperto un dibattito molto interessante a seguito della pubblicazione di un libro denuncia “Delay Deny Defend: Why insurance companies don’t pay claims and what you can do about it” di Jay Feinman. Ritardare, negare e difendere è la strategia usata dalle compagnie per evitare di ottemperare agli obblighi contrattuali. Di fatto sfiancando emotivamente e anche economicamente – le cause costano – il cliente. Il metodo usato dalle assicurazioni per ottimizzare i profitti è pratica nota a chiunque si sia trovato nella situazione – malaugurata – di dovere ricorrere alla pretesa di copertura di eventi.
Sarà quanto detto sopra ad innescare la prossima crisi economica? Nessuno sarebbe in grado di rispondere a questa domanda, tuttavia è innegabile che il settore assicurativo potrebbe realmente manifestare problematiche di non poco conto e una crisi in questo settore non può assolutamente essere trascurata.
Le assicurazioni sono rischiose? assicurazioni crisi
In linea di principio no. Per quanto riguarda le compagnie più note, basta andare sul sito dell’IVASS per averne un’istantanea della solidità. Tuttavia, è bene tenere presente che anche i migliori organismi di controllo delle società, funzionano come “le Forze dell’Ordine”, intervengono a “fatto” compiuto, forse impedendo l’effetto domino, ma difficilmente il coinvolgimento diretto dei malcapitati.
Le crisi finanziarie che si sono succedute dal 2008 a oggi, hanno minato seriamente la solidità patrimoniale di diverse società finanziarie e con esse anche le compagnie di assicurazione. Le compagnie con sede operativa in Italia godono la protezione di normative severe e a tutela dei sottoscrittori piuttosto valide, ma c’è sempre il problema della “reciprocità di autorizzazione” tra i Paesi europei che il consumatore non sempre valuta con la dovuta competenza. In ogni caso, sempre nell’ottica di non dovere mai dare nulla per scontato, anche in Italia c’è stato un piccolo terremoto – piccolo perché i media non hanno voluto sottolineare con la dovuta enfasi il caso – che ha riguardato EUROVITA.
Ha senso investire in polizze del ramo I e del ramo III?
Non bisogna mai investire con le polizze assicurative! Che siano multi ramo o direttamente unit-linked, in tutti e due i casi non hanno alcun senso. Le polizze d’investimento multi ramo investono una parte in obbligazioni (gestione separata) e una parte in unit-linked che investe in Fondi, sostanzialmente tutte cose che si possono fare senza necessariamente passare per una compagnia di assicurazione. Sono vere e proprie scatole all’interno delle quali sono collocati altri strumenti finanziari. Gli strumenti finanziari al loro interno hanno un costo – generalmente molto elevato – che si somma al costo della scatola che li contiene – il guadagno della compagnia assicurativa -. Ecco che il sottoscrittore paga due volte: una volta la compagnia assicurativa e un’altra volta il gestore dei fondi. I prodotti all’interno di queste scatole sono generalmente prodotti inefficienti, capaci di produrre valore ma non a sufficienza, per garantire il potere di acquisto del denaro investito. Sostanzialmente distruggono valore. assicurazioni crisi
Dov’è il guadagno del sottoscrittore?
Calcolando che una gestione separata costa mediamente al cliente circa 1,75 per cento l’anno – da togliere al rendimento netto delle obbligazioni sottostanti- e che una unit-linked costa circa 4,75 per cento l’anno. Dov’è il guadagno del sottoscrittore? Inoltre, in regime di gestione separata la polizza non può essere liquidata prima dei cinque anni. Salvo dietro il pagamento di una forte penale, diventa totalmente inadeguata anche rispetto a lasciare la liquidità in giacenza su un conto deposito.
Quando questi prodotti vengono proposti al potenziale sottoscrittore, spesso si usa la tecnica di valorizzarne l’efficacia sottolineando l’opzione caso morte del sottoscrittore. Tale opzione è valida, però si calcola rivalutando il capitale versato – al netto dei costi di caricamento – a meno dell’uno per cento!
Sostanzialmente con una polizza temporanea caso morte – che è come una RCA auto – attraverso la quale, con poche centinaia di euro l’anno i beneficiari riceveranno un capitale stabilito all’atto della stipula da parte del “de cuius” si ottiene un risultato sensibilmente più apprezzabile. Ovviamente la Temporanea caso morte non sarà mai offerta perché il venditore non ci guadagnerebbe nulla!
Perchè le assicurazioni aumentano?
Se parliamo di assicurazioni RCA e garanzie accessorie, purtroppo l’aumento è strettamente legato all’aumento del costo dei beni e dei servizi. A fronte di un periodo ad alta inflazione degli anni scorsi, i prezzi hanno subito una forte accelerazione inficiando considerevolmente sul costo della vita di ciascun individuo. L’aumento dei costi dei pezzi di ricambio per autoveicoli e l’aumento della manodopera da parte degli artigiani, pesa notevolmente sulle assicurazioni che devono sostenerne l’onere a seguito di un contratto. Per questo motivo le assicurazioni sono aumentate del 27 per cento che, mediamente, corrisponde all’aumento dei prezzi al consumo. Questi ultimi non scendono più neanche se l’inflazione tornasse a zero, altrimenti entreremmo in deflazione.
Discorso simile per quanto riguarda le polizze degli altri rami. L’allineamento a ribasso dei tassi di interesse preme enormemente sulle percentuali di guadagno delle compagnie di assicurazione. Questa dinamica agevola la sofferenza del conto economico delle compagnie che, al netto di forti riduzioni dei costi interni e il ricorso a venditori sempre meno professionali – propongono servizi assicurativi oggi e domani potrebbero vendere aspirapolveri -, sta progressivamente deteriorando il mercato mettendo nella pancia clienti che non “capiscono” il servizio sottoscritto e ne richiedono il rimborso anticipato creando i presupposti di crisi come quella di Eurovita sopra descritta.
La crisi del settore assicurativo potrebbe essere una miccia per una crisi finanziaria assai più grave
La “crisi delle assicurazioni” è una problematica complessa che richiede un approccio multifattoriale che coinvolga le compagnie assicurative, le autorità di vigilanza e gli stessi consumatori. È fondamentale promuovere una maggiore trasparenza, un servizio di qualità e una cultura della prevenzione per garantire un sistema assicurativo sostenibile ed efficiente. Scambiare un contratto assicurativo per un servizio di investimento è un errore che origina dal fenomeno dilagante dell’analfabetismo funzionale.
L’aumento dei prezzi, il taglio dei tassi di interesse, l’invecchiamento della popolazione, la scarsa professionalità dei venditori, l’incapacità di evolvere per nuovi rischi (cyber risk, rischi legati al cambiamento climatico, etc.) che richiedono nuove forme di assicurazione, stanno lentamente minando la stabilità finanziaria delle compagnie assicurative.
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