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L’EGEMONIA ECONOMICA PASSA PER PANAMA E GROENLANDIA

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Se non si ha un piano strategico, automaticamente si entra nel piano di qualcun altro. “Non escludo di usare la forza per avere il controllo di Panama e la Groenlandia”. Con queste parole Trump sottolinea la volontà di espandersi

di Luca Lippi

Ovviamente la violenza verbale è un’iperbole, non sarebbe necessaria nessuna “forza”, è solo una strategia di pianificazione a lungo termine di politiche economiche attraverso espansioni egemoniche, esattamente come sta facendo la Cina in Africa, ed esattamente come “non sta” facendo l’Europa più impegnata ai tappi che devono rimanere ancorati alle bottiglie di plastica.

GROENLANDIA

Non è la prima volta che gli USA prestano attenzione a questo territorio. Già a metà dell’800 l’interesse americano verso questa terra ghiacciata era emerso insieme a quello per l’Alaska. L’intemerata di Trump, pare, non sia affatto una suggestione. Don Jr – figlio di Donald – è già in Danimarca – la Groenlandia fa parte della Danimarca – per sondare l’opinione della comunità danese. La Danimarca, ovviamente, non ha accolto con entusiasmo le parole del ciuffo più impertinente d’America.

Utile ricordare che l’ultima trattativa per acquistare la Groenlandia da parte degli stati Uniti è del 1951. Da quella trattativa, però, nasceva l’accordo di stabilire una base militare USA sul territorio che a oggi, offre lavoro a circa 1000 groenlandesi. La popolazione totale della Groenlandia è di 55 mila persone, quindi il 2 per cento dei groenlandesi è già al soldo degli USA.

Gli Stati Uniti cercano un interesse concreto sul territorio, non necessariamente la sua conquista. La Danimarca non ha risorse per sfruttare un territorio così poco accogliente, tantomeno è in grado di difenderlo militarmente, quindi quasi sicuramente l’egemonia statunitense potrebbe concretizzarsi anche attraverso un accordo bilaterale.

LA POSIZIONE STRATEGICA E MILITARE

La Groenlandia occupa una posizione strategica e militare importantissima per la sicurezza nazionale statunitense che avrebbe il controllo di eventuali transiti di missili balistici da paesi potenzialmente nemici come la Cina o la Russia.

Nel campo delle risorse naturali della porzione di territorio Danese in oggetto, parliamo di Petrolio, gas naturale, minerali delle terre rare…essenziali per la produzione di tecnologie avanzate. Nel contesto attuale di scioglimento dei ghiacci l’accesso a queste risorse naturali diventa molto più semplice. Aprendosi i ghiacciai, si sono aperte anche nuove rotte marittime nell’Artico e il controllo di queste rotte è strategicamente importante. Per tutte queste ragioni, già nel primo dopo guerra, gli Stati Uniti avevano fatto un’offerta di cento milioni di Dollari – dell’epoca – per acquistare la Groenlandia dalla Danimarca.

L’estensione del territorio USA nel Nord è un obiettivo antico. Per esempio, l’Alaska – a Nord-Ovest del continente americano – fu acquistata dagli Stati Uniti – era tra i possedimenti dell’impero russo nel 1867 – per 7,2 milioni di Dollari dell’epoca – 129 milioni di Dollari circa di oggi – e fu un ottimo investimento per l’espansione territoriale, rafforzamento della presenza nel Pacifico settentrionale, risorse naturali piuttosto importanti che riportano alla memoria la famosa corsa all’oro. Vasti giacimenti di petrolio furono scoperti in seguito. Tutto questo, insieme alle famose vene aurifere, determinarono il pessimo affare della Russia che considerava il territorio un’inutile ghiacciaia.

Dunque gli Stati Uniti prendono due piccioni con una fava, proteggere il continente a Nord-Ovest dalla potenziale espansione inglese – all’epoca il Canada era una colonia inglese -, oggi si vuole mettere in protezione il confine Nord-Est con l’annessione della Groenlandia. Cosa succederà concretamente? Non si saprà finchè non verranno intraprese iniziative negoziali tra USA e Danimarca. Allo stato dell’arte c’è solo una concreta polarizzazione a livello di alleanze, promettono dazi alla Danimarca in caso di opposizione a un’influenza sulla Groenlandia, dazi all’Europa se non compra petrolio americano. Tutto questo, ai tavoli negoziali, potrebbe portare a nuove alleanze.

PANAMA

Altro nodo è Panama. “Ne abbiamo bisogno per la nostra sicurezza economica. È stato costruito per i nostri militari”, con queste parole Trump ha voluto sottolineare con maggiore chiarezza la volontà di “liberare” sviluppo economico egemonizzando le vie di comunicazione.

CANADA

Anche riguardo il Canada Trump avrebbe ipotizzato l’annessione agli Stati Uniti per due motivi: un disavanzo commerciale importante, il totale disinteresse ai prodotti canadesi – forse al netto dello sciroppo d’acero – e una linea di confine che non avrebbe alcun senso se non un potenziale pericolo per la sicurezza nazionale.

Attenzione a un particolare: anche l’Europa ha un forte disavanzo commerciale con gli Stati Uniti, potrebbe non essere solo una suggestione l’agevolazione da parte degli USA a far entrare il Canada nell’UE, in fondo l’ex colonia inglese ha bisogno di più persone, mentre la UE ha bisogno di più spazio e risorse, chissà che non si apra una finestra polarizzante anche per il Vecchio Continente?

Profilo strategico, opportunistico e espansionistico

La politica americana appare determinata ad approcciare sotto il profilo strategico, opportunistico e espansionistico. L’espansionismo strategico è il rafforzamento della posizione globale degli USA attraverso l’acquisizione o l’egemonia su territori valutati strategicamente rilevanti. Tutto questo, soprattutto riguardo la Groenlandia, apre a un’accelerazione economica da parte degli USA.

Da non sottovalutare la questione della difesa. Ovviamente le prospettive di sviluppo di questa pianificazione richiedono tempi piuttosto lunghi, ma quello che catalizza l’attenzione di chi osserva è la determinazione da parte degli USA di restare egemonici al livello mondiale per almeno un altro secolo, e il lavoro di oggi è necessario al raggiungimento di questo obiettivo.

Pianificazione politica UE

Questa strategia è assai lontana dalla pianificazione politica della UE. L’Europa pare accontentarsi della ricchezza accumulata fino ad oggi senza pensare che tale ricchezza, senza sviluppo e reinvestimento è destinata a finire, mettendo a rischio il futuro delle generazioni che verranno.

La “visione” è il vero problema della UE! Le politiche del Vecchio Continente sono legate ai desideri di chi vota, e chi vota vuole la pensione oggi, il reddito di cittadinanza oggi, vuole privilegi oggi. Non c’è alcuna visione per il futuro. Garantire il benessere per cento anni richiede azioni per cento anni. Gli Stati Uniti hanno compreso questa dinamica, l’Europa no!

L’approccio aggressivo di Trump non è certo l’esempio da seguire, ma alla fine il tycoon negozia sempre, di sicuro, però, è da contestare anche l’approccio “seduto” dell’UE, che nel lungo termine, oltre arrecare danni interni, rende impraticabile anche il mercato per l’estero. In questo modo si determina con assoluta determinazione la scelta degli Stati Uniti di essere un’area coloniale e l’Europa colonia. Usare un’influenza politica – come fa la Cina e come vuole fare l’America – per garantire sviluppo economico che alla fine giova a chiunque globalmente, non significa colonizzare con la forza come succedeva nel secolo scorso, ma semplicemente stringere alleanze strategiche. L’Europa, da questo punto di vista, non ha visione. Quindi la conclusione è che se non si ha un piano strategico automaticamente si entra nel piano di qualcun altro.