Dalle tecnologie avanzate agli approcci multidisciplinari, la radiologia interventistica ridefinisce i confini della medicina, offrendo soluzioni non invasive per patologie vascolari, oncologiche e della colonna vertebrale
di Riccardo Romani
Che cosa s’intende per Radiologia Interventistica?
Per Radiologia Interventistica s’intende una serie di interventi – per lo più terapeutici, non più diagnostici – che vengono eseguiti con un ciclo di raggi x o tecniche ecografiche o di risonanza magnetica. I trattamenti vanno dall’ambito vascolare (arti inferiori, aorta addominale e toracica, vasi intracranici), a quello oncologico (soprattutto epatico e renale), a quello delle patologie benigne, ad esempio quelle dell’apparato genitale maschile (ipertrofia prostatica benigna) e femminile (fibromatosi uterina).
Nell’ambito oncologico, vanno inoltre compresi gli esami bioptici, con l’ausilio della TAC, per ottenere diagnosi istologiche. Infine, c’è l’attività relativa alla colonna vertebrale, in caso di fratture.
Com’è stata la sua formazione?
Durante gli anni della specializzazione che ho svolto all’Università La Sapienza di Roma, ho avuto subito un colpo di fulmine per l’ambito dell’interventistica, per cui ho sempre partecipato alle attività di sala. È stata un’esperienza formativa molto importante, perché chiaramente lì ero all’interno di una delle più importanti scuole a livello nazionale e dove ho avuto modo di conoscere molti colleghi stranieri. Ho fatto anche un percorso di formazione a Londa, di sei mesi, che ha arricchito il mio bagaglio culturale e professionale.
Come si è evoluta la Radiologia Interventistica negli ultimi anni?
Ha avuto una grande evoluzione, grazie all’ausilio dell’innovazione tecnologica e all’introduzione nel mercato di dispositivi sempre più di ultima generazione. Faccio un esempio: nella patologia aneurismatica cerebrale esistevano casi che non potevano essere trattati, perché avevano un’alternativa solo chirurgica. Nel giro degli ultimi dieci anni, con l’introduzione degli stent a direzione d’influsso, è difficile trovare una patologia di questo tipo non trattabile. Così come nella patologia aortica, una serie di casi che fino a qualche tempo fa erano di esclusiva pertinenza chirurgica open, con tassi di mortalità molto elevati, hanno avuto la possibilità di avere un approccio endovascolare. Poi, c’è stata un’innovazione in termini di ricerche e procedure nuove che vengono eseguite, ad esempio l’embolizzazione dell’arteria prostatica, che è una realtà molto solida ed è piuttosto giovane: si effettua da cinque-sei anni, dopo l’acquisizione di dati clinici a supporto per renderla diffusa nell’ambito di tutto il mondo.
Qual è la dotazione tecnologica di cui dispone per la sua attività?
Siamo molto fortunati, perché abbiamo un angiografo biplano di ultima generazione, che ci permette di agire sia sul distretto vascolare, sia cerebrale sia periferico. Con questo strumento, siamo in grado di fornire trattamenti di altissimo livello. In più, abbiamo una sala ibrida, che condividiamo con i chirurghi vascolari, grazie alla quale ad eseguire sia la patologia aortica vascolare complessa. Con procedure ibride (open ed endovascolari), sia ad affrontare situazione di emergenza (ad esempio, parti con elevato rischio di emorragia post-partum o poli- traumi). Abbiamo anche la possibilità di eseguire TAC intraoperatorie, che ci permettono in molte procedure di avere un margine di sicurezza notevole.
Come giudica gli specializzandi in Radiologia?
Direi che il livello è buono. Abbiamo una collaborazione con l’Università di Perugia, con la Scuola di Specializzazione in Radio-Diagnostica, diretta dal professor Scialpi. Abbiamo degli specializzandi che turnano annualmente nella nostra sezione e devo dire che sono di buon livello.
Come si è evoluta la sicurezza rispetto alla sua attività?
Il tema della radio-protezione, che riguarda gli operatori e i pazienti, si è evoluto positivamente grazie agli strumenti tecnologici di nuova generazione, che permettono di ridurre la quantità di dose ionizzante e di monitorarla in tempo costante.