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Lettera ai Lettori – La Sanità pubblica è davvero priorità della politica?

sala d 'attesa ospedale

di Katrin Bove

Ha ragione Simona Gabanelli, quando nel libro “Codice rosso – Come la sanità pubblica è diventata un affare privato”, scritto insieme a Simona Ravizza, afferma: “Il servizio sanitario pubblico si sta via via svuotando. Uno sgretolamento iniziato vent’anni fa ed ogni Governo ci ha messo del suo, perché mancano i medici, mancano gli infermieri, le scuole di specializzazione non sfornano abbastanza, la medicina territoriale, che già aveva un grosso problema, è esplosa con le sue carenze durante gli anni della pandemia. I dati relativi agli accessi impropri al Pronto Soccorso, quattro milioni ogni anno, lo confermano. Gli ospedali pubblici, oltre alla carenza del personale, vivono la carenza dei posti letto a disposizione e risentono in modo drammatico del problema delle liste d’attesa”.

Conseguenza di tutto ciò, sostiene la Gabanelli – e siamo d’accordo con lei – è il ricorso al settore privato. Aggiungiamo che il ricorso all’attività privata è diventato strutturale e imprescindibile se il problema da affrontare è serio e non differibile nel tempo.

Il pubblico si dimostra sempre più incapace di affrontare l’urgenza

Tutto questo avviene in un Paese che per spesa sanitaria pubblica pro-capite – i dati sono stati rilevati di recente dalla Fondazione GIMBE – si colloca solo al 16° posto tra i 27 Paesi europei dell’area OCSE e in ultima posizione tra quelli del G7. La spesa sanitaria pubblica si attesta al 6,2% del PIL, percentuale inferiore sia rispetto alla media OCSE del 6,9%, sia rispetto alla media europea del 6,8%.

In Europa siamo primi tra i paesi poveri, davanti solo a Spagna, Portogallo e Grecia e ai paesi dell’Est, esclusa la Repubblica Ceca. Dal 2010, per tagli e definanziamenti effettuati da tutti i Governi, la distanza con i Paesi europei è progressivamente aumentata sino a raggiungere $ 623 nel 2019. Poi il gap si è ulteriormente ampliato, sia negli anni della pandemia, quando gli altri paesi hanno investito molto più dell’Italia, sia nel 2023 perché di fatto la nostra spesa sanitaria è rimasta stabile.

Al cambio corrente dollaro/euro – ha affermato Cartabellotta, presidente della Fondazione GIMBE – il gap con la media dei paesi europei nel 2023 raggiunge € 807 pro-capite che, tenendo conto di una popolazione residente ISTAT al 1° gennaio 2024 di quasi 59 milioni di abitanti, si traduce nell’esorbitante cifra di oltre € 47,6 miliardi”.

La sanità pubblica è la vera emergenza dell’Italia

Siamo d’accordo con chi sostiene che la sanità pubblica è la vera emergenza dell’Italia e che senza un’inversione di rotta il destino sarà quello di rinunciare al diritto costituzionale della tutela della salute, già ampiamente compromesso per la fascia di popolazione più debole – sono 4,5 milioni gli italiani che rinunciano alle cure e agli esami – e per quasi l’intero Mezzogiorno.

C’è da chiedersi, quindi: la sanità pubblica è davvero la priorità della politica o la solita ipocrisia all’italiana ha già deciso, senza esplicitarlo, di percorrere altre strade?