Niente regalo sotto l’albero, secondo quanto risulta da diversi quotidiani – nei fatti è anche vero – l’emendamento che prevedeva la rottamazione quinquies è stato respinto. Detto questo, la rottamazione quinquies ci sarà oppure no? Facciamo chiarezza
di Luca Lippi
Esistevano due emendamenti: il primo sulla legge di Bilancio che non è passato. Motivo per cui i quotidiani hanno titolato che non ci sarebbe stata nessuna nuova rottamazione. Esiste, però, un secondo emendamento sul decreto fiscale, che dovrebbe essere approvato entro il 18 dicembre 2024, all’interno del quale si parla di una rottamazione. Ovviamente, la certezza se ci sarà o meno una rottamazione quinquies dipenderà dal quest’ultimo emendamento – all’interno del decreto fiscale -.
COSA CAMBIA NEL 2025 PER IL FISCO
La riforma della riscossione ha determinato una rivoluzione in materia di “discarico” delle cartelle. Cartelle di pagamento non riscosse entro il 31 dicembre del quinto anno successivo a quello di affidamento che dovranno essere restituite all’ente titolare del credito. Prevede rateizzazioni più lunghe e anche la modifica degli atti esecutivi.
Al netto di tutto questo, che si proceda a rendere esecutiva una nuova rottamazione delle cartelle, o che si dia seguito alla vecchia rottamazione – la quater – con nuove disposizioni, poco importa. Quella che potrebbe essere la vera novità sarebbe – ancora dobbiamo usare il condizionale – la possibilità di saldare le vecchie cartelle esattoriali per i decaduti dalla vecchia rottamazione. Cioè tutti coloro che per motivi diversi non hanno potuto saldare una o più rate della vecchia rottamazione. In estrema sintesi, si sta ragionando se concedere una seconda possibilità a chi è decaduto dalla rottamazione quater. Contestualmente si aprirebbero le porte a coloro che per diversi motivi non avevano aderito. L’intento del legislatore è quello di prevedere un numero sempre maggiore di cartelle dentro la nuova rottamazione.
IL BENEFICIO DELLA ROTTAMAZIONE
Nell’emendamento c’è anche l’estensione del beneficio della rottamazione. In questa forma è corretto parlare di rottamazione quinquies dal momento che verrebbero inserite nella nuova rottamazione anche le pendenze esattoriali passate in affidamento all’Ag.Entrate e Riscossione tra il primo luglio 2022 e il 31 dicembre 2023.
IL DISCARICO AUTOMATICO
Con il decreto riscossione c’è la cancellazione automatica delle cartelle più vecchie. È un discarico automatico perché non è previsto l’intervento diretto del contribuente, tutto si risolve con decisione apicale – come direbbero quelli bravi – da parte di Ag. Entrate. Questa decisione è stata concordata per tutte quelle cartelle esattoriali emesse che per cinque anni non hanno avuto alcun riscontro da parte dei contribuenti – ricordiamo che la gestione delle cartelle esattoriali per l’Ente ha un costo importante -. È importante specificare, anche, che le cartelle non riscosse da oltre cinque anni decadono solo per i soggetti dichiarati deceduti, falliti e nullatenenti, tutti gli altri dormano comunque preoccupati.
LA BOCCIATURA DEL PRIMO EMENDAMENTO
Riguardo la sorte infausta dell’emendamento alla Legge di Bilancio, questo prevedeva la rottamazione con il pagamento in 120 rate e l’esclusione degli interessi e delle sanzioni. Dunque il pagamento del solo capitale e le spese di notifica e procedura esecutiva. La proposta è stata ritenuta inammissibile per carenza e idoneità di compensazione.
IL SECONDO EMENDAMENTO
Sebbene il primo emendamento sia stato respinto, è comunque vivo un secondo emendamento – al Decreto Legge Fisco – che parla di risoluzione agevolata dei carichi fiscali, ed è al vaglio della commissione Bilancio del Senato.
COME CAMBIEREBBERO LE REGOLE
Sottolineiamo che non c’è alcuna approvazione ancora. L’emendamento presentato nell’ambito della conversione in legge del decreto fiscale DL n. 155 del 2024 PROPONE la rottamazione delle cartelle esattoriali esclusivamente per i carichi affidati all’AG Riscossione dal primo luglio 2022 al 31 dicembre 2023. Riguarda i debiti con L’Erario e quelli Previdenziali o verso i Comuni, in ogni caso previa delibera degli Enti creditori. In sostanza, le regole sono le medesime della più nota “pace fiscale”. Il contribuente dovrebbe presentare domanda entro aprile 2025, e pagare la prima o unica rata entro il 31 luglio del 2025. Sarebbero previste 18 rate trimestrali (cinque anni) con le prime due rate pari al dieci per cento della somma complessivamente dovuta.
NON RESTA CHE ATTENDERE IL 18 DICEMBRE
La rottamazione quinquies, o la rimodulazione della quater, ci sarà sicuramente – troppe le indiscrezioni che violano i bunker di Ag Entrate -. Tuttavia c’è da confidare sul parere degli esperti, i quali, per la più parte, consigliano una dilazione più lunga (dieci anni), una rateizzazione mensile anziché trimestrale e senza le due maxi rate iniziali.
Questo è giusto perché, al netto delle cartelle di importi “modesti”, bisogna considerare imprenditori e aziende in difficoltà che non hanno pagato per insufficienza di cassa. Gli importi di queste due figure giuridiche non sono proprio uguali agli importi di una piccola P.IVA e del furbetto che non ha pagato la tassa sulla casa. La maxi rata iniziale è comunque un fardello troppo pesante per qualsiasi azienda in difficoltà che sta cercando di sopravvivere. E’ confortante che le Commissioni chiedano consiglio agli esperti e ai rappresentati dei vari settori, probabilmente la rateizzazione non sarà di trentasei rate trimestrali, ma forse di 72 mensili sì.