di Katrin Bove
Nonostante i proclami dei Governi che si susseguono, la natalità continua a diminuire nel nostro Paese: nei primi tre mesi del 2024 si è registrato un ulteriore calo del 2% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Dal 2008, ultimo anno in cui si è assistito ad un aumento delle nascite, il calo è stato di 197.000 unità (-34,2%).
Il numero medio di figli per donna nel 2023 è pari a 1,20, molto vicino al minimo storico di 1,19 figli registrato nel 1995. Ricordiamo che occorrerebbero 2,1 figli per donna per assicurare la stabilità a una popolazione. Sotto questo dato, si trovano quasi tutti i Paesi dell’OCSE, anche se l’entità del problema varia da paese a paese.
Il fattore dell’invecchiamento
A questo si aggiunge il fattore dell’invecchiamento: gli anziani sono destinati a diventare, nell’arco di un breve spazio temporale, 18-20 milioni. Questo accade in un contesto in cui la popolazione, nel suo insieme, dal 2013, diminuisce: al primo gennaio 2024 gli italiani sono diventati poco meno di 59 milioni, 7.000 in meno rispetto alla stessa data dell’anno precedente.
Questa diminuzione quantitativa non è compensata dal contributo dell’immigrazione, che per essere efficace si stima debba prevedere l’ingresso in Italia di almeno 500.000 persone all’anno, con problemi enormi legati al governo di una situazione del genere. Non c’è alternativa, perché un Paese viva, che aumentare il tasso di fecondità e quindi la natalità.
Le misure di spesa pubblica sono generalmente efficaci, nel medio- lungo periodo, se adottate tenendo conto della qualità della spesa e della loro stabilità nel tempo: ad esempio prezzi contenuti e sovvenzionati per quanto riguarda gli asili nido o misure che sostengano i redditi genitoriali. Com’è accaduto in Germania, Ungheria e in alcuni Paesi dell’Est, che fino a qualche anno fa erano messi molto male in termini di natalità. Misure ben diverse da bonus o altri benefici da elargire per la nascita del figlio. Queste misure, in ogni caso, da sole, non sono sufficienti.
È necessario promuovere – se così si può dire – un nuovo e più proficuo atteggiamento culturale, che incentivi le nascite, concorrendo a far scemare la paura del futuro che attanaglia l’intera società occidentale.