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TAGLI BCE VS BUROCRAZIA INSOSTENIBILE E AUTOREFERENZIALE

Christine Lagarde taglia i tassi di interesse ma avverte che l’economia europea è stagnante. Quindi, è sicuramente positivo il taglio dei tassi ma è importante anche capire quali implicazioni ci sono dietro questa scelta

di Luca Lippi

Andiamo con ordine: sempre la Christine Lagarde sottolinea che la domanda interna europea è debole. Abbiamo due temi: economia stagnante e domanda interna debole.

Domanda interna debole

Nei giorni scorsi si è sottolineata la posizione italiana in relazione alle esportazioni – quarta “potenza” esportatrice del mondo -, perfetto, significa che esportiamo moltissimo prodotto nazionale. Il vero problema per l’Italia, ma anche dell’area euro, è la domanda interna. Questo è il motivo che ha sollecitato la Lagarde a tagliare ulteriormente; stimolare i consumi interni. I tassi alti hanno mortificato soprattutto la manifattura.

Il problema è strutturale! Servono investimenti sostanziali – si preoccupa il banchiere centrale – per affrontare sfide strutturali necessarie per uno sviluppo veloce di competitività.

Perchè la BCE ha velocizzato la riduzione dei tassi

Banalmente perché l’inflazione appare sotto controllo. La rilevazione degli organi statistici governativi segnala un’inflazione a settembre a 1,7 per cento. Prosegue la dinamica di discesa cominciata circa dodici mesi fa. È utile sottolineare che inflazione calante non significa “prezzi calanti”, ormai il livello raggiunto è statico, inflazione calante significa che i prezzi non crescono più o crescono molto più lentamente. Quando i prezzi scendono si parla di deflazione. Percentuali diverse per l’inflazione core – l’inflazione core è più strutturale, elimina dal paniere tutte le componenti sollecitate da fattori non strettamente collegati a dinamiche di natura finanziarie come, ad esempio, l’energia – che a settembre si attesta al 2,7 per cento.

Siamo in recessione?

Christine Lagarde non ha affrontato il discorso, tuttavia l’Europa è in una situazione di crescita del prodotto interno lordo bassissima nel suo trend primario in costante calo.

Ancora più preoccupanti sono gli indici dei direttori acquisti (PMI) – si ricorda che sotto a 50 è negativo, i direttori acquisti ordinano meno perché non prevedono prospettive di vendita – tutte le principali aziende europee segnalano la contrazione del PMI, quello della Germania è – rilevazione di settembre – a 47, la Francia è lievemente sotto a 49, l’Italia è sotto 50 anche se di poco ma con un costante rallentamento dall’inizio dell’anno.

In sintesi, l’inflazione scende perché i tassi di interesse BCE hanno raffreddato la domanda, quest’ultima non ha retto la forzatura della BCE – al contrario di quanto accaduto negli Stati Uniti – contraendo violentemente la domanda interna. È, comunque, positivo che l’inflazione sia calante ma ora arriva la resa dei conti di natura economica.

Implicazioni positive del taglio

Prima fra tutte la riduzione del tasso di indebitamento che indirettamente rimette soldi nelle tasche di chi ha contratto mutui, consente una politica di indebitamento più conveniente delle aziende che necessitano di iniezione di liquidità. Lo spread tra BTP e BUND decennale scende a 117,7 punti (fonte Sole24Ore).

Quindi il debito pubblico costa meno in termini di tassi di interesse, di conseguenza il dato impatta positivamente anche sula sostenibilità del debito, tanto è vero che l’agenzia di Rating Fitch il 17 ottobre ha alzato l’Outlook a “positivo” mentre S&P conferma BBB e Outlook “stabile”. Attenzione: non significa che c’è crescita economica – migliore della Germania ma lievemente – significa che c’è contenimento del debito e basta!

Economia stagnante

L’effervescenza economica europea delle ultime ore non sollecita in alcun modo valutazioni positive in assoluto. Quello che sta accadendo, anche grazie alle politiche economiche della BCE non può essere minimamente paragonabile a quello che succede nelle economie concorrenti dell’area euro.

Ci troviamo in una fase in cui il ciclo economico sta rallentando, ma è un rallentamento assai diverso. La BCE è arrivata a un tasso di interesse di circa il 4 per cento, la banca centrale americana al 5 per cento – più o meno -. La FED ha operato un solo taglio dei tassi perché l’economia continua a tirare, la BCE ha retto un tasso molto inferiore, per meno tempo e ha dovuto operare tre tagli piuttosto ravvicinati. Dal grafico si evince quanto sia meno performante l’economia area euro rispetto a quella americana che ha comunque visto tassi di crescita anche del tre per cento.

Nella sostanza, in Europa si parla di un rallentamento dell’economia quando negli Usa, non ne parlano per scaramanzia, stanno vivendo una grande condizione economica. I consumi sono forti, l’inflazione è in calo, i mercati finanziari sono ai massimi, l’immobiliare ancora tiene. Questo è quello che appare oggi, fra sei mesi potrebbe anche cambiare, ma questo vale per tutte le altre economie. Allo stato dell’arte gli Usa sono in crescita mentre l’Europa è in stagnazione. La crescita economica degli Usa ha consentito di reggere tassi di interesse più alti e più a lungo senza entrare in recessione, in Europa l’economia è stata meno forte e non ha retto i tassi di interesse molto più bassi e per un periodo molto più breve.

Necessari altri stimoli

Gli Stati Uniti lavorano su innovazioni incredibili, in Europa lo sviluppo economico si fotografa nel tappo di plastica che rimane attaccato alla bottiglia! La colpa non è dell’Europa, ma piuttosto della mentalità degli europei. Si sottolineano sempre differenze tra Nord e Sud, ma nella sostanza siamo tutti uguali, ben stretti intorno ai nostri castelli pronti a farci la guerra non appena qualcuno prova a oltrepassare le mura. Tutti gli europei hanno la mentalità meno orientata ad ampi investimenti di natura economica, oltre oceano aziende come Google costruiscono centrali nucleari di ultima generazione per servire i suoi data center, l’Europa non sa ancora cosa significhi avere una politica energetica.

Il piano Draghi avrebbe tentato di suonare la sveglia, ha parlato della necessità di investimenti per progetti strutturali ambiziosi con una visione prospettica anche trentennale, unico modo per aumentare la competitività europea. Tuttavia, i castellani non osano impiegare risorse per non indebolirsi nei confronti delle altre contee, e allora c’è un problema di mentalità. Non è più una questione ideologica, il problema è che l’Europa è ferma al Medioevo.