Home ORE12 Economia METTRE IN SICUREZZA I PROPRI RISPARMI

METTRE IN SICUREZZA I PROPRI RISPARMI

Quando si parla di protezione del risparmio, generalmente, si cambia argomento perché si pensa subito a investimenti, vincoli rischi. In realtà il rischio più grande è quello di tenere il proprio denaro congelato in conto corrente. oggi è veramente complicato riuscire a risparmiare parte del proprio reddito mensile, e spesso quello che si riesce a risparmiare con grande fatica viene visto come una ciambella di salvataggio per gli imprevisti; per questo motivo si lascia sul proprio conto corrente, con la certezza che nella peggiore delle ipotesi sia sempre li ad aspettare che venga utilizzato, si spera, per qualcosa di piacevole

di Luca Lippi

Una regola deve sempre essere rispettata, e per questo non si demonizza chi lascia i propri risparmi sul conto corrente: se non si hanno conoscenze di finanza non si deve investire. Non è obbligatorio avere un consulente finanziario che lo faccia per noi, ognuno deve essere padrone di gestire le sue sicurezze come crede, i soldi sudati, generalmente, non subiscono mai scempi. Tuttavia due o tre accorgimenti per vedere quello che non si vede sono sempre utili.

I soldi sul conto corrente

Tutti possiedono un conto corrente di corrispondenza, ma non tutti conoscono i costi. Facciamo l’esempio di un risparmiatore che con fatica ha accumulato 5000 euro lasciando l’importo sul conto corrente. Sullo stesso viene regolato lo stipendio (o la pensione) mensile oltrepassando la giacenza media di 5000 euro, limite che la legge ha definito per esigere l’imposta di bollo che corrisponde circa a 34,20 euro. Attenzione, non sono soldi che si prende la banca, ma lo Stato attraverso Ag Entrate. Questo per quanto riguarda le persone fisiche, perché un’azienda ha l’imposta di bollo fissata a 100 euro.

Poi ci sono le commissioni e le spese, stavolta soldi che si prende la banca – importo medio che non supera mai i dieci euro mensili- (ci sono istituti di credito che offrono spese a zero a determinate condizioni). Poi ci sono gli interessi che la banca riconosce al correntista che sono molto bassi – nel caso del nostro esempio di un deposito medio di 5000 euro sarebbero circa 10 euro – che al netto di un’inflazione (ipotizziamo uno per cento) si riducono di oltre 5 euro. Andando a togliere imposta di bollo, costi e spese, utilizzo bancomat o carte di credito, i 5000 euro giacenti in un anno si riducono di almeno 200 euro.

Punto consulenza

Alla luce di quanto sopra, un correntista dovrebbe correre subito al punto di consulenza per mettere al riparo dall’erosione il proprio risparmio. Sbagliato! Senza dubitare della competenza professionale del consulente bancario, di sicuro lo stesso ha un conflitto di interessi, è pagato per questo, non è colpa sua. Il consulente ha un budget da raggiungere mensilmente, il rischio di trovarsi a sottoscrivere prodotti finanziari non adatti al proprio profilo è elevatissimo e nella stragrande maggioranza dei casi è meglio lasciare i soldi sul conto fin quando non si trova una soluzione meno rischiosa per impiegarli. Intanto, già conoscere il rischio di tenerli giacenti sul conto corrente è una consapevolezza sicuramente meno dannosa che ritrovarsi un prodotto finanziario che per la sua natura (ignota al correntista privo di competenze perché non è il suo lavoro) potrebbe performare negativamente.

Crisi delle banche

Un tempo le banche erano il porto sicuro per eccellenza – lo sono ancora – tuttavia negli anni scorsi c’è stata una rivoluzione che non tutti hanno compreso. Fino a dieci anni fa lo stato garantiva tutti i correntisti dall’eventuale criticità di un istituto di credito, oggi questa rete di garanzia non esiste più. In caso di criticità – o addirittura fallimento – le banche devono cavarsela da sole. Tutti i correntisti, obbligazionisti e azionisti sono a rischio per la parte eccedente i 100 mila euro. Tutti gli altri sono ancora garantiti ma le complicazioni e costi inaspettati (i contratti bancari sono soggetti a variazioni delle condizioni unilaterali) possono sempre recare nocumento.

Come ci si può difendere da questa eventualità? Non è facilissimo, l’unico sistema è possedere conti diversi in banche diverse, ma in questo modo i costi fissi duplicherebbero, sicuramente cercare di rimanere sotto i 100 mila euro di giacenza media, ma sicuramente il 90 per cento dei correntisti non “godono” di correre questo rischio.

Il risparmiometro

Non lo conosce nessuno, tutti hanno ben presente il “redditometro” che, però, è andato in pensione nel 2018

Il risparmiometro – detto anche evasometro anonimizzato – è uno strumento utilizzato dall’AG. Entrate per cercare di porre un freno all’evasione fiscale. In sostanza, viene utilizzato un algoritmo per analizzare tutti i dati finanziari dei contribuenti, in modo anonimo. Ciò significa che verranno tracciati tutti i movimenti nei conti correnti, ma anche nelle prepagate, di fatto monitorando i consumi. Il sistema ha come obiettivo quello di individuare eventuali incongruenze tra ciò che viene dichiarato da un soggetto ed il risparmio. Se tra le due variabili è presente uno scostamento del 20% può scattare un accertamento fiscale. Nessuna paura, prima che Ag. Entrate adotti qualunque provvedimento è tenuta a invitare il contribuente a un confronto e basta giustificare i movimenti sospetti per chiudere e fugare ogni sospetto con una stretta di mano.

Ci sono comunque modi legali per allontanare i soldi dal conto rimanendo all’interno della sicurezza del circuito bancario. Quello più noto e semplice è l’assegno circolare. Se un creditore dovesse minacciare le giacenze del conto corrente, basta chiedere un assegno – o più assegni – circolare a sportello per la somma da mettere in sicurezza, intestato a sé stessi o a un familiare, e quel denaro esce dal conto personale e viene accantonato in un conto specifico della banca, di fatto uscendo dal cono di luce di chiunque e senza dover correre il rischio di furti portando contanti in casa. L’Ag. Entrate non può sapere dell’esistenza di questi assegni circolari, e il blocco del conto corrente non coinvolgerebbe le somme in disponibilità degli assegni circolari che consentono di essere riscossi anche dopo tre anni dall’emissione.

L’anagrafe dei conti correnti

È lo strumento di controllo informatico messo a punto dall’Agenzia delle Entrate. L’anagrafe dei rapporti finanziari è una enorme banca dati in cui sono censiti “tutti” i rapporti che intercorrono tra i soggetti che vogliono utilizzare i servizi offerti dagli istituti di credito e gli istituti di credito stessi. Parliamo quindi di conti correnti di corrispondenza, mutui, cassette di sicurezza, depositi titoli…in questo modo, l’ente riscossore ha la capacità di “entrare” e riscuotere le somme spettanti, sempre previa convocazione dell’accertato che ha, comunque, la possibilità di giustificare la sua posizione o concordare una soluzione evitando fastidiosi blocchi e restrizioni.

Come ovviare legalmente a questa eventualità? Aprire un conto presso una banca estera per esempio. questo non vuol dire diventare fantasmi, ormai si è tracciati ovunque nel mondo, ma le banche estere non hanno l’obbligo di rispettare le normative di altri stati, quindi i movimenti di un conto estero non sono monitorati automaticamente dal “controllore” italiano. Quest’ultimo può comunque verificare l’esistenza di rapporti finanziari esteri del contribuente, tuttavia sono “meno accessibili”, per potere effettuare controlli approfonditi gli enti controllori devono mettere in atto procedure lunghe e costose, spesso per questi motivi rinunciano – a meno che non si stia parlando di grossi evasori -.

La cassetta di sicurezza

Vecchissimo sistema per depositare denaro contante da sottrarre ai controlli. Anche qui, però, bisogna specificare che il sistema di controllo è informato dell’esistenza della cassetta, tuttavia quello che c’è dentro non può saperlo neanche la banca stessa a meno che non vi siano sospetti concreti da parte dell’ente controllore, difficilmente si dispone di una verifica del contenuto di una cassetta di sicurezza. Certo è un sistema molto scomodo per gestire del contante e gli accessi ravvicinati concretizza i sospetti dell’ente riscossore, tuttavia, è un sistema gestibile senza troppo impegno da chi crede di dover mettere in sicurezza il proprio denaro. In tutti i casi sopra citati, al netto di individui poco trasparenti (molti utilizzatori di questi sistemi non sono quasi mai evasori, gli evasori veri usano sistemi assai più sofisticati e costosi per aggirare i controlli) si parla di individui con la propensione al rischio pari allo zero. Sono disposti a rinunciare a qualcosa pur di non dovere preoccuparsi di rimanere bloccati o limitati nell’utilizzo della propria liquidità per una forma patologica di insicurezza cronica o semplicemente impressionabili dagli strali complottistici che tanto sono di moda negli ultimi anni.

Generare reddito senza correre rischi

Tutti vogliono guadagnare qualcosa dai propri risparmi senza correre il minimo rischio di mettere in pericolo il capitale. Si sa che risparmiare e investire sono due cose differenti. Investimenti senza rischi non ce ne sono, ma se “per rischio” si intende vedere il proprio capitale intaccato, allora questo è certo anche tenendo i soldi in conto corrente o in tutte le altre forme sopra citate. I costi intaccano inesorabilmente qualsiasi somma giacente infruttifera.

I conti deposito

Il conto deposito è un conto corrente dal quale, però, non si possono fare operazioni. Dal 2022 questi conti hanno vissuto momento d’oro per quanto riguarda gli interessi riconosciuti sulle somme giacenti. Solo nello scorso anno, erano diffusi conti deposito che riconoscevano più del 5 per cento, e questo è stato possibile grazie alla politica dei tassi della BCE che per contrastare l’inflazione aveva aumentato considerevolmente il costo del denaro. Solo sottraendo l’imposta di bollo, i vari costi e la tassazione al 26 per cento il conto deposito vince sul conto corrente ordinario. La politica di taglio dei tassi della Bce, ovviamente, ha abbassato notevolmente la convenienza dei conti deposito che oggi godono di una media del 3 per cento lordo sulle somme depositate. I rendimenti continueranno a scendere.

I titoli di stato

Strumento molto amato, insieme ai Buoni Postali, dalla maggior parte dei risparmiatori delle generazioni passate. Strumenti ottimi per chi non vuole lasciare i soldi “parcheggiati” sui costosissimi conti correnti. Consentono di decidere il tempo di indisponibilità per l’ampia scelta, godono di una tassazione agevolata (solo 12,5 per cento) e il capitale è garantito dallo Stato. Ovviamente i rendimenti non sono così entusiasmanti e forse per importi inferiori ai cinquemila euro, quasi non ne vale la pena, meglio un conto deposito, però, a sapere individuare la giusta scadenza e tipologia (si va dal BOT trimestrale al BTP cinquantennale) è lo strumento adatto a confortare sonni tranquilli.

ETF monetario

Un ETF è un fondo quotato, acquistandolo si sottoscrive un contratto per detenere quote di un paniere di titoli diversificato. Un ETF monetario contiene solamente titoli obbligazionari a brevissima scadenza, generalmente segue il tasso medio stabilito dalla BCE e ha costi veramente molto bassi se non inesistenti. L’unico rischio di un ETF monetario è che se i tassi della BCE scendono molto velocemente potrebbero registrare una leggerissima perdita. Tuttavia questa eventualità sarebbe del tutto sopportabile se non ci fosse la frenesia di vedere ogni giorno la consistenza delle proprie quote. Sconsigliato, comunque, per chi non ha nessuna voglia di avventurarsi nel mondo dell’incertezza seppure molto bassa e controllata.

Dove evitare di investire per stare sereni

Fondi obbligazionari, spesso presentati come sicuri, ma nella realtà nascondono costi e i rendimenti sono incerti. Croce netta sulle polizze vita, perché non è l’assenza di tassazione statale a renderle un buon investimento, la compagnia non è un istituto di beneficenza, trattiene comunque una buona percentuale degli interessi maturati. I certificati con capitale protetto son un altro strumento da evitare, non perché
siano prodotti finanziari scadenti, ma perché se parliamo di voler dormire sonni tranquilli, allora i soldi sul conto corrente sotto i 100mila euro sono molto più sicuri grazie al fondo di garanzia interbancario.