L’Italia è all’interno di un gruppo considerato l’élite dei Paesi meglio sviluppati. Ma cosa si intende per Paese sviluppato? La metrica è il Pil per persona
di Luca Lippi
Non c’è una codifica o un parametro applicabile a tutte le economie, tuttavia, si intende “sviluppato” un paese che ha un PIL per persona sufficiente per non essere catalogato tra i paesi in via di sviluppo, comunque attrezzati per oltrepassare la linea di demarcazione di “paese emergente”. Per riassumere: il gradino più basso è “paesi sottosviluppati; “paesi in via di sviluppo”; “paesi emergenti”; “paesi sviluppati”. La metrica è il PIL per persona.
La soglia di PIL pro-capite varia a secondo degli analisti. Si parte da una soglia di Pil pro-capite di 12 mila/ 15 nmila Dollari, fino ad arrivare a 30 mila dollari. Al netto delle considerazioni degli analisti, per chiarire meglio il concetto, portiamo come esempio la Cina. Un paese con un prodotto interno lordo molto importante, ma un Pil pro-capite assai basso. Tale da inserirla fra i Paesi in via di sviluppo ma non ancora emergenti. Considerazione conseguente alla codifica di cui sopra – i pareri personali e ideologici non hanno alcuna valenza -.
L’analfabetismo funzionale
A proposito di pareri personali e ideologici, uno dei parametri che si considera per valutare la posizione dell’economia di un paese è anche l’analfabetismo funzionale. Quest’ultimo non è legato al sapere leggere e scrivere, al possesso di un titolo di studio, ma è legato alla “capacità di comprendere”.
Di fatto, per tutta una serie di motivi, l’Italia è il paese che è cresciuto meno all’interno dell’area Euro, pur conservando punti di forza importanti e affatto sottovalutabili.
Pur avendo avuto una crescita importante dal 2011, l’Italia non è stata al passo con gli altri paesi dell’area.
Perchè il Pil per persona in Italia non è cresciuto
Il Pil per persona non è cresciuto, basta avere fatto una vacanza all’estero e tutto trova la spiegazione. Sostanzialmente l’Italia è incapace di generare crescita economica.
A parte quelle già elencate – burocrazia, processi lunghi, mesi di attesa per ricevere un documento… – una delle cause più importanti è quella dell’impossibilità di fare business. Perché una nuova azienda fattura e fa aumentare il Pil – Kenya, Romania e Marocco fanno meglio di noi! – e sull’argomento non ci sono scuse che possono coinvolgere l’Euro o la UE, questa è pura incapacità dello Stato.
La crescita del Pil c’è stata – minore che in altri paesi dell’area – ma il dato è al netto dell’inflazione (si chiama crescita nominale) per questo motivo, il calo del Pil pro-capite – o contrazione – è anch’esso al netto dell’inflazione, quindi il dato è assai peggiore. Clientelismo e totale assenza di meritocrazia è il primo problema preso in considerazione dagli analisti internazionali. Di fatto, oltre sottolineare che un imprenditore non avvezzo a favorire amici degli amici è più ricco di un altro che è “più sensibile” a concedere favori, il problema del nepotismo e del clientelismo incide pesantemente sulla cosa pubblica – un esempio su tutti gli appalti -. La scarsa produttività degli italiani è la conseguenza della scarsa meritocrazia.
L’entrata nell’Euro
L’entrata nell’Euro è stato un altro problema determinante, ma non perché c’è una responsabilità diretta della valuta UE, ma perché l’Italia non è stata capace di passare dal controllo della svalutazione della moneta allo sviluppo di nuove strategie per sostenere le esportazioni e il controllo della produttività interna. In sintesi non c’è stata una concreta volontà di introdurre riforme strutturali interne per navigare nel nuovo sistema economico.
Impreparazione politica è l’altro elemento che ha causato la sconfitta economica del paese. Riforme del lavoro, fiscali…tutto quello che serve per affrontare le sfide globali senza impoverire il lavoro degli italiani non sono mai state fatte. Comunque, 68 governi in 77 anni spiegano tutto. Collasso della produttività è l’altro elemento causale, noi investiamo in sviluppo la metà di quanto investe il resto dell’EUROPA in ricerca e sviluppo.
L’analfabetismo funzionale lo abbiamo già ampiamente esaminato. Buona parte dei giovani restano a casa senza produrre reddito e consumare. La parte migliore, invece, dopo gli studi migra all’estero mettendo a frutto le proprie conoscenze. Giudicate voi le conseguenze.
Il PIL torna ai livelli del 2008
La notizia viene celebrata con entusiasmo, ma a usare un paio di sinapsi, cosa c’è da celebrare nel fatto che siamo al pil di sedici anni fa? Non significa forse che non c’è stata crescita? La realtà è che il reddito disponibile per le famiglie italiane è sotto a quello del 2008. Fatto cento i valori del 2008, i redditi in Italia sono calati dal 94,16% al 93,24%, il sette per cento in meno in termini di potere di acquisto rispetto al 2008. Mentre la media europea è passata da 100 a 110. Poca roba anche la crescita europea, ma almeno non fanno la fame, e con stesse regole e stesso contesto!
Cosa aspettarsi per il 2025?
Ci si aspetta un ottimo impiego dei fondi del PNRR e su questo chi vivrà vedrà, intanto l’OCSE per il 2025 prevede un ulteriore calo in tutte le attività edili e soprattutto una ulteriore forte contrazione del mercato immobiliare.