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VENERDI’ NERO: NON E’ FINITA ANCORA

Giappone palazzi

Dopo la rovinosa correzione dei mercati azionari del due agosto, tutto sembra tornare alla normalità. Si ribadisce che le “correzioni” non hanno nulla a che vedere col trend. Per chi investe correttamente sull’azionario, sa bene che le scelte devono essere diversificate e di ampio respiro.

di Luca Lippi

Ovviamente ci sono anche i trader, quelli che “lavorano” (professionisti forse il dieci per cento, tutti gli altri solo ludopatici) proprio sulle correzioni, cercando di entrare nel momento più basso e rivendere sul rimbalzo. Non i trader professionisti, ma i ludopatici, sono convinti che la “buriana” sia passata, invece…Rimane ancora in piedi la questione del Carry Trade sullo Yen giapponese e poi la volatilità.

Carry trade yen

Spieghiamo, com’è nostra abitudine, la dinamica del Carry Trade, quella che insieme ad altre dinamiche ha amplificato il flash crash di venerdì due agosto. Anticipiamo col dire che chiunque ipotizza la fine della discesa o al contrario millanta recessioni, sta mentendo. Nessuno può sapere cosa succederà domani, e se lo sapesse sarebbe l’individuo più ricco del mondo. Soprattutto nessuno conosce la “consistenza” del Carry Trade. Si parla di un’esposizione pari a ventimila miliardi di Dollari, e ad oggi nessuno conosce a che punto sono i movimenti di correzione.

Sia ben chiaro, il Carry Trade ha fatto guadagnare tanti soldi e per lungo tempo. Ma come funziona? Di cosa si parla?

Il Carry Trade è una strategia finanziaria in cui gli investitori si indebitano in una valuta con tassi di interesse bassi (perché costa poco) e usano quei fondi per acquistare asset più rischiosi che offrono rendimenti più alti. Molti operatori si sono indebitati in Yen giapponesi (JPY), dove i tassi sono quasi a zero.

Facciamo un esempio pratico:

Mario Rossi prende in prestito 10 milioni di Yen giapponesi (JPY) da una banca giapponese a un tasso di interesse molto basso, 0.5 per cento annuo. A questo punto il sig. Rossi vuole guadagnare investendo quei Yen in un paese dove i tassi di interesse sono più alti. Decide quindi di convertire i suoi 10 milioni di JPY in Euro (EUR) e investire in BTP VALORE. Il tasso di cambio, all’incirca, è 1 EUR = 130 JPY.

Il sig. Mario converte 10 milioni di JPY in EUR: 10.000.000 JPY / 130 = 76.923 EUR. Mario Rossi investe i suoi 76.923 EUR in BTP VALORE che offrono un rendimento del 3 per cento annuo oppure in azioni che stanno mostrando un forte trend rialzista come NVDA, Microsoft, Amazon, Apple, etc.

Mario spera di guadagnare dal differenziale di tassi di interesse tra Giappone ed Europa. Ogni anno, Marco guadagna il 3% sui 76.923 EUR investiti: 76.923 EUR x 0.03 = 2.308 EUR.

A questo punto, Mario Rossi deve anche pagare lo 0.5 per cento di interesse sul suo prestito in Yen: 10.000.000 JPY x 0.005 = 50.000 JPY. Convertiamo questo costo in EUR al tasso di cambio iniziale: 50.000 JPY / 130 = 385 EUR.

Il guadagno netto di Mario dopo aver pagato gli interessi sul suo prestito è: 2.308 EUR – 385 EUR = 1.923 EUR.

Ma cosa succede se le cose cambiano?

La Banca del Giappone alza i tassi di interesse, Mario dovrà pagare di più sul suo prestito in Yen, riducendo il suo guadagno netto. Se il valore dello Yen aumenta rispetto all’Euro, Mario dovrà convertire più Euro per ripagare il suo prestito in Yen, aumentando i suoi costi. Supponiamo che alla fine dell’anno il tasso di cambio diventi 1 EUR = 120 JPY. Al nuovo tasso di cambio, il sig. Rossi deve convertire più Euro per ottenere i 10.000.000 JPY: 10.000.000 JPY / 120 = 83.333 EUR. Il rischio di cambio si è manifestato procurando una perdita per Mario.

Nelle ultime settimane, è successo proprio questo: la Bank of Japan ha alzato i tassi. Lo Yen è salito rispetto ad altre valute come il Dollaro e l’Euro. Quando il costo del debito aumenta o le perdite sul cambio diventano eccessive, gli investitori sono costretti a chiudere le loro posizioni, causando vendita disordinata di Azioni, inoltre devono comprare Yen per estinguere i loro debiti causando meccanicamente ulteriore pressione sui mercati, peggiorando il crash. Le posizioni in Carry Trade sono stimate a oltre 20.000 miliardi (ma non c’è conferma ufficiale da nessuna parte), e nessuno sa quando scatteranno ulteriori margin call che porteranno a nuove vendite forzate di asset rischiosi.

Chi usa il sistema carry trade?

C’è da ribadire un concetto che non è chiarissimo a tutti, specie ai ludopatici: chi lavora a leva usando il sistema del Carry Trade sono principalmente i Fondi. Questi ultimi non sono proprio tiratori di briciole ai piccioni come può essere un trader a tempo determinato finché il mercato non gli mangia tutti gli spiccioli ereditati. In una situazione come quella di venerdì 2 agosto sono scattati tutti gli algoritmi di sicurezza che hanno messo in vendita. Risultato “candeloni enormi” (le candele giapponesi sono una visualizzazione grafica di dati, usate moltissimo in finanza) e VIX che è schizzata oltre 60.

Se la banca giapponese aumenta ancora i tassi e le posizioni in Carry Trade aperte sono ancora molte, non si può escludere che ci sarà ancora qualche scossone e tanta volatilità concentrata.

La volatilità

La volatilità, o VIX – noto anche come indice della paura – è un indice di riferimento che misura le aspettative del mercato circa la volatilità futura. Generalmente il suo valore deve essere contenuto tra 14 e 15 per essere utilizzato. Venerdì 2 agosto è schizzato oltre sessanta e attualmente veleggia sopra 20.

Con il VIX sopra a 20, tentare di capire se il mercato è rialzista o ribassista è come mettere la mano in un cappello bendati. Può accadere tutto e il suo contrario! L’unico modo di vincere al “gioco della predizione” è non giocare…e in casi come questi per uscire dalla tormenta, se non si è preparati a domarla, bisogna affidarsi al solito e saggio lungo termine.