Home ORE12 Economia LO YEN SPIEGA “LA SVALUTAZIONE DELLA MONETA”

LO YEN SPIEGA “LA SVALUTAZIONE DELLA MONETA”

palazzi e strada in giappone

Lo Yen – valuta giapponese – sta svalutando velocemente. Per quanti non lo sapessero – abbiamo parlato dell’oro come bene rifugio – lo Yen giapponese, insieme al Dollaro Usa e al Franco Svizzero, hanno svolto da sempre anche la funzione di “bene rifugio”

di Luca Lippi

Cosa sta succedendo allo Yen

In grandi linee, senza scendere troppo in tecnicismi, per 17 anni la Banca Centrale giapponese ha adottato una politica di tassi a zero per togliere il Paese dalla morsa della prolungata stagnazione economica. La scelta di politica economica giapponese ha attivato il fenomeno del “carry trade” – operazione che consiste nel prendere in prestito capitali in una valuta dai tassi bassi per investire in strumenti finanziari in altre valute con un rendimento superiore -.

Bloomberg del 2 maggio, sintetizza mirabilmente il fenomeno che sta accelerando la svalutazione dello Yen degli ultimi mesi. L’articolo dice “subito dopo che la Federal reserve ha ribadito che negli Stati Uniti i tassi sono destinati a rimanere alti, il Giappone ha predisposto un secondo intervento a sostegno dello yen. Spendendo altri 28 miliardi (altrettanti ne aveva già spesi cercando di ricomprare Yen e alleggerire le posizioni in USD a sostegno della propria valuta. N.d.r.) di dollari. A questo, osserva la Reuters, bisogna aggiungere una sorta di “loop che si autoavvera” tipico dei mercati finanziari. “In sostanza, lo yen si svaluta perché la gente lo vende, ma la gente vende lo yen perché sa che si sta svalutando”.

In estrema sintesi, i giapponesi vedono che i prezzi di beni e servizi progressivamente scendono. Quindi rimandano gli acquisti in attesa di prezzi più vantaggiosi e questo provoca stagnazione economica e deflazione. Disoccupazione che sale e fallimenti aziendali. Le banche centrali, hanno molti strumenti per intervenire, ma verso la deflazione sono praticamente disarmate.

Cosa accade quando una valuta si svaluta

Primo effetto della svalutazione di una valuta è l’aumento delle esportazioni del paese emittente – prodotti più economici per chi acquista dall’estero -. Secondo effetto positivo è l’attrattiva turistica, quindi crescita dei servizi che incidono enormemente sul PIL del paese.

Tuttavia ci sono implicazioni anche negative, una fra tutte l’onerosità dell’importazione di materia prima, beni e servizi non prodotti dal paese. L’impatto immediato sulle importazioni provoca l’aumento di costi per la materia necessaria all’industria, a caduta si riverbera sui prezzi al consumo che si impennano e impattano sulla spinta inflazionistica. Ultimo ma non ultimo, l’aumento vertiginoso dei costi dei debiti stipulati con l’estero.

La svalutazione controllata

Al netto di quello che sta accadendo allo Yen, invero una manovra resa perniciosa a causa del mancato abbassamento dei tassi da parte della FED, svalutare una moneta non è in assoluto qualcosa di negativo. Anzi, è una di quelle manovre di politica monetaria nel potere delle banche centrali per sostenere l’economia.

Esempio italiano: nel 1992 ci fu una forte svalutazione della Lira da parte della Bd’I per sostenere la ripresa dell’economia italiana. La manovra fu perfetta perché negli anni successivi, il PIL prese il volo. La situazione che rese necessaria la svalutazione vedeva un deficit al 12 per cento sul PIL, un debito pubblico al 105 per cento, il debito estero al 30 per cento con relativa bilancia commerciale in rosso e inflazione a valori superiori al 5 per cento. Questa operazione da parte della banca d’Italia fece ripartire l’economia che procurò non poche soddisfazioni alle generazioni di imprenditori dell’epoca – un po’ meno ai risparmiatori meno coraggiosi che credevano di proteggere i propri capitali con i Pronti contro Termine molto in voga in quegli anni -.

Come reagiscono le borse alla svalutazione della valuta

Come già ripetuto, i mercati temono solo il disordine e la mancanza di liquidità, per tutto il resto si risolvono egregiamente. Le aziende di un paese che svaluta la propria valuta non fanno altro che cogliere l’aspetto positivo del provvedimento. Tutte le aziende marginano all’estero, non solo per l’aumento delle esportazioni ma anche per gli investimenti della propria liquidità giocando sui differenziali obbligazionari, quindi i titoli quotati di queste aziende crescono. Ma l’operato finanziario indebolisce ancora di più la valuta del paese di appartenenza. Tuttavia, come è giusto che sia, ai consigli di amministrazione si chiede di fare crescere i profitti non di farsi carico delle politiche monetarie del paese di residenza.