Una ricerca coordinata dalla Sapienza e dalla Fondazione Santa Lucia ha dimostrato che la mancanza della vitamina B6 è in grado di trasformare i tumori benigni in forme più aggressive. La comprensione di questo fenomeno, descritto in un articolo pubblicato su Cell Death & Disease e indagato sperimentalmente sul moscerino della frutta è utile per chiarire i legami presenti tra carenza di micronutrienti e comparsa di tumori
La vitamina B6 è un composto idrosolubile dalle proprietà antiossidanti, fondamentale per l’attività di enzimi coinvolti nel 4% delle reazioni metaboliche umane. La sua carenza può portare a danni al DNA e aberrazioni cromosomiche. Questo studio ha dimostrato, per la prima volta in vivo, la correlazione tra la deficienza di B6, il danno genomico e lo stress ossidativo nelle cellule tumorali.
Sperimentazione sul moscerino della frutta
I ricercatori hanno utilizzato la Drosophila melanogaster, comunemente conosciuta come moscerino della frutta, per condurre esperimenti in vivo. Attraverso incroci genetici specifici, hanno creato larve di Drosophila che esprimessero l’oncogene RasV12, noto per provocare tumori benigni. Le larve sono state poi trattate con un inibitore della vitamina B6 per ridurne la concentrazione e osservare l’effetto sul fenotipo tumorale. I risultati sono stati sorprendenti: la carenza di questa vitamina ha indotto la trasformazione dei tumori benigni in forme aggressive e metastatiche.
L’uso di Drosophila come modello sperimentale presenta numerosi vantaggi, data la sua semplicità genetica e la similarità delle vie metaboliche con quelle umane. Questo modello potrà essere utilizzato per studiare l’impatto della carenza di altri micronutrienti nella formazione e metastatizzazione dei tumori.
Carenza di vitamina B6
Nei paesi sviluppati, la carenza primaria di vitamina B6 è rara grazie alla sua ampia presenza negli alimenti. Tuttavia, carenze secondarie possono derivare da farmaci, abuso di alcool o patologie come il diabete e sindromi di malassorbimento. I risultati dello studio suggeriscono l’importanza di monitorare l’integrità del genoma come biomarcatore predittivo in contesti di carenza di vitamina B6.