Affetto da malformazione congenita al cuore: 26enne operato con chirurgia senza trasfusioni di sangue. Il Maria Pia Hospital di Torino è un punto di riferimento per la cardiochirurgia ed anche per le procedure “bloodless”, che permettono un risparmio di sangue con vantaggi per il paziente. Ad eseguire con successo l’intervento complesso è stata l’équipe guidata dal dott. Mauro Del Giglio
Il paziente GUCH (Grown Up Congenital Heart) è un adulto con patologia cardiaca congenita che necessita di un monitoraggio periodico della salute del cuore. Grazie ai progressi in ambito cardiologico e cardiochirurgico, i pazienti affetti da malformazioni congenite oggi godono di un’aspettativa di vita elevata e di una qualità di vita notevolmente migliorata. Tuttavia, possono necessitare di interventi chirurgici correttivi che, negli anni, potrebbero richiedere ulteriori revisioni.
Il caso del 26enne Alessandro
Alessandro è un 26enne ligure affetto da Tetralogia di Fallot. Una patologia caratterizzata da quattro anomalie cardiache che riducono l’afflusso di sangue ossigenato al corpo, compromettendo il funzionamento regolare del cuore. Alessandro è stato sottoposto a un intervento cardiochirurgico presso il Maria Pia Hospital di Torino, struttura di alta specialità del GVM Care & Research, accreditata con il SSN.
La Chirurgia “Bloodless”, senza trasfusioni
L’intervento su Alessandro è stato eseguito utilizzando la tecnica “bloodless”, un protocollo che ottimizza l’uso del sangue del paziente e evita le emotrasfusioni. Questa tecnica, raccomandata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dal Ministero della Salute, riduce le trasfusioni e consente un recupero post-operatorio più rapido. La chirurgia bloodless è particolarmente rilevante in pazienti come Alessandro, che rifiutano le trasfusioni per motivi personali o religiosi.
Guidata dal dott. Mauro Del Giglio, l’équipe di cardiochirurgia del Maria Pia Hospital ha affrontato una sfida significativa: la rimozione di una protesi valvolare polmonare calcificata e la ricostruzione dell’arteria polmonare e della via di efflusso del ventricolo destro. L’intervento, eseguito senza trasfusioni, ha comportato la sostituzione della vecchia protesi con una valvola biologica, scelta per la sua lunga durata e la riduzione dei rischi di coagulazione.
La preparazione di Alessandro è stata cruciale per il successo dell’intervento. Attraverso la stimolazione midollare e un attento recupero intraoperatorio del sangue, i livelli di emoglobina sono stati ottimizzati, riducendo ulteriormente la necessità di trasfusioni.
Dopo solo 7 giorni di degenza, Alessandro è stato dimesso con una buona condizione cardiaca. Il giovane racconta la sua esperienza con serenità, evidenziando l’importanza dell’équipe del Maria Pia Hospital nel fornire un intervento su misura per il suo caso complesso.
Le parole del Dott. Giglio
“Il paziente è giunto alla nostra attenzione dopo una serie di rifiuti da parte di altre strutture sanitarie. Si è rivolto al Maria Pia Hospital data l’esperienza nell’applicazione di tecniche di risparmio di sangue – racconta il dott. Del Giglio –. Dopo un’attenta valutazione del rischio, ed esclusa la possibilità di poter intervenire per via percutanea, abbiamo messo a punto una procedura “open”. Che con buone probabilità ci avrebbe permesso di portare a termine l’operazione riducendo il sanguinamento intraoperatorio e la conseguente necessità di trasfusione.
In un paziente giovane, la protesi biologica ha una durata molto lunga. Quando degenererà tra circa una ventina d’anni sarà più semplice un impianto sostitutivo per via percutanea. Una protesi meccanica ha invece un rischio di coagulazione molto alto. Pertanto richiede l’assunzione di farmaci anticoagulanti, situazione al limite per un paziente che rifiuta le trasfusioni“.