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LA PEZZA SUL SUPERBONUS

Mike van Schoonderwalt

Trovate le risorse per rinviare di un altro anno la sugar tax. Una rincorsa a trovare 100 milioni di euro per rimandare una tassa in sospensione dal 2020, quando sopra il capo degli italiani sono passati 150 miliardi, per gentile concessione del superbonus. Semplicemente perché nessuno si era accorto che “se i soldi li regali qualcuno se li prende”

di Luca Lippi

Sul superbonus il ministro Giorgetti ha preso una posizione molto dura: di fronte alle contestazioni di parte della maggioranza (FI), il ministro ha fatto capire che non ha alcuna intenzione di rimanere sotto le macerie del decreto. Di fatto imponendo la “spalmatura” di una parte dei crediti fiscali legati al superbonus fino a dieci anni. Tecnicamente, è una ristrutturazione del debito!

Il tema più importante, giornalisticamente parlando, è che per la prima volta la maggioranza rischia di spaccarsi. La realtà è che non ci sarà nessuna spaccatura perché continuare a governare vale assai di più di una manciata di voti dell’elettorato forzista.

Anche se l’argomento è da tenere in sospensione, è comunque giusto ricordare che il cambio di passo sui crediti fiscali da superbonus è, a tutti gli effetti, un cambiamento delle regole. Su queste regole gli operatori commerciali hanno pianificato una strategia, cambiarle in corso d’opera non è corretto. Questo modo di fare è emblematico per ricordare i tanti motivi (la dilazione sui crediti fiscali da superbonus è solo l’ultimo) per cui l’Italia non è attrattiva per investitori stranieri.

Il Superbonus

A inizio 2023 il Governo fa il decreto col quale, in teoria, si sarebbe dovuta dare la stretta al superbonus. La Ragioneria generale dello Stato si espone affermando che il voto al decreto impone il controllo. L’opposizione attacca il Governo sul decreto e pezzi di maggioranza fanno di tutto per impedirlo. È palese che il ministro dell’Economia e il Presidente del Consiglio debbano pagare il prezzo politico per aver promosso un provvedimento impopolare. Che la stretta non abbia funzionato non può essere responsabilità di chi la rende pubblicaò. Sono i tecnici che a monte dichiarano sufficiente l’impalcatura di un provvedimento. Avrebbero dovuto dirlo sin dal principio che per frenare la china disastrosa del superbonus era necessaria una stretta assai più consistente.

Il superbonus, conti alla mano, è il più grave buco del Bilancio Italiano della storia della Repubblica. Oltre che uno degli errori contabili più gravi con correità anche dell’UE che per quattro anni non ha fiatato. Paradossalmente, se a Giuseppe Conte avessero detto il costo corretto del superbonus, probabilmente non lo avrebbe promosso e neanche votato.

Le modifiche al Decreto 39

Le modifiche significative per i non addetti ai lavori sono poche ma determinanti. Preso atto che tramonta definitivamente la stagione della cessione del credito e dello sconto in fattura, per tutti i lavori agevolati (Superbonus, Ecobonus, Sisma bonus…) che prima del decreto 39 – avendo presentato domanda prima del 17 febbraio 2023 – prevedevano cessione del credito e sconto in fattura, col nuovo decreto viene cassato tutto se non risulta alcuna spesa fatturata per lavori effettuati.

Per essere più chiari, i soli lavori effettuati senza un pagamento non bastano più così come il solo pagamento senza lavoro effettuato. Per tutti gli altri non cambia nulla, tranne il mercato perché sono stati alzati nuovi paletti ai cessionari.

Si restringono le possibilità di compensazione: chi ha acquistato i crediti (banche e altri soggetti dell’indotto finanziario) non avrà più possibilità di compensare cessione del credito e sconto in fattura. Con contributi previdenziali, assistenziali e premi di assicurazioni. Per il committente cambia che si restringe la convenienza di chi è disposto a scontare i crediti. E quindi la platea di soggetti disposti a farlo.

Detraibilità in dieci anni del superbonus, sisma bonus e abbattimento barriere architettoniche:

  • in quattro rate annuali se il credito è stato scontato per oltre il 75 per cento
  • in cinque rate annuali se il credito è stato scontato meno del 75 per cento dell’intero importo

Conclusione

Non c’è nessun addebito al Governo per quello che Giorgetti è stato costretto a fare, la colpa ricade sulla ragioneria Generale dello Stato che sin dal principio non ha mostrato “schiena dritta” – sicuramente per troppa fiducia – nel produrre tabelle di calcolo credibili. I numeri ci sono sempre stati ma non è mai stata prodotta una documentazione credibile su come certi numeri si sarebbero formati.

Il dramma è che l’errore determinato nel computo dei benefici da superbonus ha tolto ogni possibilità di poter fare ulteriore debito, questa situazione inibisce qualsiasi programmazione di politica economica futura. In sintesi, l’Italia non è in condizione di pianificare finchè non si sistemerà la voragine del superbonus. Nessun Governo – né quello in carica né quello che verrà – potrà essere credibile sui programmi perché non c’è “benzina” per realizzare alcunché.