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DEBITO FANTASMA E DEBITO NASCOSTO

È sempre più ricorrente l’uso improprio di termini, soprattutto in finanza, che invece di chiarire, confondono le idee ai curiosi. In un’epoca dove si richiede una maggiore “alfabetizzazione” finanziaria, commettere certi errori potrebbe anche essere il motivo per cui molte persone decidono di rinunciare ad approfondire concetti che, nei fatti, sono utilissimi. Come quelli di “debito fantasma” e “debito nascosto”

di Luca Lippi

Debito nascosto

Se l’umanità fosse equipaggiata di una “scatola nera”, dopo un “accidente” i soccorritori troverebbero al suo interno titoli di credito per 700 miliardi di dollari. Non è un film di fantascienza, è l’argomento più ricorrente trattato ai tavoli interbancari.

Il debito rappresentato dalle carte di credito negli Stati Uniti ha superato un nuovo record: 1,33 triliardi di Dollari. A fronte di questo aumento si contrappone la diminuzione del risparmio delle famiglie che passa dal 5 per cento al 3.2 per cento – il valore più basso dal 2022 -. In estrema sintesi, i consumatori stanno attingendo dai risparmi. Tuttavia i consumi sono ancora molto sostenuti ed è logico stabilire che i consumatori si indebitano.

Il fenomeno del “buy now pay later”

La Banca dei Regolamenti Internazionali di Basilea ha prodotto un report prendendo in esame il “buy now pay later – molti avranno notato la pratica nell’e-commerce di poter pagare a rate quello che si intende comprare -. Dal 2019 questo meccanismo ha generato un giro di affari di oltre trecento miliardi di Dollari. La previsione della BIS è che il giro di affari è in forte crescita.

Il meccanismo, ovviamente non è studiato per fare della beneficenza, intrappola principalmente i giovani che, oltre la scarsa astuzia, hanno anche scarso reddito. Senza rendersene conto stanno scavandosi la fossa: oggi sopravvivono con l’aiuto della famiglia, domani che dovranno fare fronte a tutte le spese, come potranno fare con dei debiti pregressi da ripagare?

Il meccanismo lacerante indotto dalla finanza, che progetta e mette sul mercato queste forme di credito al consumo, è quello di mantenere vivo più a lungo il debito. Sostanzialmente prima illude col pagamento rateale -ovviamente con interessi da pagare -, se poi non si riesce a fare fronte ai pagamenti, il sistema prevede un ulteriore dilazionamento delle vecchie rate rimaste insolute, di fatto mantenendo vivo il credito, aumentare l’introito di interessi garantendo la rendita più a lungo e più profittevole. Non c’è nulla di illegale o di malverso, la finanza fa il suo lavoro, il problema risiede nella percezione e conoscenza di certi meccanismi da parte di chi nuota nel grande lago dei consumatori medi.

Perchè mantenere le rateizzazioni?

Tra gli investitori c’è una classificazione – Retail – che identifica una classe di individui maggiormente tutelata in quanto non sono in possesso dell’esperienza, delle conoscenze e delle competenze proprie dei clienti professionali e delle controparti qualificate. I governi dovrebbero occuparsi anche della categoria dei consumatori a debito, regolando l’accesso al credito usando gli stessi parametri di tutela usati per gli investitori non professionali.

Ovviamente la vendita a rate, finchè le rate sono nei termini, non figurerà mai nella statistica di alcun debito. Quindi gli importi segnalati dagli organi di vigilanza non sono del tutto rappresentativi di una situazione individuata nella sua gravità solo parzialmente. Inoltre, il sistema mantiene e allunga le rateizzazioni non solo per continuare a guadagnare, ma soprattutto per mantenere attiva “la preda” all’interno della riserva di mercato.

Perché il fenomeno del “buy now pay later” è così in crescita? Perché il consumatore non percepisce la sua debolezza, quella di possedere qualcosa senza rendersi conto di non potersela permettere. In realtà la colpa non sarebbe totalmente a carico del consumatore: l’accesso al credito da parte delle banche è sempre più complicato, i requisiti per accedervi sono sempre più stringenti, la conseguenza è l’aumento della difficoltà da parte dei consumatori di restituire il debito. Perché gli istituti di credito non concedono più di accedere al credito con la disinvoltura di dieci anni fa. Di fatto le banche, negando il credito, informano il consumatore della sua incapacità reddituale. Quest’ultimo però, aggira l’ostacolo usando il “buy now pay later” di fatto spendendo più di quello che può permettersi.

In Italia qual è la situazione?

In questo articoloRepubblica Economia” descrive il sistema sopracitato con una visione edulcorata del fenomeno rispetto a come lo stiamo analizzando noi di Ore12. Di fatto i numeri sono quelli che interessano.

Emerge che in Italia un compratore su quattro usa abitualmente il sistema “buy now pay later”, mentre in Europa l’utilizzo è limitato all’8,1 per cento. I numeri sono piuttosto chiari! Al netto delle statistiche, l’economia, che ha l’aspetto di una sostanziale stabilità e robustezza, in realtà posa su pilastri molto poco solidi.

Negli Stati Uniti la fiducia dei consumatori (dato di maggio 2024) è scesa di dieci punti in un mese. È il livello più basso nell’ultimo semestre. In assenza di dati aggiornati simili per l’Europa e per l’Italia, è comunque percepibile che la fiducia anche in Italia sia debole. La causa di tanto scoramento risiede nella sempre maggiore insicurezza di potere avere del lavoro anche in futuro. Al netto degli acquisti di piccole cose spesso voluttuarie – è necessario anche gratificarsi – sostanzialmente grandi acquisti non se ne fanno. I settori del commercio tradizionale sono tutti fermi da mesi (sarà la futura bomba pronta ad esplodere). Disoccupazione latente e inflazione deprimono i consumi e nel medio lungo termine questo determina ripercussioni sulla crescita economica. Lo “zero virgola” non ha alcun impatto statistico per tracciare una previsione nel medio/lungo termine. Ma se la situazione stagnante della crescita preoccupa, a preoccupare di più deve essere il debito potenziale che sta formandosi, una voragine ricoperta di uno strato sottile, che deve preoccupare al pari di una pandemia.

The phantom debit, debito fantasma

Sbagliando, molti analisti esaminano questo problema individuandolo come debito fantasma, in realtà sfugge che il “debito nascosto” e il “debito fantasma” sono due cose differenti.

Il primo è quello di cui si è scritto fino ad ora, il secondo è la montagna di debito già insoluta, in mano alle banche e alle finanziarie, rimasto incagliato per oltre tre anni e quindi destinato all’inesigibilità.

Esaminare i due fenomeni mettendoli sotto la medesima lente di osservazione significa dimezzare la portata dei pericoli che ciascuno rappresenta. L’insoluto già noto e l’insoluto potenziale sono l’uno il prodromo dell’altro. Quando si formerà una platea di individui impossibilitati a sottoscrivere qualunque impegno, a partire dalle fideiussioni per un affitto fino all’impossibilità di acquistare una lavatrice a rate, allora i problemi non saranno più né l’inflazione né la disoccupazione, ma il lavoro nero e la finanza criminale che inevitabilmente entreranno in concorrenza con lo Stato e si sa, chi fa concorrenza sleale è destinato a vincere sempre.