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CORREZIONE DEI MERCATI AZIONARI

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In questi ultimi giorni stiamo assistendo a una correzione dei mercati azionari. Prima di abbozzare un’analisi sul movimento ribassista – “correzione” questo significa – è opportuno chiarire alcuni punti, generalmente, poco chiari a chi non si occupa professionalmente di finanza

di Luca Lippi

Perchè si parla di correzione

È un sostantivo che edulcora il momento negativo di un corso azionario allo scopo, principalmente, di non creare panico. Questo è il motivo che guida chi fa comunicazione finanziaria, sempre attenti a non disturbare il manovratore. La motivazione è la stessa se, invece, viene usato “boom” o “rally” per sottolineare fiammate e rialzi prodigiosi.

In tutti e due i casi, al netto del lessico di circostanza, dietro i movimenti di mercato c’è sempre una “disciplina” e questa non è mai la psicologia.

Le “correzioni” avvengono per due motivi: quando la fase di aumento precedente è stata caratterizzata da un eccessivo e immotivato entusiasmo; il secondo motivo – banale, ma lo è solo per gli operatori e non per chi usa la Borsa come il “monopoli” – è che per comprare serve DENARO mentre per vendere no. Semplificando, acquistare non sempre è possibile mentre lo è vendere.

La volatilità

Le vendite, generalmente, includono operazioni mirate fatte da professionisti che si sommano a quelle dei giocatori di “monopoli”. Questi ultimi operano seguendo il ritmo cardiaco, creando un eccesso di volatilità (variazioni accentuate e imprevedibili). Per rendere comprensibile la situazione che si viene a creare, usiamo l’esempio del campione di pattinaggio su rotelle che si trova improvvisamente sul ghiaccio. Non solo stenta a rimanere dritto, ma non riesce a impostare alcun movimento faticando goffamente a tenere l’equilibrio. La parola d’ordine è sempre la stessa: PRUDENZA.

Cosa sta succedendo all’azionario

Il brusco calo delle Borse dell’ultima settimana dovrebbe essere stato innescato dalle esternazioni della FED, in base alle quali il taglio del tasso d’interesse potrebbe arrivare più in là nell’anno in corso, probabilmente dopo le elezioni presidenziali in USA. Senza voler creare nessun panico, dall’analisi tecnica emergerebbero segnali di una correzione più ampia (ci sono tre cali nel mese di aprile, dopo un trimestre sostanzialmente positivo).

La divergenza di politiche monetarie – in Europa il taglio dei tassi dovrebbe arrivare molto prima che negli USA – ha favorito il Dollaro offrendo un contributo positivo sul tema esportazioni.

Elementi da considerare

Il ministro Giorgetti ha comunicato che l’Italia potrebbe infrangere i target di deficit previsti e questo potrebbe renderci meno leggibili per il TPI (in estrema sintesi è lo scudo anti spread) che garantisce stabilità. Tuttavia, questa mini rivolta interna all’UE dovrebbe risolversi con una semplice procedura di infrazione, senza scomodare l’equilibrio dei Mercati obbligazionari.

Tornando negli Usa, è pacifico che la FED non taglia i tassi perché percepisce forze inflattive ancora importanti, ma questo non significa che per forzare la correzione dell’inflazione sarebbe disposta ad alzarli. È quindi del tutto inconsistente il presunto panico sull’azionario che subisce migrazione di capitali sull’obbligazionario che ha, ormai, prezzi alti e poca vita residua. Questo dovrebbe disincentivare l’abbandono di posizioni azionarie (sempre che siano frutto di un’adeguata diversificazione) verso l’obbligazionario. Qualunque sia la dimensione del taglio eventuale dei tassi da parte delle banche centrali,  non sarà mai così importante da giustificare l’acquisto in corsa di titoli che, al netto di spese di entrata e di uscita (oltre la tassazione dell’eventuale guadagno), ridurrebbe l’utile netto a pochi spiccioli. In ogni caso non ristorano la vendita in perdita dall’azionario.

I mercati borsistici sono, intrinsecamente, rialzisti nel lungo periodo e le fasi di ribasso rappresentano, pur ricorrendo con una certa frequenza, un’anomalia.