Allarme dal rapporto di Crea sanità: c’è una preoccupante carenza di questi professionisti ma li si continua a pagare poco. Ecco i rischi che il sistema corre. E le soluzioni al grave problema
di Katrin Bove
Mancano infermieri in modo preoccupante, eppure questi professionisti guadagnano troppo poco. Ne servono oltre 60mila, ma questa carenza è destinata ad aggravarsi pesantemente se si considera l’incremento costante della popolazione sopra i 75 anni (che aumenta il fabbisogno di tali professionisti), i pensionamenti che porteranno fuori del sistema nel giro di dieci anni oltre 100mila infermieri e le “fughe” all’estero per ottenere condizioni economiche e lavorative migliori.
A sottolineare la situazione, cifre alla mano, è il 19° Rapporto Crea Sanità. Gli stipendi degli infermieri in Italia, spiega il Rapporto, hanno differenze retributive, a parità di potere d’acquisto, con gli stipendi annuali in Germania, Svizzera e Regno Unito rispettivamente del 56%, del 46,2% e del 20% in meno.
Neppure l’ultimo contratto, chiuso nel 2021, ha migliorato di molto la situazione: il Conto annuale del ministero dell’Economia, spiega il Rapporto, certifica che nel 2021 la retribuzione media del comparto sanità è stata pari a 42.400 euro, in aumento del 9% rispetto alla retribuzione media del 2012, che valeva 38.900 euro. Nel dettaglio, però, nello stesso arco temporale, per gli infermieri l’aumento è stato solo del 4% (da 32.636 a 33.940 euro).
Emergenza per il Servizio Sanitario Nazionale
Anche per questo – oltre che per la limitata possibilità di sbocchi di carriera e di una vera crescita professionale – la difficoltà di reperire il personale e la perdita di attrattività del Servizio sanitario nazionale stanno diventando un’emergenza. Soprattutto per quanto riguarda gli infermieri, che va affrontata con una adeguata programmazione del personale, l’incremento dell’offerta formativa e l’adozione di misure per restituire attrattività al lavoro nel Ssn in termini di riconoscimento sociale ed economico.
Per far fronte a tale situazione la Federazione nazionale degli infermieri (Fnopi) sottolinea che si dovranno sviluppare le competenze della professione per una migliore qualità dell’assistenza, con il superamento della logica prestazionale. E l’estensione ed espansione di competenze.
Superare il concetto di skill mix in Italia
Un ulteriore passaggio indispensabile per far fronte all’aumento del peso della cronicità è, secondo la Fnopi, il superamento dei tabù che in Italia sono ancora associati ai concetti di “skill mix” (la composizione della squadra infermieristica in termini di titoli di formazione ed esperienza; ndr) e “task shifting” (il trasferimento razionale di compiti normalmente svolti da professionisti sanitari con qualifiche e competenze più elevate ad altri operatori, sanitari o non, con una formazione più breve e diversamente qualificata; ndr). Si tratta – per la Fnopi – di un percorso indispensabile non solo agli assistiti ma alla tenuta di tutto l’impianto del nostro Ssn. Se si continua a mantenere le logiche professionali in essere, non si riuscirà più a garantire la sostenibilità del servizio pubblico. E’ diventato ormai vitale modificare tutto l’impianto delle professioni in Italia.
Solo innovando le professioni si può garantire la sostenibilità del sistema
“L’infermiere specialista – spiega la Fnopi – è referente specifico degli infermieri generalisti e degli assistenti infermieristici per l’inquadramento delle esigenze e per i programmi di assistenza individuali, con particolare riferimento alle casistiche di maggiore complessità: sono maturi i tempi per una nuova stratificazione della professione infermieristica che, oltre alla figura del coordinatore e dell’infermiere generalista, prevede la funzione dell’infermiere specialista, il professionista responsabile dell’assistenza infermieristica nell’ambito di riferimento”.
L’evoluzione epidemiologica, organizzativa e delle competenze dei professionisti deve necessariamente riguardare, secondo la Fnopi, anche il personale di supporto all’assistenza infermieristica.
“Solo innovando le professioni a partire da quella infermieristica in ambito formativo, in ambito di esercizio professionale, in ambito di autonomia, si può garantire la sostenibilità del sistema e l’universalità del Servizio sanitario nazionale”, ha commentato la presidente della Fnopi, Barbara Mangiacavalli.