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TUMORE ALLA CERVICE: LA CURA CON L’IMMUNOTERAPIA

Immunoterapia nel Trattamento del Cancro alla Cervice Uterina: Una Svolta Rivoluzionaria

di Katrin Bove

Uno studio di fase III, condotto su oltre 1000 donne in 30 paesi, ha portato a risultati eccezionali nel trattamento del cancro alla cervice uterina. La ricerca, pubblicata sulla rinomata rivista Lancet, ha dimostrato che l’aggiunta di immunoterapia al trattamento standard con chemioterapia e radioterapia ha portato a un significativo miglioramento della sopravvivenza libera da progressione nelle donne affette da questa forma di cancro localmente avanzato ad alto rischio.

La Dott.ssa Domenica Lorusso, oggi responsabile della Ginecologica Oncologica di Humanitas San Pio X, ha coordinato lo studio che ha coinvolto anche il Prof. Giovanni Scambia, direttore dell’Unità Operativa di Ginecologia Oncologica del Policlinico Universitario A. Gemelli IRCCS. Questi risultati sono particolarmente rilevanti data la natura sfidante del cancro. Che rappresenta il quarto tumore più comune tra le donne in tutto il mondo e la quarta causa di morte per cancro nelle donne tra i 35 e i 54 anni.

Risultati Significativi nello Studio Clinico

Il protocollo dello studio prevedeva l’utilizzo di pembrolizumab, un inibitore dei checkpoint immunitari, in aggiunta alla terapia standard. Questo approccio ha mostrato di ridurre del 30% il rischio di progressione della malattia o di morte rispetto al trattamento standard più placebo. È importante sottolineare che questo beneficio è stato osservato in tutti i sottogruppi di pazienti, con maggiore evidenza nei casi di malattia più avanzata.

«Si tratta di un traguardo importante, dal momento che il trattamento convenzionale, in uso dal 1999, ha un’efficacia limitata. Soprattutto per le pazienti con la forma localmente avanzata della malattia – afferma la prof.ssa Domenica Lorusso –. Studi precedenti avevano già mostrato miglioramenti con l’uso di pembrolizumab, sia da solo che in combinazione con regimi chemioterapici, ma solo in pazienti con cancro cervicale metastatico o in recidiva. Questa è la prima volta che testiamo il trattamento in prima linea, per le nuove diagnosi di tumori localmente avanzati».

Professoressa Lorusso

Aggiunge il prof. Giovanni Scambia: «È il primo studio a riportare un miglioramento significativo nella sopravvivenza per il cancro cervicale localmente avanzato e ad alto rischio. Crediamo che questi dati possano aprire la strada a un nuovo approccio terapeutico combinato – immunoterapia e chemio-radioterapia – per questo tipo di tumore».

Il Ruolo Cruciale dell’Immunoterapia

Lo studio clinico ha coinvolto 1060 pazienti in doppio cieco, divise tra coloro a cui è stato somministrato pembrolizumab e un gruppo di controllo che ha ricevuto un placebo in aggiunta al trattamento standard. I risultati hanno dimostrato che, a due anni dal trattamento, il pembrolizumab ha ridotto il rischio di progressione della malattia o di morte del 30%.

L’azione del pembrolizumab, un anticorpo monoclonale che inibisce la proteina PD-1 sulle cellule T, è fondamentale nel trattamento del cancro alla cervice. Questo inibitore dei checkpoint immunitari interfere con uno dei meccanismi che il tumore utilizza per proteggersi dall’attacco del sistema immunitario, favorendo così una risposta immunitaria efficace contro le cellule tumorali.

Prevenzione e Screening: Fondamentali nella Lotta contro il Cancro alla cervice

Il carcinoma della cervice uterina è principalmente causato da un’infezione da papillomavirus umano (HPV), trasmissibile per via sessuale. È quindi cruciale l’importanza della vaccinazione contro l’HPV e degli esami di screening regolari per la prevenzione di questa malattia. Come il Pap-test o HPV-DNA test. Il Pap test va eseguito ogni tre anni a partire dai 25 anni (le indicazioni cambiano in caso di risultato positivo); il test HPV ogni 5 anni dai 30-35 anni.

Il tumore della cervice in fase iniziale, in genere, non presenta sintomi. Quando invece si presentano, i sintomi sono comuni a molte malattie dell’apparato genitale femminile e questo determina la difficoltà di ottenere una diagnosi precoce.