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DEBITO USA: PERICOLOSO O NO?

Nout Gons

Sommando le economie di Germania, Giappone, Cina, Regno Unito e India, otteniamo il debito pubblico degli Stati Uniti, trentaquattro trilioni di Dollari (leggi anche 34mila miliardi di Dollari). Questo debito costa agli USA due miliardi di Dollari di interessi. Quanto sopra è la risposta a tutti quegli investitori che dormono sonni tranquilli perché vedono crescere i Mercati e non intuiscono alcun segnale per tenere alta l’attenzione

di Luca Lippi

Il debito Usa sta toccando nuovi massimi

Soprattutto, il debito sta crescendo molto più dell’economia americana. Solo negli ultimi quattro anni gli USA hanno accumulato nove trilioni di Dollari di deficit fiscale – il deficit fiscale è tutta la spesa non coperta dalle tasse -. Il presidente della FED ha ammonito gli stati confederati sulla necessità di interrompere immediatamente questa politica di spesa dissennata e di sfruttare la forza e lo stato di salute del mercato per ridurre drasticamente il debito pubblico pericolosamente senza controllo.

La situazione per gli investitori

Mentre Jerome Powell ammonisce i politicanti USA che, come a tutti i politicanti, certi moniti entrano da un orecchio ed escono dall’altro, è invece utile sintetizzare la situazione per gli investitori che non comprendono il pericolo per diversi motivi.

Cominciamo col dire che la FED ha già annunciato almeno tre tagli dei tassi per il 2024. Ma la garanzia che questo accada è comunque legata anche alla sostenibilità del debito pubblico oltreché un bon tasso di occupazione etc. Allo stato dell’arte, i tassi ancora sono piuttosto alti e il debito va rifinanziato. Significa che scadono i vecchi titoli di stato e devono essere sostituiti con delle nuove emissioni. Rifinanziare un debito che per la maggior parte è in scadenza nei prossimi cinque anni, a tassi più alti ovviamente, aumenta la velocità di crescita del debito in maniera esponenziale. Già oggi siamo a un costo di circa un trilione di Dollari – due miliardi di Dollari al giorno -. La spesa per interessi sul debito pubblico grava per il 4,5% sul PIL degli USA.

Se è vero, come è vero, che con un’economia finora dimostratasi piuttosto resistente agli eventi catastrofici degli ultimi cinque anni, resta comunque particolarmente preoccupante la velocità del deterioramento dell’economia americana. La situazione odierna si è già verificata, durante il ciclo economico che va dal 1969 al 1990. In venti anni il peso del debito pubblico arrivò gradualmente al 4,5% del PIL. In quest’ultima fase, la stessa dinamica degli anni 90, oggi si è consumata in un ciclo economico di soli tre anni – 2020/2024 -! Questo è il dato che dovrebbe allarmare, e infatti il presidente della FED è proprio questa dinamica che ha voluto sottolineare nel suo ultimo intervento.

Il problema del deficit

Il debito pubblico si crea con il deficit, in altre parole si spende più di quanto si incassa con le tasse. Maggiore è il deficit maggiore è la velocità di crescita del debito pubblico. Al netto di quanto successo nel 2020, anno dell’helicopter money, quello che emerge oggi – ed è preoccupante – è che il deficit primario (deficit al netto degli interessi) è abbastanza stabile. Ma considerando la crescita importante del debito, soprattutto per sostenere l’economia nell’anno delle chiusure, il deficit totale (quello che mette in conto anche gli interessi) continuerà a crescere in modo importante se non introdurranno politiche di austerity.

Sono troppe le persone che non considerano gli interessi sul debito. Se il debito non si contiene, quando dovrà essere rifinanziato a tassi alti come quelli dell’ultimo anno e mezzo, il deficit totale guadagna una corsa perniciosa difficilmente arginabile. Dunque, la certezza che possiamo mettere sul piatto per il futuro è che la politica statunitense dovrà affrontare delle sfide fiscali molto importanti per i prossimi anni, sicuramente non gradite.

In sostanza, se i politici statunitensi – la ragioneria del Tesoro e la FED lo hanno ben presente – non comprenderanno in fretta che senza intervenire, il debito nel 2030 sarà al 140% del PIL. Questa anomalia si manifesta principalmente perché gli Stati Uniti non hanno alcun limite di riferimento per il contenimento della spesa. Esattamente il contrario di quanto accade nell’area euro dove ci sono stringenti regole di contenimento del deficit entro il 3%. Tanto è vero che con tutti problemi di indebitamento, oggi viaggia a una media dell’80% di indebitamento sul PIL con stime di riduzione

In estrema sintesi la situazione è la seguente: deficit sotto controllo per l’area euro, deficit (al momento) fuori controllo per gli Stati Uniti.

Il rating

Alla luce di quanto analizzato fino ad ora, la tripla AAA dei titoli rappresentativi del debito pubblico statunitense c’è ancora? Assolutamente sì. Tuttavia, anche se con un pizzico di sudditanza psicologica, tardivamente Moody’s nel mese di novembre ha emesso un Outlook negativo al debito USA. Un Outlook negativo significa tutto e niente perché non sposta il rating ma avverte che qualcosa non torna. Dopo l’Outlook negativo c’è il downgrade che è una vera e propria riduzione del rating che sottolinea la valutazione del merito creditizio di uno stato.

Quello che salta all’occhio, è che gli USA sono l’unico Paese ad avere una tripla AAA con un debito pubblico oltre il 120% del PIL. Invero c’è Singapore che supera enormemente gli Usa, nonostante tutto conservano la tripla A ma Singapore è un Hub finanziario, il suo debito è rappresentato esclusivamente dai depositi bancari che banche estere hanno in Singapore.

Però è interessante osservare un altro dato, cioè il debito pubblico al netto del patrimonio nella disponibilità dello stato. Poiché è un’economia ultraliberista, il patrimonio dello stato è pressoché inesistente e quindi il debito pubblico è tutto debito. Per fare un esempio, la Norvegia ha un debito pubblico pari al 37% del PIL. Tuttavia ha un floridissimo fondo pensione che è patrimonio dello stato perché nazionale, di conseguenza il suo debito pubblico è negativo. Per fare un altro esempio: la Germania ha un debito pubblico al 65% del PIL ma al netto del patrimonio pubblico il suo debito è intorno al 45%.

È, dunque, abbastanza inspiegabile la tripla A per gli Stati Uniti dal punto di vista finanziario. Lo diventa molto di più dal punto di vista politico e militare: è la prima potenza economica mondiale, la prima potenza militare mondiale, ha il mercato dei titoli di stato più liquido al mondo, ospita le imprese più innovative e monopolistiche (comparto tecnologico) al mondo…è ovvio che il rating è contestualizzato.

Cosa succederà

Deficit fuori controllo, un debito pubblico che cresce costantemente senza alcun segnale di rallentamento, quale sarà la strategia che adotterà la politica USA per fronteggiare questa situazione non proprio serena? Le strade sono due, una è quella di far crescere l’economia, su questo non hanno grossi problemi, ma devono accelerare perché deve crescere assai più di quanto cresce il debito pubblico. Seconda opzione, contenere il debito. La seconda opzione significa austerity, austerity significa rallentare la crescita economica. La strada più percorribile è quella di diluire il debito pubblico con tassi di interesse in termini reali negativi.

I tassi di interesse in termini reali sono tassi di interesse che hanno i titoli di stato al netto dell’inflazione corrente. Oggi abbiamo i tassi di interesse tornati positivi dopo un biennio di tassi negativi (il titolo di stato rendeva meno del tasso d’inflazione). Il tasso negativo è il sistema più veloce per diluire il debito pubblico. Infatti la situazione di tassi positivi come sono ora è una situazione non sostenibile nel lungo periodo. Non vi sono altre strade al netto di patrimoniali o svalutazioni. Terza e ultima opzione è quella di ripristinare un QE forzando la curva dei rendimenti e rifinanziando il debito fino a rallentarne la corsa, ma questa è un’opzione di politica monetaria nella disponibilità della Fed, la politica dovrebbe solo non vanificare gli sforzi della banca centrale.