La semplificazione del rapporto tra contribuente e Fisco è ancora una chimera. Se è vero, come è vero, che il direttore dell’Agenzia delle Entrate, ha rassicurato tutti sull’immediata rimodulazione dell’interlocuzione con i contribuenti da parte dell’Agenzia, addirittura annunciando “la consulenza” per la soluzione di tutti i problemi, la realtà è che i funzionari non supportano le ottime intenzioni del loro dirigente.
di Luca Lippi
Il problema è sulle spalle di chi ha aderito alla rottamazione quater. Con largo anticipo, ore12 aveva sollevato il problema di tutti coloro che avendo una situazione debitoria importante con il Fisco, aderendo alla rottamazione quater avrebbero trovato problemi con la maxi rata iniziale.
La logica è sempre la stessa, se un imprenditore ha difficoltà a onorare gli impegni col Fisco, avrà difficoltà anche a recuperare le risorse per fare fronte a una maxi rata – che vedeva la scadenza con numerosi altri adempimenti -. In realtà il Fisco non è mai stato rigido sulle posizioni. Con ampio anticipo aveva rassicurato i sottoscrittori di rottamazione sul fatto che, se non avessero potuto fare fronte alla Maxi rata, avrebbero potuto chiedere una rateizzazione ordinaria.
Cosa succede
Il problema non è burocratico ma tecnocratico. Chi ha aderito alla rottamazione quater e non ha adempiuto ai pagamenti, decade dal privilegio concessogli. Tuttavia è sempre rimasta valida la possibilità di poter chiedere la rateizzazione ordinaria anche sui carichi inseriti nella rottamazione quater.
Nella sostanza, invece, succede che se un contribuente ha aderito alla quater e poi è decaduto per un qualsiasi motivo – ricordiamo che non parliamo di EVASORI, ma di persone che hanno regolarmente dichiarato ma che non sono riusciti a pagare – pur volendo pagare, per evitare l’aggressione da parte di Agenzia Entrate, in forma rateale (ex art.19 del 602) non può farlo. Per essere precisi, può presentare l’istanza a mezzo PEC e l’aspettativa sarebbe quella di ricevere il piano di rateizzazione. Purtroppo non è così! La richiesta di rateizzo per i carichi oggetto della rottamazione non può essere evasa in questo momento perché i carichi che risultano sospesi e a livello tecnocratico non sono lavorabili nemmeno direttamente dagli impiegati dell’Agenzia delle Entrate – quindi inutile accusarli di qualcosa che non dipende da loro -.
La conseguenza
Chiunque, per qualunque motivo, avesse necessità di comunicare la sua corretta posizione con il Fisco – pagare le rate significa anche avere sistemato e sanato, concordando il rientro, la propria posizione – non può farlo. In estrema sintesi: nel caso suddetto, l’utente è impossibilitato a sanare la posizione in sospeso con l’Agenzia. Non per incapacità ma per impossibilità da parte di Agenzia Entrate di evadere la pratica. Ma il problema non è solo questo! La deficienza del software mette in pericolo anche la stessa amministrazione che non riesce a monitorare efficacemente la situazione debitoria dei contribuenti.
Per chiarire: esiste il cosiddetto semaforo che è rosso per quanto riguarda le posizioni disordinate col fisco da parte di un singolo contribuente. Quando il contribuente in difetto presenta istanza per sistemare la posizione, quel semaforo diventa da subito verde, quindi è “pulito” a tutti gli effetti. È quello che succede con una rateizzazione in corso qualunque sia la sua origine. Questo provoca alterazioni di vigilanza ma
anche alterazioni statistiche per il monitoraggio della situazione creditoria complessiva del Fisco. L’impossibilità di spostare un carico dalla posizione di “sospeso/rottamato” alla posizione di “lavorabile” mette in grossa difficoltà anche i funzionari preposti all’analisi e all’elaborazione delle pratiche. È un cosiddetto limite di software che blocca ogni possibilità di elaborare la pratica anche utilizzando i vecchi sistemi cartacei.
L’intelligenza naturale non riesce a intervenire sui limiti inevitabili dell’intelligenza artificiale.