Durante il 2020, passato il panico – non scevro di alcune follie – a ridosso dell’estate si prese a discutere su come far riprendere l’economia italiana. Si era vietato ad alcuni milioni di persone di lavorare e quindi l’attività economica era artatamente crollata. Nacque l’idea che la soluzione, la grande idea per la ripresa, fosse quella di impiegare risorse – spesa pubblica – per avviare una ripartenza. Il Conte due – un esecutivo composto di persone da martello che individuano problemi solo dove sono i chiodi – deve risolvere il problema di fare riprendere le attività alle persone. La decisione fu che alcune persone dovevano rimanere recluse fino a nuovo ordine. Altre potevano riprendere l’attività utilizzando soldi pubblici – quindi anche delle persone rimaste recluse -.
di Luca Lippi
La soluzione immediata fu il superbonus, tradotto in soldoni: diamo soldi al 110 per cento a chi vuole fare restauri o operazioni simili sulle case. Qualcuno tentò di sollevare argomentazioni per sottolineare la follia del provvedimento, ma i media si smarcarono dal farne menzione. Forse per non danneggiare una sinistra con problemi interni. Ma anche per non dare troppa visibilità al M5S che all’epoca era trainante in quel governo di centrosinistra.
Si cominciò a parlare di numeri miracolosi, con la complicità di Confindustria, associazioni di commercialisti, Censis, ricercatori per la salvaguardia del clima. Ma nessuno è mai riuscito a certificare – perché del tutto fuori logica – tali previsioni econometriche, statistiche ed economiche. La nebulosa storiella dell’effetto moltiplicatore – senza necessità di fare calcoli complicati – nasceva già cadavere. Perché non poteva esserci nessun moltiplicatore su un settore – quello edilizio – che non ha mai avuto alcuna ripercussione negativa dalle chiusure.
PERCHE’ NON POTEVA FUNZIONARE IL SUPERBONUS
Semplicemente perché – è una regola piuttosto scontata in economia – dare soldi a pioggia a settori senza separare il buono dal cattivo è già fallimentare nell’intenzione. Se è vero, come è vero, che parte dei soldi detratti dovranno rientrare nelle casse dello stato attraverso le tasse da pagare da parte delle aziende edili, è altrettanto vero che le aziende meno virtuose, finito il lavoro – quando va bene – e scontato il credito con le banche, cambiano etichetta sul citofono.
Imprevedibile? No! Bisognava darlo per scontato. Aziende poco virtuose sull’orlo del fallimento, non possono essere finanziate con leggerezza perché, se sono “pericolanti”, o sono truffaldine o sono incapaci. Nel primo caso vanno a caccia di leggerezze come il superbonus, nel secondo caso, non erano capaci prima, continueranno nella loro imperizia. Altro motivo è che non è stata fatta una distinzione tra prime e seconde case, quindi molti efficientamenti e ristrutturazioni sono andati a beneficio di edifici disabitati – quindi nessun risparmio energetico in futuro – e soprattutto a beneficio di persone benestanti che di sicuro non hanno alcun bisogno di regalie con soldi pubblici.
Altro motivo che ha escluso da subito i meno abbienti dal beneficio: per ottenere il superbonus bisognava produrre una relazione certificata dello stato dell’edificio da parte del proprietario. Un artigiano o un commerciante o un operaio già senza lavoro per le chiusure, poteva anche sobbarcarsi il costo di una stima? E se sì, aveva il privilegio di poter disporre di un’altra casa per consentire la ristrutturazione della casa principale?
Ultimo motivo, ma non ultimo: era così necessario proporre un bonus al 110 per cento? A nessuno è venuto il dubbio che, oltre la fisiologica percentuale di lavori dichiarati ma mai fatti, nessun proprietario poteva mettersi a contrattare sul prezzo giacché i soldi non erano i suoi e quindi TUTTI i lavori sono stati eseguiti ai prezzi massimi di mercato? È proprio questo il punto dove è saltato ogni parametro per ipotizzare una spesa e l’impatto economico
NONOSTANTE TUTTO
Sta di fatto che il superbonus passò il vaglio delle Camere più sul falso mito che il mattone produce ricchezza – teoria ormai del tutto obnubilata da almeno un decennio – piuttosto che su un concreto e certificato studio di fattibilità. La grezza bozza del progetto si limitava ad ammonire sul fatto che il costo fosse ininfluente ma che avrebbe prodotto un gettito fiscale addizionale senza precedenti. In estrema sintesi, si diede credito alla finanza creativa e quindi due più due fa ventidue e tutti sono contenti sulla fiducia.
Cade il Conte due. Mario Draghi – sa benissimo che due più due fa quattro, proprio ad essere ubriachi quattro e mezzo – con autorità screditò il provvedimento e improvvisamente tutti i vari centri studi cominciarono a parlare di “numeri errati”. Ovviamente – fatto non di poco conto – nessuno ha mai mostrato i vari studi di fattibilità, mai mostrato i modelli di calcolo; in una parola i numeri all’origine sono stati inventati, semplicemente perché non esistono!
In questa tabella di Pagella Politica è facile individuare dove sono andati a finire i soldi pubblici
È palese che il grosso dei soldi è finito alle persone di reddito medio alto, in pratica, una patrimoniale al rovescio! Sono stati penalizzati i poveri che la casa non se la sono aggiustata ma hanno comunque pagato perché i soldi impiegati per l’operazione sono di tutti. Un trasferimento di ricchezza enorme per finanziare attici, facciate e palazzine unifamiliari di persone abbienti. Non dobbiamo trascurare gli speculatori che sono corsi ad acquistare ruderi a due soldi per ristrutturarli col superbonus e rimetterli in vendita. Nessuno che abbia chiesto una commissione d’inchiesta seria su questa palese anomalia.
In quanti edifici è stato utilizzato?
“Secondo i dati più aggiornati dell’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile (Enea), al 31 agosto 2023 il Superbonus 110 per cento ha coinvolto oltre 425 mila edifici. Il valore degli investimenti ammessi a detrazione ha raggiunto gli 85 miliardi di euro, di cui l’82 per cento riguarda lavori conclusi” scrive Pagella Politica.
Tutto questo per:
Su base annuale, questa emorragia di denari pubblici è superiore al PNRR. Una precisazione è obbligatoria: il tetto al superbonus (sia eco che sisma) è sempre esistito e la spesaeccedente era ed è a carico del committente, anche questo è il motivo per cui sono stati favoriti i più ricchi,il bonus facciate a non aveva limiti di spesa.