Pubblica Amministrazione:al funzionario europeo è fissato un obiettivo, l’italiano deve eseguire norme calate dall’alto
di Massimo Sgrelli
Nel 1917 la battaglia di Caporetto porta quella disfatta italiana annotata in tutti i testi di storia come uno dei nostri momenti più bui. Il termine Caporetto diviene presto sinonimo di tragedia. Le truppe congiunte degli eserciti austriaco e tedesco catturano più di 300 mila nostri soldati. La rotta di quel fronte è giudicata la più grande sconfitta militare da noi subita nella storia.
Le differenze tra organizzazione militare italiana e tedesca
I soldati italiani, allora fatti prigionieri, subirono un trattamento severo, anche a causa delle ristrettezze di risorse alimentari proprie di tutti gli eserciti combattenti. Come ci ricorda Alessandro Barbero, durante la penosa prigionia, essi ebbero modo di constatare alcune significative differenze nella organizzazione militare italiana e tedesca. Rimasero assai sorpresi, in particolare, dalle relazioni tra comandante e sottoposto.
Il graduato tedesco disponeva di carte topografiche ed aveva la possibilità di scegliere, entro alcuni limiti, le modalità di attacco o difesa. Mentre il nostro graduato non aveva alcuna discrezionalità: doveva esclusivamente rispettare ed eseguire gli ordini ricevuti. Una sua possibile iniziativa indipendente poteva essere giudicata molto negativamente, fino ad essere considerata una insubordinazione, con pene conseguenti assai severe. La nostra macchina militare, insomma, era molto rigida, mentre quella tedesca, più flessibile, meglio si adattava ad una gestione efficace delle operazioni.
Gli eventi che qui descriviamo fotografano uno scenario che si propaga, con identiche caratteristiche, a tutto l’apparato della amministrazione pubblica. E ci offre una immagine parametrica delle differenze fra due amministrazioni, quella italiana e quella tedesca, che operano sulla base di canoni d’azione differenti.
Ai canoni tedeschi possono equipararsi quelli di quasi tutte le amministrazioni nordeuropee. Qualche maggiore affinità alla attività italiana è riscontrabile soltanto nella amministrazione francese, più dirigista di altre.
In Europa i dipendenti pubblici hanno un raggio di manovra più ampio dei dipendenti italiani
Il funzionario europeo deve raggiungere l’obiettivo che gli è affidato, mentre il nostro funzionario deve eseguire norme e indicazioni dall’alto. Quella che viene chiamata etica giuridica impronta la nostra amministrazione pubblica, che ha scarsi margini di discrezionalità. Le amministrazioni estere operano, invece, secondo una etica di risultato; rispondono, perciò, degli effetti della propria azione. I nostri funzionari rispondono soltanto della disposizione scritta a prescindere dal risultato che essa consegua.
È facile quindi trovare in ciò il motivo alla base di tante disfunzioni del nostro sistema pubblico.
Il caso italiano: l’esempio della Pubblica Istruzione
Il sistema così vincolato comprime l’azione individuale con il risultato che ciascun operatore pubblico è impegnato a svolgere attività su un gradino più basso del suo omologo europeo.
Alcuni episodi, al riguardo, sono addirittura eclatanti. Voglio citare il caso accaduto alcuni anni fa: negli ultimi giorni delle vacanze scolastiche natalizie si verificò una intensa nevicata su quasi tutto il territorio nazionale. Ebbene, il ministro della Pubblica Istruzione dell’epoca emanò una circolare per disporre la riaccensione degli impianti di riscaldamento nelle scuole con due giorni di anticipo. Allo scopo di garantire un adeguato riscaldamento al momento del rientro in classe degli studenti.
Voi direte: saggia ed opportuna disposizione! Chi potrebbe obiettare alcunché! Ma terrei a far notare che in qualunque altra nazione una decisione del genere sarebbe stata adottata dai singoli direttori scolastici.
Il fatto che da noi sia intervenuto addirittura il Ministro denota come l’apparato non funzioni autonomamente impegnando livelli decisori superiori in iniziative minime, che sottraggono energie per più alti compiti e decisioni. Con la conseguenza che tutto il sistema si adagia sui profili più bassi di efficienza ed efficacia.
È un guaio tutto nostrano, difficile da debellare senza la formazione più adeguata delle classi dirigenti pubbliche e di vertici politici disposti a rinunciare ad aree di influenza.
Il risultato conseguito da un ufficio pubblico nel nostro Paese sembra secondario
La Scuola Nazionale di Amministrazione ha fortunatamente introdotto, di recente, corsi mirati ad attivare nei dirigenti della Pubblica Amministrazione una etica di risultato, che superi la stretta etica giuridica, corsi ai quali l’Accademia del Cerimoniale contribuisce con propri docenti.
Si spera, quindi, che si sia intrapresa la strada della rinascita funzionale dell’apparato pubblico italiano, che tutti i cittadini attendono da decenni. Essa potrà avvenire, tuttavia, a condizione che cessi anche l’interferenza politica nelle nomine dirigenziali. Per garantire una vera terzietà e indipendenza della Pubblica Amministrazione.