L’Europa non se la passa molto bene in quest’ultimo periodo. Conseguenza di scelte poco attente, forte propensione a seguire bandiere ideologiche che poco hanno a che fare con la concretezza di una pianificazione finanziaria di sviluppo e, ultimo ma non ultimo, una evidente assenza di competenza politica
di Luca Lippi
Allo stato dell’arte, la UE è schiacciata dagli Stati Uniti e da un blocco emergente per troppo tempo sottovalutato e ignorato che è quello dei BRICS – orchestrine e icebergs non vanno mai d’accordo -.
La polarizzazione mondiale
Il blocco dei Paesi emergenti (BRICS – Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) dovrebbe arricchirsi di nuovi cinque membri in agosto; Arabia Saudita, Indonesia, Emirati Arabi Uniti, Etiopia e Egitto. Tutto questo sarà deciso nel nuovo summit convocato in agosto di tutte le nazioni facenti parte del blocco BRICS.
Assistiamo a una polarizzazione mondiale sempre più marcata tra paesi sviluppati e paesi in via di sviluppo. La notizia non sarebbe una notizia se non fosse che il blocco BRICS sta sviluppandosi a una velocità dieci volte superiore a quella del vecchio, solido, incontrastato (ex incontrastabile) Occidente ricco e regolatore.
Non stiamo parlando di economie molto importanti e indipendenti, ma si deve considerare che molte aree facenti parte del BRICS e, soprattutto, quelle aree candidate ad aggiungersi nel mese di agosto, sono demograficamente e economicamente potenziali concorrenti a basso costo nei prossimi venti/trenta anni, quindi sta aprendosi una voragine catalizzatrice di risorse e manifattura (prossimo mercato vorace di consumi).
Tutto questo, da un lato costringe i paesi occidentali a una maggiore cooperazione (cancellando ogni velleità di exit strategy), dall’altro impoverirà inevitabilmente le strutture economico finanziarie dell’Occidente che no può evitare la collisione con il crollo economico.
La riduzione della potenza economica europea a livello mondiale
L’economia statunitense – si legge dall’Economist – è ora considerevolmente più ricca e più dinamica di quella della comunità europea o dell’Inghilterra e la forbice sta aumentando. La dipendenza europea dagli Stati Uniti per la tecnologia, per l’energia e per i capitali (ma anche per la protezione militare), sta minando qualunque aspirazione della UE di avere un’autonomia strategica.
Anche nella corsa allo sviluppo tecnologico, l’UE è indietro rispetto agli USA
Nel 2008 l’economia europea e quella statunitense avevano – più o meno – la stessa dimensione. Ma è proprio dal 2008, con la crisi finanziaria, che si è cominciato a perdere terreno velocemente. Oggi, il PIL degli Usa è del 50 per cento superiore a quello della UE – dobbiamo considerare che nel frattempo è uscita la Gran Bretagna -.
Dal punto di vista TECNOLOGICO, l’Europa è dominata da aziende americane. In un contesto in cui la Cina sta sviluppando i suoi giganti tecnologici, le migliori realtà europee – startup innovative – spesso vengono acquistate da colossi americani. Anche lo sviluppo dell’intelligenza artificiale è largamente dominato da aziende statunitensi e cinesi. Nel 1990 l’Europa produceva il 44 per cento dei semiconduttori richiesti a livello mondiale, oggi non si arriva al nove per cento. Anche gli Stati uniti hanno perso il mercato della produzione dei semiconduttori, per questo motivo – insieme – stanno incentivando ricerca e produzione per sfilarsi dal giogo della Cina, ma anche nella corsa allo sviluppo, l’UE è indietro rispetto agli USA – dieci stabilimenti in Europa contro i quattordici degli Stati Uniti – mentre la Cina ha 43 nuovi progetti pronti a partire nella produzione di nuovi semiconduttori.
Circolazione dei capitali
Dal punto di vista dei CAPITALI, negli USA c’è molta più circolazione di capitale privato, in Europa siamo molto più bancocentrici. Che cosa significa? Significa che negli USA le nuove aziende possono quotarsi in Borsa e drenare danaro direttamente dal privato. Sviluppare progetti innovativi chiedendo la fiducia dei Mercati, consente uno sviluppo maggiore e più veloce. Tutto questo, in Europa, è inesistente. Per questo motivo, l’Europa oggi è quasi totalmente dipendente dai capitali provenienti dagli USA. Il progetto che doveva creare un unico mercato dei capitali in UE (uscendo fuori dalla realtà delle singole Borse) è naufragato nel gorgo dell’insipienza politica che scambia il calibro di una vongola con la pianificazione economica e finanziaria. E questo introduce un’altra grande mancanza strategica dell’Europa.
Dal punto di vista dell’ENERGIA, gli Stati Uniti sono ricchi di forniture energetiche a basso costo, e sono forniture domestiche. Una su tutte il petrolio di scisto (olio estratto dalla pietra). L’Europa – ma soprattutto l’Italia – non ha alcun tipo di indipendenza energetica. Per questo motivo le aziende europee sono in enorme difficoltà a confronto con i competitors Usa e BRICS.
In cosa l’Europa è leader?
Eccelle in tutta l’industria legata al lifestyle. Due terzi del turismo mondiale arriva in Europa. Il mercato del lusso è dominato da aziende europee, e questo potrebbe essere un problema perché acceca la visione su tutti gli altri problemi.
In Europa manca una visione politica
A livello europeo come a livello italiano manca totalmente la visione strategica. Troppo legati alla ricerca del consenso, la politica fatica a prendere decisioni impopolari nel breve per agevolare il riscatto nel medio termine. I temi dell’energia, del movimento dei capitali, e dello sviluppo tecnologico non sono nell’agenda della Ue che è piena di svolazzi, schizzi e sbavature inutili e senza senso. In questo modo diventeremo velocemente la terra di nessuno tra il blocco americano e il blocco Brics.