Ecommerce, sostenibilità centrale per l’80% dei consumatori, ma meno della metà delle imprese investe per garantirla.Dal packaging alla logistica, una ricerca YOCABÈ e Confcommercio fotografa la sostenibilità del commercio online in Italia
Katrin Bove
Quasi l’80% dei consumatori italiani considera importanti le politiche di sostenibilità delle aziende quando effettua un acquisto online. Purtroppo meno del 50% delle imprese del nostro Paese ha investito in questo campo. Questi i dati emersi dalla ricerca “Ecommerce e Sostenibilità: cosa cercano i consumatori, cosa offrono le aziende”, realizzata da YOCABÈ e Confcommercio Roma, in collaborazione con l’istituto di ricerca Format Research.
Imprese sostenibili? Tutte lo dicono, poche lo fanno
Se le imprese che si definiscono molto sostenibili sono appena il 25,7%, quelle che affermano di essere sostenibili almeno in parte sono il 62,8%. Di fatto, però, ben il 52,8% delle imprese ancora non ha intrapreso iniziative a favore della sostenibilità e ben il 39,2% del totale non ha intenzione di farlo in futuro.
Questi dati entrano in conflitto con le aspettative dei consumatori. Il 78,3% degli acquirenti online reputa importanti le politiche di sostenibilità e tutela ambientale; per il 16,7% del campione queste sono determinanti al punto da non effettuare l’acquisto in loro assenza. Un trend che guida il mercato e che le imprese dovranno imparare a integrare nei propri modelli di business per non restare indietro.
Packaging ed energie rinnovabili le priorità, ma non si tiene traccia dei progressi
Ma quali sono le priorità per la transizione ecologica delle imprese? Degli investimenti sostenuti delle aziende in direzione della sostenibilità, su tutti spiccano quelli destinati a packaging sostenibili e riciclabili (76,8%), seguiti a distanza dalle tecnologie per la fruizione di energia da fonti rinnovabili (25,2%). Al terzo posto (18%), gli interventi per la riduzione dei rifiuti.
Ma le imprese investono anche in interventi strutturali per il risparmio energetico (15,9%) e, in misura minore, in controllo della sostenibilità dei fornitori (6,4%), attività di ricerca e sviluppo per l’innovazione tecnologica (4,7%), certificazioni (3%). Ci si avvicina allo zero per quanto riguarda, invece, gli investimenti in consulenze su temi di sostenibilità (1,3%) e nei sistemi di misurazione e reporting dell’impatto ambientale (0,7%).
Il 45% delle imprese, inoltre, afferma che gli aspetti relativi alla sostenibilità da parte di un partner influiscono sulla scelta dello stesso, ma solo per 1 impresa su 10 contano in maniera determinante.
Logistica carbon free. Aziende pronte a spendere 5% di più
Quanto alla logistica, infine, che rappresenta il tallone d’achille del commercio digitale – un terzo delle imprese ha riscontrato criticità nella gestione della logistica ecommerce. Il 38,7% è disposta a spendere di più di quanto faccia attualmente per un servizio di logistica carbon free e sostenibile. Di queste, il 68,2% spenderebbe il 5% in più di quello che paga al momento, ma non oltre. Il 47,7% delle imprese ritiene comunque probabile che l’impresa effettuerà dei cambiamenti strategici e di partner logistici per migliorare la sostenibilità del business.
Il punto di vista dei Consumatori sostenibili
E dal punto di vista dei consumatori? L’utilizzo di packaging riciclabile e non inquinante (71,4%) e di mezzi di trasporto eco-friendly per le spedizioni (52,7%) sono le iniziative più rilevanti per acquisti online. Seguono la promozione di prodotti di natura sostenibile (49,2%) e l’attuazione e il rispetto delle politiche ESG (28,6%).
Le sfide principali per un ecommerce sostenibile
L’ecommerce è un mercato da 48,1 miliardi di euro*: gli acquisti online sono ormai una pratica comune nelle abitudini dei consumatori, che insieme all’abbattimento di costi e tempi di consegna si aspettano politiche rispettose dell’ambiente.
Diverse fonti confermano come con le opportune accortezze l’ecommerce possa essere più sostenibile del commercio tradizionale, soprattutto nei casi in cui altrimenti i consumatori sarebbero costretti a percorrere lunghe distanze.
Rappresentano però un ostacolo importante le consegne veloci, che costringono a mettere in strada più mezzi per meno consegne.
Un altro aspetto critico è quello del packaging: ciascuno di noi produce 500 kg di rifiuti ogni anno e la maggior parte di questi è legata agli imballaggi. Non solo, secondo un recente studio McKinsey, lo smaltimento degli imballaggi dei prodotti acquistati online pesa quasi 20 volte di più in termini di emissioni di CO2 rispetto a quello per gli acquisti in negozio.
Infine, i resi: secondo dati SaleCycle, il 20% degli acquisti online nel mondo viene rimandato indietro e, in Europa, i resi aumentano del 63% ogni anno. Ciò significa raddoppiare le emissioni legate al transito dei pacchi.
Le aree di intervento
Esistono però diverse misure per ridurre l’impatto ambientale degli imballaggi: l’efficienza di confezionamento migliorerebbe anche l’efficienza logistica, riducendo le emissioni legate al trasporto. Sono inoltre da favorire packaging monomateriali, che consentono un riciclo più efficiente. Favorire materiali riutilizzabili e riciclabili al 100%, come il vetro, contribuisce a sua volta a ridurre l’inquinamento.
Emissioni digitali
A livello globale sono responsabili per più del 4% delle emissioni di gas serra; con un impatto maggiore di quello dei trasporti aerei** . A questo contribuiscono diversi elementi: alimentazione e raffreddamento dei data center, trasferimento dati, consumo energetico dei dispositivi.
Ridurre la carbon footprint digitale è possibile: i data center alimentati al 100% da energia rinnovabile sono da preferire. Così come i formati leggeri per i contenuti del sito web. Ma anche ridurre al minimo indispensabile l’invio di allegati e il ricorso a web call ha un impatto significativo; insieme all’eliminazione dei file non necessari e all’implementazione di una versione dark mode per sito e app.
*Dati dell’Osservatorio eCommerce B2c del Politecnico di Milano, 2022
**The Shift Project LEAN ICT: Towards digital sobriety