Il Vice Presidente e Segretario Generale della CLS delinea le priorità della Società Scientifica di Cardio-chirurgia
di Danilo Quinto
Sl Prof. Pietro Armigliato, Vice- Presidente e Segretario Generale di CLS, chiediamo: come sono andate le due giornate del meeting annuale?
Sono state due giornate molto intense, a coronamento di un lavoro preparatorio che è stato molto lungo. Il nostro è un evento annuale, siamo già alla quinta edizione, che coinvolge moltissimi soggetti e vari Ospedali; per interventi che vengono effettuati sia in diretta sia in registrazione. Sono stati giorni impegnativi, ma il risultato è stato decisamente positivo.
Innanzitutto, per la cornice: eravamo infatti ospiti dell’Aula Magna storica dell’Università Federico II di Napoli: un luogo prestigioso e ambito. Il Congresso era articolato in 12 sessioni: tra letture magistrali di importanti opinion leader in campo nazionale e internazionale e tavole rotonde attorno ai temi più discussi delle patologie cardiovascolari.
Abbiamo anche avuto interventi registrati dagli Ospedali che utilizzano le tecnologie laser e mini- invasive per il trattamento delle patologie cardio-chirurgiche d’interesse. Ad esempio il Policlinico Universitario di Padova; l’Ospedale Universitario di Avellino; il Policlinico Umberto I di Roma. Ma anche interventi in diretta eseguiti con l’Azienda Ospedaliera di Avellino, che è anche la sede internazionale della nostra comunità scientifica.
Perché nasce CLS?
Nasce nel 2017 come una scommessa: noi che ci interessiamo delle nuove teconologie (dal laser ai sistemi mini-invasivi) ci eravamo resi conto che, nell’ambito delle società scientifiche generaliste, lo spazio dedicato a questi segmenti che rappresentano il progresso in medicina, era gioco forza limitato. Abbiamo deciso quindi di fondare unq nuova società scientifica, con uno spirito completamente innovativo e diverso, ispirata ai modelli del Nord-America. Una società scientifica multidisciplinare e trasversale; con la presenza di tutte le figure specialistiche accomunate dall’utilizzo di tecnologie altamente innovative.
Devo dire che a distanza di 6 anni la scommessa è decisamente vinta. Siamo riusciti a far aderire oltre 400 soci sparsi in tutto il mondo e ad interfacciarci con le società scientifiche generaliste di pertinenza. Oltre che con il settore accademico e con le strutture sanitarie, in modo da impattare sul cambiamento delle linee guida per il trattamento di determinate patologie, sulla formazione accademica dei nuovi specializzandi in ambito universitario. Ma anche con le Istituzioni, perché si prenda coscienza delle nuove tecnologie e determino percorsi diagnostici e terpeutici specifici.
Ultimo e non meno importante aspetto è legato alla formazione: siamo molto attenti al livello di formazione dei soci. Continuiamo a produrre corsi di formazione per aggiornare le tecniche operatorie e le tecniche diagnostiche; con esecuzione interventi, nonché ad organizzare con le maggiori Università italiane e internazionali, corsi di addestramento per gli specializzandi. Collaboriamo anche con l’industria del biomedicale: un aspetto al quale teniamo molto. Solo attraverso l’apporto medico l’industria riesce a comprendere cosa è utile e cosa serve al paziente. Stiamo producendo molti studi, nazionale e internazionali, sull’utilizzo delle nuove tecnologie.
Potrebbe fare qualche esempio sugli sviluppi delle nuove tecnologie
Gli sviluppi sono ormai sempre più pregnanti. Nell’ambito delle malattie coronariche, siamo in grado – abbiamo presentato al Congresso una quarta generazione laser del tutto innovativa – di trattare formazioni calcifiche che sono sempre più importanti nelle coronarie, senza più operare a cuore aperto, migliorando la qualità di vita del paziente e i costi.
Con le nuove tecnologie, possiamo trattare molto meglio le patologie che riguardano i diabetici, soprattutto nell’ambito vascolare degli arti inferiori. Questi pazienti normalmente vanno incontro ad una patologia che si chiama piede diabetico, che porta, se non trattata in maniera efficace nel tempo, all’amputazione del piede e dell’arto. Con le nuove tecnologie laser riusciamo a ricanalizzare in maniera molto più efficace le arterie e a rallentare di molto la progressione della malattia, riducendo il numero delle amputazioni.
L’ultimo esempio è quello di poter trattare le vegetazioni sulla valvola tricuspide in pazienti infetti, senza aprire il torace, ma soltanto attraverso dei forellini nella gampa e nel collo del paziente, risucchiando con un sistema tecnologicamente avanzato, che si chiama ANGIOVAC, queste masse. Questo può avvenire anche per quanto riguarda le cavità cardiache, per altri tipi di patologie o dalla vena cava inferiore per paziente tumorali che sviluppano grossi trombi, che altrimenti dovrebbero essere sottoposti ad interventi estremamente invasivi per il paziente.